COREA LA VERITÀ DELLE DONNE "Comfort women" Grazie anche a Papa Francesco, il Giappone chiede scusa, ma non basta.

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lazzaro2004
00martedì 29 dicembre 2015 16:22

COREA LA VERITÀ DELLE DONNE "Comfort women" Grazie anche a Papa Francesco, il Giappone chiede scusa, ma non basta.



 

La Corea del Sud e il Giappone hanno raggiunto un accordo sulla questione delle donne sudcoreane che durante la Seconda guerra mondiale furono costrette a lavorare come schiave del sesso per i militari nipponici. Il primo ministro, Shinzo Abe, offrirà le proprie scuse alla Corea del Sud e Tokyo finanzierà un fondo da un miliardo di yen (circa 7,57 milioni di euro al cambio attuale) costituito da Seul e destinato ad aiutare le anziane ex vittime della schiavitù sessuale, dette 'donne di conforto'. Il premier giapponese Shinzo Abe ha detto che la storica intesa raggiunta oggi tra il Giappone e la Corea del Sud sulle "donne di conforto" apre una "nuova era" nelle relazioni tra i due Paesi. "Il Giappone e la Corea del Sud danno il benvenuto a una nuova epoca", ha detto Abe ai giornalisti dopo aver parlato telefonicamente con la presidente sudcoreana Park Geun-Hye. "Entrambi i paesi coopereranno per avviarla", ha aggiunto Abe.



Ricevute dal Papa Nell’agosto 2014, ultimo giorno della sua visita in Corea Papa Francesco ha incontrato a Seoul alcune delle 54 superstiti del gruppo delle schiave - le "confort women" - che furono deportate contro il loro volere in Giappone per servire come prostitute al bisogno dei soldati dell'Impero del Sol Levante." I documenti relativi alla Corea del Sud affermano - riporta il sito 'Il Sismografo' che segue le attività del Pontefice - che non fosse una forza volontaria e dal 1989 diverse donne si sono fatte avanti, testimoniando che, dal 1928 alla fine della Seconda guerra mondiale, i soldati giapponesi le avevano portate via in maniera coatta e violenta". In totale il numero delle donne e ragazze deportate si aggira attorno alle 200 mila. Solo nel 1993 fu emanata la "Dichiarazione di Kono" che confermò l'esistenza di abusi durante la guerra e da allora le sopravvissute reclamavano giustizia, risarcimenti e scuse e dal governo giapponese rispetto alle proprie responsabilità.



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