Lettura del Vangelo
Alleluia, alleluia, alleluia !
Il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo . Alleluia, alleluia, alleluia !
Dal vangelo di Marco 1,14-20
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo".
Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: "Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini". E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.
Parola del Signore Alleluia, alleluia, alleluia !
Il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo.
Alleluia, alleluia, alleluia !
Omelia domenicale
(Mons. Vincenzo Paglia)
Questa domenica è il Vangelo rivolto ai primi discepoli.
Oggi Gesù continua ad incontrare gli uomini, a chiamarli come allora perché lo seguano.
Vangelo vuol dire una notizia bella.
Quante notizie brutte ascoltiamo, che mettono a volte angoscia e paura!
Il Vangelo è la più bella notizia che ci può arrivare:
Dio - l’amore, il mistero della vita, il senso dell’esistenza - parla, si rivolge a te, vuole tu lo segua, ha bisogno di te.
Gesù cerca i suoi amici.
Tutta la nostra vita ha senso perché in relazione a qualcuno.
La vita è incontro.
Per questo dobbiamo essere attenti, sensibili, buoni!
L’incontro con Gesù, che si ripete oggi, si chiama Vangelo.
Noi spesso siamo affannati a scoprire chi siamo e cosa cerchiamo davvero.
Non lo capiamo da soli o allo specchio, ma ascoltando lui e seguendolo.
Gesù non dà ordini, come un generale: parla come uno che ha autorità.
Non spiega una lezione, come un professore: è l’unico maestro.
Non sta a sentire distrattamente o senza dire niente: è un amico vero.
Non parla come fanno gli uomini egocentrici.
Non giudica tutto e tutti, come facciamo noi, credendoci più intelligenti degli altri o volendo mostrare di esserlo: lui ci spiega il nostro peccato.
Il Vangelo non è un codice morale, anche se c’insegna ciò che conta davvero e ci aiuta a confrontarci con l’amore.
Non è un libro che una volta letto lo metti via, anzi, più lo apriamo più lo capiamo.
È Vangelo: ti voglio bene, voglio che la tua vita sia bella, voglio che sia felice.
Non c’è felicità senza amare gli altri e senza aiutare chi ha bisogno; segui me, perché altrimenti segui il padrone di questo mondo e finisci prigioniero di te stesso.
"Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò in Galilea predicando il vangelo di Dio".
Così inizia il brano evangelico di questa terza domenica del tempo ordinario, tratto da Marco 1,14-20.
Siamo all’origine della predicazione di Gesù e quindi della stessa comunità cristiana.
Non si tratta solo di un’origine lontana del tempo, ma del fondamento vivo e perenne della Chiesa.
Gesù non ha predicato una volta per tutte; la sua predicazione continua di generazione in generazione, ed è la ragione anche della fede dei nostri giorni.
Il termine "Vangelo" usato da Marco, quel Vangelo cui Gesù invita a credere, ha un senso concreto in questo passaggio, significa una buona notizia annunciata mentre tutto ormai sembra tacere.
Non a caso l’evangelista nota che Gesù si muove e parla dopo aver udito dell’arresto di Giovanni Battista.
La parola di giustizia, severa ed esigente, che usciva dalla bocca di questo profeta nel deserto era stata incatenata dal potere di Erode.
La terra di Palestina era ripiombata come in un deserto senza più parole vere; tutti erano condizionati dall’ambiguo potere dell’Erode di turno.
Per questo Gesù sentì ancor più urgente il bisogno di far risuonare nuovamente alle orecchie e soprattutto al cuore degli uomini una parola di speranza nell’avvento di un mondo nuovo.
Lasciò la regione del Giordano alle sue spalle e si diresse in Galilea, la regione più periferica e malfamata della Palestina.
E iniziò a spargere per le strade e le piazze di questa terra l’annuncio evangelico:
"Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo".
A quei poveri uomini e donne galilei Gesù annuncia che è finito il tempo del predominio dei violenti e degli usurpatori, degli arroganti e degli arrivisti, è finito il tempo in cui gli uomini sono abbandonati e si abbandonano, non amano e non sono amati.
È finito, insomma, il tempo della schiavitù.
Ed è iniziato il tempo della libertà del Regno di Dio: un regno di pace, di solidarietà, di amicizia, di perdono, di rinnovamento dei cuori e della vita.
Questo Vangelo è annunciato oggi anche a noi, ed anche per noi è un’occasione opportuna da cogliere. Non solo perché i nostri giorni non sono poi così diversi da quelli del Battista, ma anche perché è urgente cogliere la decisione del rinnovamento della vita propria e della società.
C’è, di tempo in tempo, un momento opportuno che deve essere colto; un momento nel quale la parola "rinascere" acquista un nuovo sapore di concretezza.
È un momento di decisione.
Le stesse condizioni politiche spingono in questo senso, anche se ben più ampio è il campo della decisione, che tocca le radici stesse della nostra fede.
È una situazione analoga a quella descritta nell’odierno Vangelo per Simone e Andrea, suo fratello, presi dal loro lavoro di sempre.
Gesù li incontrò mentre stavano riassettando le reti e li chiamò: "Venite, vi farò pescatori di uomini".
La stessa cosa accadde poco più oltre per altri due fratelli, Giacomo e Giovanni, anch’essi indaffarati nella loro pesca.
Tutti e quattro lasciarono le reti di pescatori di pesci per prendere quelle di pescatori di uomini.
Non avrebbero più dovuto pescare per se stessi; la chiamata spostava la loro attenzione, la loro preoccupazione, la loro stessa vita: avrebbero dovuto pescare per altri, per l’edificazione di un Regno che comprendesse un destino comune per gli uomini.
Da quella decisione nacquero i primi discepoli; e nessuno può trovare altra strada da questa indicataci da Marco.
Perché seguirlo?
Gesù non ci convince con un programma!
Dice solo: "Seguitemi! Vi farò pescatori di uomini".
Non pescare per te, ma per gli altri; non perdere il cuore e l’unica vita che hai cercando cose, ma aiutami ad incontrare con amore gli uomini; aiutami a tirare fuori dal mare confuso del mondo, della solitudine, che spesso mette paura, tanti uomini raggiungendoli con le reti dell’amicizia, perché siano amati.
Il Vangelo non ci fa sacrificare nulla della nostra vita. Anzi.
Ci aiuta a perdere quello che non serve, l’orgoglio, il miope amore per noi stessi, per donarci cento volte tanto in fratelli, sorelle, madri, padri.
Subito lasciarono le reti. Hanno fretta.
Il tempo si è fatto breve. Non siamo eterni!
L’amore vuole arrivare subito, non sciupa le occasioni.
Quegli uomini non avevano certo capito tutto!
Neanche noi!
Scelgono solo di prendere sul serio la sua parola di amicizia.
Dicevano i padri della Chiesa:
"Comprendi che sei un universo in piccolo.
Vuoi ascoltare un’altra voce per non stimarti cosa piccola e vile?".
Quella voce è il Vangelo di Gesù, che entra nell’universo del nostro cuore per aprirlo con dolce insistenza e fino alla fine, anche quando vediamo solo il buio davanti a noi, continua a proporci: "Seguimi".
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