BUONA DOMENICA A TUTTI NEL SIGNORE! - II Domenica di AVVENTO

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Anam_cara
00sabato 5 dicembre 2009 07:32
 


IIa DOMENICA DI AVVENTO
(ANNO C)







Antifona d'ingresso

Popolo di Sion,
il Signore verrà a salvare i popoli
e farà sentire la sua voce potente
per la gioia del vostro cuore.

(cf. Is 30,19.30)
 
Non si dice il Gloria

Colletta

O Dio grande nell’amore,
che chiami gli umili alla luce gloriosa del tuo regno,
raddrizza nei nostri cuori i tuoi sentieri,
spiana le alture della superbia,
e preparaci a celebrare con fede ardente
la venuta del nostro salvatore, Gesù Cristo tuo Figlio.
Egli è Dio, e vive e regna con te...

Prima Lettura

Dal libro del profeta Baruc 5,1-9


Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell'afflizione,
rivèstiti dello splendore della gloria
che ti viene da Dio per sempre.
Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio,
metti sul capo il diadema di gloria dell'Eterno,
perché Dio mostrerà il tuo splendore
ad ogni creatura sotto il cielo.
Sarai chiamata da Dio per sempre:
Pace della giustizia e gloria della pietà.
Sorgi, o Gerusalemme, e stà in piedi sull'altura
e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti
da occidente ad oriente,
alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio.
Si sono allontanati da te a piedi, incalzati dai nemici;
ora Dio te li riconduce
in trionfo come sopra un trono regale.
Poiché Dio ha stabilito di spianare
ogni alta montagna e le rupi secolari,
di colmare le valli e spianare la terra
perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio.
Anche le selve e ogni albero odoroso
faranno ombra ad Israele per comando di Dio.
Perché Dio ricondurrà Israele con gioia
alla luce della sua gloria,
con la misericordia e la giustizia
che vengono da lui.

Parola di Dio


Salmo responsoriale


Salmo 125 (126)


Antifona

Grandi cose ha fatto il Signore per noi.


Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion,
ci sembrava di sognare.

Allora la nostra bocca si aprì al sorriso,
la nostra lingua si sciolse in canti di gioia.

Allora si diceva tra i popoli:
"Il Signore ha fatto grandi cose per loro".

Grandi cose ha fatto il Signore per noi,
ci ha colmati di gioia.

Riconduci, Signore, i nostri prigionieri,
come i torrenti del Negheb.

Chi semina nelle lacrime
mieterà con giubilo.

Nell'andare, se ne va e piange,
portando la semente da gettare,

ma nel tornare, viene con giubilo,
portando i suoi covoni.


Seconda Lettura

Dalla lettera di Paolo ai Filippesi 1,4-6.8-11

Fratelli, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del vangelo dal primo giorno fino al presente, e sono persuaso che colui che ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. Infatti Dio mi è testimonio del profondo affetto che ho per tutti voi nell'amore di Cristo Gesù. E perciò prego che la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza e in ogni genere di discernimento, perché possiate distinguere sempre il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.

Parola di Dio


                           
                                        

                                         
La seconda candela è chiamata

" Candela di Betlemme "

candela della
chiamata universale alla salvezza,
ci ricorda la piccola città
 in cui nacque
il nostro Salvatore.


"E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero
il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele".

(Mt. 2 v.6)
 


Anam_cara/2009

                    



Anam_cara
00sabato 5 dicembre 2009 09:22
 
Lettura del Vangelo

sfondo4

Canto al Vangelo (Lc 3,4.6)

Alleluia, alleluia, alleluia.

Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

(Lc 3,4.6)

Alleluia, alleluia, alleluia
.

Dal vangelo di Luca 3,1-6

Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sia riempito,
ogni monte e ogni colle sia abbassato;
i passi tortuosi siano diritti;
i luoghi impervi spianati.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

Parola del Signore


Omelia domenicale
(Mons.Vincenzo Paglia)

Per noi, uomini e donne "moderni", circondati da una civiltà di rumori, da una molteplicità di messaggi, da un caos distraente, da una sorta di grande luna park dell’effimero, non è facile comprendere la figura di Giovanni Battista.

Uomo robusto e severo, nella sua essenzialità, Giovanni è un buon compagno per riscoprire il senso vero della vita.

È uno dei personaggi più venerati, dopo Gesù e la Madonna, nell’immaginario collettivo dell’ecumene cristiana.

La sua fama, irrobustita dal proliferare delle reliquie, si è estesa anche al di fuori del mondo cristiano.

Basti pensare all’Islam: all’interno della grande moschea degli Omayyadi, a Damasco, quasi al centro, c’è la tomba di Giovanni Battista, ancora oggi circondata dal culto di gente povera.
 
Giovanni è una figura complessa.

Già dall’inizio ha fatto discutere.

Gesù apostrofò gli apostoli a proposito di Giovanni:
"Che cosa siete andati a vedere nel deserto?" (Mt 11,7).

C’è un tratto caratteristico del Battista: è un uomo che parla.

Parla con voce forte, dal pulpito di una vita severa ed essenziale, e grida a ogni uomo di attendere il Signore.

Giovanni però non parla da sé, ma perché è stato raggiunto dalla "parola", in quel preciso anno, il quindicesimo, in quel determinato luogo, il deserto, come nota Luca:
"Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare... la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto".

La "parola" non è un fatto evanescente, non è una specie di entità vagamente spirituale, e neppure un mito o un’idea.

È invece una realtà storica che "viene" nelle vicende dei popoli, che ha legami con le date degli uomini, non solo con quelle del popolo di Israele ma anche con quelle dello stesso impero romano.
E con quelle del nostro tempo.

Anche il deserto non è un luogo tanto distante da noi:
è il deserto delle nostre città, ove una vita degna di questo nome è troppo spesso rara;
è il deserto di questo mondo, ove il peccato e la solitudine provocano amarezza e morte.
 
Giovanni è un testimone e un predicatore libero dai giochi viziosi e lussuosi, libero dagli intrighi dei palazzi dei re, libero dai sollazzi degli uomini che portano morbide vesti.

È un uomo povero.

I suoi abiti manifestano la sua condizione di povertà: veste solo di pelo di cammello e di una cintura ai fianchi.

È povero nel cibo: locuste e miele selvatico.

Ma nella sua povertà è libero.

Giovanni parla con vigore e attacca farisei e sadducei svelando la loro abilità nel fingere pentimento per restare sempre uguali a se stessi.

Così la sua parola non ha paura di additare quel che avviene nel palazzo del re, anche se questo coraggio gli costerà la vita.

Insomma, Giovanni non giustifica l’orgoglio di quelli che si sentono sicuri perché abitano determinati palazzi o nelle loro immediate vicinanze, e neppure l’orgoglio di quelli che si sentono sicuri per chissà quali meriti, magari perché "figli di Abramo".

L’orgoglio è lontano dal cuore di Giovanni:
"A lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo" (Gv 1,27),

dice riguardo a Gesù.

Quest’uomo umile sa accusare l’orgoglio e l’autosufficienza con grande fermezza.

L’umiltà non è paura, non è silenzio, non è moderazione, non è spirito di adattamento.

L’umile pone la propria fiducia nel Signore e solo in lui.

Ma la forza e il vigore non lo rendono disumano e lontano: Giovanni sa ascoltare, sa parlare, sa compiere gesti di perdono verso quella lunga fila di uomini e di donne che vanno da lui a confessare i loro peccati e a farsi battezzare con il battesimo di penitenza.

È un profeta che grida.

E grida perché deve fare spazio, nel caotico deserto di questo mondo, a una nuova vita.

Vuole aprire nel deserto la via del Signore.

L’evangelista Luca riprende le parole dell’anonimo profeta (il secondo Isaia) che descrivono il ritorno di Israele dall’esilio di Babilonia.

È la narrazione di una grande strada rettilinea e pianeggiante, simile a quelle che nell’antichità conducevano ai templi, le cosiddette "vie processionali" da percorrere nel canto e nella gioia.
 
C’è bisogno di abbassare tante asprezze di orgoglio e di arroganza.

C’è bisogno di colmare tanti avvallamenti fatti di freddezza e di indifferenza e preparare così la via al Signore che viene.

Giovanni, nella sua severa rudezza, è questa voce che grida:

"Convertitevi perché il Signore è vicino!".

È un messaggio semplice, ma radicale.

Un orecchio abituato a queste parole potrà classificarle tra quelle già note;
ma chi considera già noto quanto il profeta dice va a ingrossare il numero di quei farisei che tentano di sottrarsi al "giudizio di Dio".

Forse anche a noi è chiesto di raggiungere Giovanni nel deserto, di andare a chiedere il suo battesimo di penitenza, per sperare e operare per un mondo diverso.

Così vedremo aprirsi nel deserto una via ampia, ove l’unico ingorgo - ma questo rallegra - è quello dei poveri, dei deboli e di tutti coloro che sono alla ricerca di una parola di salvezza.


                                                                                                                  


Nel deserto della mia vita,

nell'aridita' del mio cuore,

io t'invoco:
VIENI SIGNORE GESU' !

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Anam_cara/2009
 

BUONA DOMENICA A TUTTI

NEL SIGNORE !


VVB!Anam




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