Benedetto XVI: "Dove c'è Dio, c'è il futuro." Germania 23 settembre 2011

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
lazzaro2004
00venerdì 23 settembre 2011 23:31
839° video
clicca il link:
 

 

http://www.youtube.com/watch?v=ddbspUsSOCY
 

 
Il Papa si è recato poi nell’antico Convento agostiniano di Erfurt,
dove Lutero studiò teologia incamminandosi verso il sacerdozio:
non nasconde la propria emozione di incontrare i rappresentanti
del Consiglio della Chiesa Evangelica.

 
La vescova della Chiesa evangelica della Germania centrale, Ilse Junkerman,
gli dà il più cordiale benvenuto invocando lo Spirito Santo perché possano
essere compiuti “passi ricchi di benedizioni”.

 
Il presidente della Chiesa evangelica tedesca, il pastore Nikolaus Schneider,
guarda alla prospettiva di giungere a comprendere le diverse tradizioni
cristiane cresciute separatamente, quali doni comuni della Chiesa di Cristo.
Pensa ai matrimoni cristiani misti: “Per noi tutti – afferma – sarebbe una benedizione
poter rendere loro possibile, in un tempo non troppo lontano,
una comunione eucaristica libera, scevra da impedimenti”.

 
Benedetto XVI ricorda la lotta interiore di Lutero alla ricerca di un Dio
 misericordioso e la sua domanda:

 
“’Come posso avere un Dio misericordioso?’. Che questa domanda sia stata
la forza motrice di tutto il suo cammino mi colpisce sempre nuovamente.
Chi, infatti, si preoccupa oggi di questo, anche tra i cristiani? (…) La maggior
parte della gente, anche dei cristiani, oggi dà per scontato che Dio (…)
non si interessa dei nostri peccati e delle nostre virtù”.

 
E se oggi – aggiunge il Papa – “si crede ancora in un al di là e in un giudizio
di Dio, allora quasi tutti presupponiamo (…) che Dio (…) nella sua misericordia,
ignorerà le nostre piccole mancanze”:

 
“Ma sono veramente così piccole le nostre mancanze? Non viene forse devastato
il mondo a causa della corruzione dei grandi, ma anche dei piccoli, che pensano
soltanto al proprio tornaconto? Non viene forse devastato a causa del potere
della droga, che vive, da una parte, della brama di vita e di denaro e, dall’altra,
dell’avidità di piacere delle persone dedite ad essa? Non è forse minacciato
dalla crescente disposizione alla violenza che, non di rado, si maschera con
l’apparenza della religiosità?”.

 
“No, il male non è un’inezia” – esclama il Papa – e non sarebbe “così potente
se noi mettessimo Dio veramente al centro della nostra vita”. Benedetto XVI
invita a porsi in modo nuovo la “scottante domanda” di Lutero: “Qual è la posizione
di Dio nei miei confronti, come mi trovo io davanti a Dio?”.
Quindi fa il punto sul cammino verso l’unità:

 
“La cosa più necessaria per l’ecumenismo è innanzitutto che, sotto la pressione
della secolarizzazione, non perdiamo quasi inavvertitamente le grandi cose
che abbiamo in comune, che di per sé ci rendono cristiani (…)
È questo il grande progresso ecumenico degli ultimi decenni: che ci siamo
resi conto di questa comunione”.

 
Ma “Il pericolo di perderla, purtroppo – sottolinea – non è irreale”.
A questo proposito ricorda la diffusione di “una forma nuova di cristianesimo …
a volte preoccupante” per le sue tensioni irrazionali. E di fronte a una società
in cui l’assenza di Dio “si fa sempre più pesante” invita a non cedere “alla pressione
della secolarizzazione” per “diventare moderni mediante un annacquamento
della fede”, anche se “la fede deve essere ripensata e soprattutto rivissuta oggi
in modo nuovo per diventare una cosa che appartiene al presente”:

 
“Non è l’annacquamento della fede che aiuta bensì solo il viverla interamente
nel nostro oggi. Questo è un compito ecumenico centrale. In questo dovremmo
aiutarci a vicenda: a credere in modo più profondo e più vivo. Non saranno
le tattiche a salvarci, a salvare il cristianesimo, ma una fede ripensata e rivissuta
in modo nuovo. Come i martiri dell’epoca nazista ci hanno condotti gli uni verso
gli altri e hanno suscitato la prima grande apertura ecumenica, così anche oggi
la fede, vissuta a partire dell’intimo di se stessi, in un mondo secolarizzato,
è la forza ecumenica più forte che ci ricongiunge, guidandoci verso
l’unità nell’unico Signore”.

 
L’argomento è stato ripreso dal Papa nel successivo Atto ecumenico che si è svolto
nella Chiesa dell’ex-Convento degli Agostiniani. Significativa la lettura
del Salmo 146 nella traduzione tedesca di Lutero.

 
Alla vigilia di questo viaggio – ha detto – “si è parlato diverse volte di un dono
ecumenico dell’ospite, che ci si aspettava da questa visita”, quasi un risultato
concreto come frutto di questo incontro, ma “questo – ha spiegato – costituisce
un fraintendimento politico” dell’ecumenismo, che non può essere paragonato
a una trattativa politica per raggiungere un compromesso, nella ponderazione
dei vantaggi e degli svantaggi, che vada bene per tutte le parti:

 
“La fede dei cristiani non si basa su una ponderazione dei nostri vantaggi e svantaggi.
Una fede autocostruita è priva di valore. La fede non è una cosa che noi escogitiamo
o concordiamo. È il fondamento su cui viviamo. L’unità cresce (…) solo attraverso
un sempre più profondo penetrare nella fede mediante il pensiero e la vita”.

 
Il Papa rileva, quindi, la necessità di lasciarsi attrarre dalla preghiera di Gesù per l’unità:
“Fa’ che diventiamo una sola cosa (…) perché il mondo creda”.

 
le parole di mons. Erwin Albrecht, incaricato della Conferenza
episcopale tedesca per i rapporti con le televisioni:

 
R. - Per i giovani è importante vedere che non siamo soli, perché quelli
che frequentano la parrocchia sono pochi. Quando vengono per partecipare
a qualche festa della fede e vedono che ci sono anche tanti altri giovani,
allora si rallegrano e hanno voglia di esprimere quest’allegria della fede
insieme agli altri.

 
D. - Che cosa si aspettano dal Papa?
 
R. - Capiscono che le parole dette dal Santo Padre vanno oltre, rispetto a tutte
le parole superficiali che si ritrovano ad ascoltare di continuo, ogni giorno.
I giovani sono invasi da innumerevoli parole: quando si alzano, fin dalla mattina,
ascoltano la musica, la radio. Quello che manca loro è una parola profonda,
che faccia andare avanti nella vita. Per più di dieci anni sono stato il responsabile
per la pastorale giovanile e ho visto che i giovani sono sensibili: quando ascoltano
un messaggio che tocca la loro esistenza, comprendono immediatamente che queste
parole portano più qualità nella loro vita. Ho accompagnato tanti gruppi in Terra Santa
ed anche a Roma: questi gruppi giovanili, camminando e stando insieme, si pongono
delle domande e vogliono delle risposte. Per me, la fede è un campo in cui si possono
 trovare tante risposte per le domande dei giovani.

 
Radio Vaticana 23 settembre 2011

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:07.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com