BUONA DOMENICA A TUTTI NEL SIGNORE ! - 18.01.2009

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Anam_cara
00sabato 17 gennaio 2009 18:55
II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)


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Antifona d'ingresso

Tutta la terra ti adori, o Dio, e inneggi a te:
inneggi al tuo nome, o Altissimo.




Colletta

Dio onnipotente ed eterno,
che governi il cielo e la terra,
ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo
e dona ai nostri giorni la tua pace.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
 

Prima Lettura


Dal primo libro di Samuele 3,3-10.19


La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele era coricato nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio. Allora il Signore chiamò: "Samuele!" e quegli rispose: "Eccomi", poi corse da Eli e gli disse: "Mi hai chiamato, eccomi!". Egli rispose: "Non ti ho chiamato, torna a dormire!". Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: "Samuele!" e Samuele, alzatosi, corse da Eli dicendo: "Mi hai chiamato, eccomi!". Ma quegli rispose di nuovo: "Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!". In realtà Samuele fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: "Samuele!" per la terza volta; questi si alzò ancora e corse da Eli dicendo: "Mi hai chiamato, eccomi!". Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovinetto. Eli disse a Samuele: "Vattene a dormire e, se ti si chiamerà ancora, dirai: Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta". Samuele andò a coricarsi al suo posto. Venne il Signore, stette di nuovo accanto a lui e lo chiamò ancora come le altre volte: "Samuele, Samuele!". Samuele rispose subito: "Parla, perché il tuo servo ti ascolta". Samuele acquistò autorità poiché il Signore era con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.


Parola di Dio


Salmo responsoriale


Salmo 39 (40)


Antifona

Beato l'uomo che ha posto nel Signore la sua fiducia.


Nel cuore dell'empio parla il peccato,
davanti ai suoi occhi non c'è timor di Dio.


Ho sperato: ho sperato nel Signore
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.


Mi ha tratto dalla fossa della morte,
dal fango della palude;


i miei piedi ha stabilito sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.


Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
lode al nostro Dio.


Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.


Beato l'uomo che spera nel Signore
e non si mette dalla parte dei superbi,
né si volge a chi segue la menzogna.


Quanti prodigi tu hai fatto, Signore Dio mio,
quali disegni in nostro favore:
nessuno a te si può paragonare.


Se li voglio annunziare e proclamare
sono troppi per essere contati.


Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto.


Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa.
Allora ho detto: "Ecco, io vengo.


Sul rotolo del libro di me è scritto,
che io faccia il tuo volere.


Mio Dio, questo io desidero,
la tua legge è nel profondo del mio cuore".


Ho annunziato la tua giustizia nella grande assemblea;
vedi, non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai.


Non ho nascosto la tua giustizia in fondo al cuore,
la tua fedeltà e la tua salvezza ho proclamato.


Non ho nascosto la tua grazia
e la tua fedeltà alla grande assemblea.


Non rifiutarmi, Signore, la tua misericordia,
la tua fedeltà e la tua grazia mi proteggano sempre,


poiché mi circondano mali senza numero,
le mie colpe mi opprimono
e non posso più vedere.


Sono più dei capelli del mio capo,
il mio cuore viene meno.


Degnati, Signore, di liberarmi;
accorri, Signore, in mio aiuto.


Vergogna e confusione
per quanti cercano di togliermi la vita.


Retrocedano coperti d'infamia
quelli che godono della mia sventura.


Siano presi da tremore e da vergogna
quelli che mi scherniscono.


Esultino e gioiscano in te quanti ti cercano,
dicano sempre: "Il Signore è grande"
quelli che bramano la tua salvezza.


Io sono povero e infelice;
di me ha cura il Signore.


Tu, mio aiuto e mia liberazione,
mio Dio, non tardare.



Seconda Lettura


Dalla prima lettera di Paolo ai Corinzi 6,13-15.17-20


"I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!". Ma Dio distruggerà questo e quelli; il corpo poi non è per l'impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.

Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo. O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!


Anam_cara
00sabato 17 gennaio 2009 19:44

Lettura del Vangelo





Alleluia, alleluia, alleluia !

«Abbiamo trovato il Messia»:
la grazia e la verità vennero per mezzo di lui.

.

Alleluia, alleluia, alleluia !




Dal vangelo di Giovanni 1,35-42



Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?". Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)" e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)".



Omelia domenicale

(Mons.Vincenzo Paglia)



"In quel tempo Giovanni stava ancora là".

Sono finite le epifanie, le manifestazioni del Signore, eppure Giovanni, l’uomo dell’attesa, del sogno, della ricerca di un mondo nuovo, è ancora là.

Va in profondità, non si rassegna, non riduce il Natale ad un sentimento vago che lascia la vita così com’é.

Il discepolo è uomo della terra, tanto da trovarsi a casa sua in tutti i paesi e familiare con tutti gli uomini.

Il discepolo, però, è anche uomo del cielo: attende il regno di Dio.

Per questo non va via, non scappa lontano, non si rassegna.

Giovanni resta ancora là.

Non va alla ricerca di sensazioni nuove o di un mondo virtuale.

Non guarda il mondo con cuore cinico, come finisce per fare chi non ha speranza.

Continua a cambiare se stesso e ad attendere.

Fissa lo sguardo su Gesù che passa.

Lo indica di nuovo: "Ecco l’agnello di Dio".

Dobbiamo riconoscerlo, confusi ed incerti come siamo.

Ecco il mite, che con la sua umanità rende concreto il volto di Dio.

Ecco l’agnello che si lascia condurre al macello per sconfiggere il male.

Ecco la risposta alle attese di felicità, di amore, di guarigione, di pace, di fine delle divisioni.

Per Andrea e Giovanni è il Battista che indica il Signore, colui del quale hanno davvero bisogno e che può dare senso alla loro vita.

Si mettono a seguirlo, sebbene a distanza.

Non sappiamo se Gesù si accorge subito dei due;
certo è che ad un certo punto si volta indietro e chiede loro: "Che cercate?".

Anche qui l’iniziativa parte da Dio.

È Gesù che si volta e "guarda" i due discepoli.

Nello stile dell’evangelista Giovanni l’uso del verbo "vedere", attorno al quale sembra organizzare tutta la scena, sta a significare che i rapporti tra i vari personaggi si realizzano in un contatto diretto, immediato:

Giovanni "fissa lo sguardo su Gesù";
 
poi è Gesù che "si volta e vede" i due discepoli
 
e li invita a "venire e vedere";
 
essi gli vanno dietro e "vedono dove abita";
 
e da ultimo il Maestro "fissa lo sguardo" su Pietro
dandogli un nuovo nome, un nuovo destino.

"Vedere" vuol dire scendere nel cuore dell’altro e nello stesso tempo lasciarsi scrutare nel proprio;

"vedere" è capire ed essere capiti.

È vero che l’iniziativa viene da Dio, ma nel cuore dei due discepoli non c’è il vuoto, e neppure un tranquillo e avaro appagamento nelle cose di sempre.

I due, insomma, non erano restati nella Galilea, nella loro terra o nella loro città, a fare le cose di sempre.

Avevano nel cuore il desiderio di una vita nuova per loro e per gli altri.

Questo desiderio, questo bisogno magari inespresso viene colto dalla domanda di Gesù:

"Che cercate?".

Ed essi rispondono: "Rabbì, dove abiti?".

Il bisogno di un "maestro" da seguire e di una "casa" ove vivere è il cuore della loro ricerca.

Ma è anche una domanda che sale dagli uomini e dalle donne di oggi in modo del tutto particolare.

È raro infatti incontrare "maestri" di vita, è difficile trovare che ti vuol bene davvero.

È sempre più frequente invece sentirsi sradicati e senza una comunità vera che accoglie e accompagna.

Le nostre stesse città sembrano ormai costruite per rendere se non impossibile certamente difficile una vita solidale e comunitaria.

La mentalità utilitarista e consumista, la corsa al benessere individuale o di gruppo, ci tirano tutti in basso, ci lasciano profondamente soli, orfani, e in rivalità l’uno con l’altro.

C’è assenza di "padri", di "madri", di "maestri", di punti di riferimento, di modelli di vita.

In tale senso siamo diventati tutti più poveri.

Da chi recarsi per apprendere a vivere?

Chi può indicarci, con le parole e soprattutto con l’esempio, ciò per cui vale la pena vivere?

Da soli non ci si salva.

Ciascuno di noi ha bisogno di aiuto: Samuele fu aiutato dal sacerdote Eli, Andrea dal Battista e Pietro dal fratello Andrea.

Anche noi abbiamo bisogno di un sacerdote, di un fratello, di una sorella, di qualcuno che ci aiuti e ci accompagni nel nostro itinerario religioso ed umano.

Alla richiesta dei due discepoli Gesù risponde: "Venite e vedrete".

Il giovane profeta di Nazareth non si attarda a spiegare;

non ha infatti una dottrina da trasmettere ma una vita da comunicare;

per questo propone immediatamente un’esperienza concreta, potremmo dire un’amicizia che si può toccare e vedere.

I due "andarono e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio".

Si trattò senza dubbio di restare nella casa di Gesù;

ma quel che contò davvero fu il radicarsi dei due discepoli nella compagnia di Gesù:
 
entrarono in comunione con lui, e furono trasformati.

Restare con Gesù non chiude, non blocca, non restringe gli orizzonti;

al contrario, spinge ad uscire fuori dal proprio individualismo, a superare il provincialismo e le proprie grettezze per annunciare a tutti la scoperta affascinante di colui che è infinitamente più grande di noi, il Messia.

La vita dei due cambia.

L’incontro con Gesù crea una nuova fraternità tra Andrea e Pietro.

"Abbiamo trovato il Messia", dice con gioia.

Inizia anche lui a parlare come Giovanni, indicando presente Gesù.

La parola deve essere comunicata, altrimenti si perde.

La luce non si accende per metterla sotto il moggio.

Ho trovato il futuro, il senso, la speranza, quello che cercavo, molto più di quello che desideravo!

Insegnaci, Signore, a comunicare con passione la tua speranza a chi cerca futuro e salvezza.

Ti ringraziamo perché continui a farci stare con te.

Insegnaci a fermarci per conoscerti come unico maestro e pastore della nostra vita.

AMEN!

GRAZIE GESU'

perche' vieni a cercare

ciascuno di noi

perche' ci chiami per nome!

Perche' c'inviti a seguirti

per conoscerti e amarti...

Signore, mostraci tu

la via per trovare

la Tua casa e abitare con te

in eterno!

Amen!

barrafiori

BUONA DOMENICA A TUTTI

NEL SIGNORE!

VVB! Anam


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