BUONA DOMENICA A TUTTI NEL SIGNORE! - 6 settembre 2009

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Anam_cara
00venerdì 4 settembre 2009 12:27
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO




 
Antifona d'ingresso

Tu sei giusto, Signore, e sono retti i tuoi giudizi:
agisci con il tuo servo secondo il tuo amore.
(Sal 119,137.124)



Colletta

O Padre, che scegli i piccoli e i poveri
per farli ricchi nella fede ed eredi del tuo regno,
aiutaci a dire la tua parola di coraggio
a tutti gli smarriti di cuore,
perché si sciolgano le loro lingue
e tanta umanità malata,
incapace perfino di pregarti,
canti con noi le tue meraviglie.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...


Prima Lettura


Dal libro del profeta Isaia 35,4-7a

Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa.
La terra bruciata diventerà una palude,
il suolo riarso sorgenti d’acqua.

Parola di Dio

Salmo responsoriale


Salmo 145 (146)


Antifona

Beato chi spera nel Signore.


Loda il Signore, anima mia:
loderò il Signore per tutta la mia vita,
finché vivo canterò inni al mio Dio.

Non confidate nei potenti,
in un uomo che non può salvare.

Esala lo spirito e ritorna alla terra;
in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni.

Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe,
chi spera nel Signore suo Dio,

creatore del cielo e della terra,
del mare e di quanto contiene.

Egli è fedele per sempre,
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.

Il Signore libera i prigionieri,
il Signore ridona la vista ai ciechi,

il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,

il Signore protegge lo straniero,
egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie degli empi.

Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione
.

 

Seconda Lettura


Dalla lettera di Giacomo 2,1-5

Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali.
Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?

Parola di Dio


 

Anam_cara
00venerdì 4 settembre 2009 14:59
Lettura del Vangelo


Canto al Vangelo

Alleluia, alleluia, alleluia.

Gesù annunciava il vangelo del Regno
e guariva ogni sorta di infermità nel popolo.
(Mt 4,23)

Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal Vangelo di Marco 7,31-37

Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effatà" cioè: "Apriti!". E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!".

Parola del Signore

Omelia domenicale

(Mons.Vincenzo Paglia)

L’episodio della guarigione del sordomuto ci ha incontrato sin dal giorno del battesimo, quando il sacerdote fece su di noi esattamente quello che Gesù compie sul sordomuto.

Toccandoci le orecchie e la bocca, a noi, che poco comprendevamo e poco parlavamo, il sacerdote disse: "Il Signore ti conceda di ascoltare presto la sua Parola e di professare la tua fede".

Fin dall’inizio della nostra vita - quando è ancora impossibile capire le parole - ci viene comunque detto che l’ascolto della Parola è la nostra salvezza.

Senza dubbio l’episodio evangelico riportato da Marco assume un valore simbolico per l’intero anno che ci sta davanti, oltre che per l’intera vita.

Gesù si trova nella regione pagana di Tiro (la Decapoli).

Operare in quella terra il miracolo significa l’apertura del Vangelo oltre i confini d’Israele: ogni uomo e ogni donna, ovunque essi abitino e a qualunque cultura appartengano, possono essere raggiunti dalla Parola di Dio e toccati dalla Sua misericordia.

Marco parla di un sordomuto, o meglio di un uomo affetto da grave balbuzie (la guarigione infatti consisterà nel parlare correttamente), il quale viene condotto davanti a Gesù per essere guarito.

Gesù lo porta in disparte, lontano dalla folla, quasi a sottolineare la necessità di un rapporto personale, diretto, intimo, tra lui e il malato.

I miracoli, infatti, avvengono nell’ambito di un’amicizia profonda e fiduciosa in Dio.

Gesù conduce in disparte quell’uomo e, seguendo un’antica consuetudine, gli pone le dita sugli occhi e poi con la saliva gli tocca la lingua.

Scocca come una corrente di amore mentre Gesù tiene le mani di quel malato.

Accade sempre così quando si tengono le mani ai malati, quando si sostengono le braccia di chi è debole, quando si è vicini con amore e affetto a chi è solo e bisognoso di aiuto.

Il miracolo inizia in questo modo, soprattutto in un mondo come il nostro abituato a correre distratto, a porre distanze, a stabilire barriere, ad evitare ogni contatto.

Gesù, amico degli uomini, soprattutto dei deboli, guarda con affetto e misericordia quell’uomo.

Forse pensava anche a questo episodio l’apostolo Giacomo quando nella sua lettera esorta i cristiani ad avere un’attenzione prioritaria ai poveri e ai deboli.

È vero che Dio non fa preferenze di persone.

Ma è altrettanto vero che il suo cuore è come sbilanciato verso i poveri e i deboli.

Questi ultimi sono i primi nel Vangelo.

Così deve essere per ogni credente e per ogni comunità cristiana.

Gesù ha accolto quel sordomuto.
E sta con lui, in disparte.

Forse gli parla; poi alza gli occhi al cielo, verso il Padre, come per presentargli quel povero sordomuto, ed emette un profondo sospiro.

È la preghiera di Gesù.

In essa egli unisce l’intercessione a Dio che tutto può e la profonda commozione per quell’uomo malato, bisognoso di salvezza.

Così aveva fatto anche prima della moltiplicazione dei pani, quando si commosse sulla folla stanca e sfinita e poi "alzò gli occhi al cielo" (Mc 6,41).

Gesù sente un sussulto nel petto, una forza che viene da dentro, e dice al sordomuto:
"Effatà!", ossia "Apriti!".

È una sola parola, ma sgorgata da un cuore pieno dell’amore di Dio.

"Subito - nota l’evangelista - si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente".

Tornano in mente le parole del centurione:
"Signore, di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito" (Mt 8,8).

E riecheggia la forte esortazione di Isaia al popolo d’Israele schiavo in Babilonia:

"Dite agli smarriti di cuore: Coraggio! Non temete! Ecco il vostro Dio viene a salvarvi. Allora si apriranno gli occhi ai ciechi e si schiuderanno gli orecchi ai sordi".

Quel giorno, in quell’angolo sperduto dell’attuale Libano del Sud, "Dio era venuto a salvare" quell’uomo dalla sua malattia.

La forza di Dio però non si manifestava con clamore e strepito.

Ci fu solo "una" parola.

Sì, perché delle parole evangeliche ne basta una sola per cambiare l’uomo, per trasformare la vita; quel che conta è che sgorghi da un cuore appassionato come quello di Gesù e che sia accolta da un cuore bisognoso come quello del sordomuto.

Gesù, potremmo dire, non si rivolge all’orecchio e alla bocca ma all’uomo intero, all’intera persona.

È al sordomuto, non al suo orecchio, che dice: "Apriti!".

Ed, è l’uomo intero che guarisce "aprendosi" a Dio e al mondo.

Il miracolo, tuttavia, si realizza come in due tappe.

Anzitutto Gesù tocca le orecchie: è necessario che l’uomo si "apra" all’ascolto della Parola di Dio;
poi, ed è la seconda tappa, tocca la lingua: quell’uomo, dopo aver ascoltato, può parlare correttamente.

Sì, c’è un legame stretto tra ascolto della parola e capacità di comunicare.

Chi non ascolta resta muto, anche nella fede.

Spesso, commentando le Scritture, si parla della decisività dell’ascolto della Parola di Dio per il credente.

Questo miracolo ci fa riflettere sul legame tra le nostre parole e la Parola di Dio.

Spesso noi non poniamo sufficiente attenzione al peso che hanno le nostre parole, al valore che ha il nostro stesso linguaggio.
Eppure attraverso di esso esprimiamo noi stessi molto più di quanto crediamo.

E non di rado sprechiamo le nostre parole o, peggio, e usiamo male.

L’apostolo Giacomo al capitolo terzo della sua Lettera ci ricorda:

"Con la lingua noi lodiamo Dio, Signore e Padre, e sempre con essa malediciamo gli uomini che sono fatti a somiglianza di Dio. Dalla medesima bocca viene fuori benedizione e maledizione. No, fratelli miei, le cose non devono andare così"
(3,9-10).

Il miracolo che ci è stato annunciato non riguarda tanto il ridare la parola, quanto il far parlare correttamente.

Potremmo dire che ci troviamo di fronte al miracolo del parlare bene, ossia alla guarigione da un parlare diviso e cattivo, quale Giacomo stigmatizza.

E chi di noi non deve chiedere al Signore di liberarlo da un parlare troppo scorretto, talora persino violento e cattivo, bugiardo e malevolo?

Spesso, troppo spesso, dimentichiamo la forza costruttrice o distruttrice della nostra lingua. È necessario perciò anzitutto ascoltare la "Parola" di Dio perché essa purifichi e fecondi le nostre "parole", il nostro linguaggio, il nostro stesso modo di esprimerci.

Per i cristiani si tratta di una responsabilità gravissima, perché l’unico modo che abbiamo di compiere la comunicazione del Vangelo è attraverso il bagaglio delle nostre "parole".

Sono povere, ma incredibilmente efficaci; possono trasportare le montagne, se riflettono la Parola.

Gesù dice:

"Nel giorno del giudizio gli uomini dovranno rendere ragione di ogni parola inutile da essi detta; poiché sulle tue parole tu sarai giustificato e sulle tue parole tu sarai condannato" (Mt 12,37)



O Signore
abbi pieta' di noi!

Miserere nostri Domine
Miserere

Amen!

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