Cambogia: storico processo a quattro leader del sanguinoso regime dei Khmer Rossi

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lazzaro2004
00lunedì 27 giugno 2011 23:11
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La Cambogia volta definitivamente pagina sul sanguinoso regime
dei Khmer Rossi, che sotto la guida di Pol Pot, tra il 1975 ed il 1979,
portò il terrore nel Paese asiatico, con la morte di circa due milioni
di persone. Oggi, a Phnom Penh, ha preso il via il processo a quattro
leader ancora in vita, accusati di crimini di guerra e contro l'umanità.
Nel procedimento, che si svolge sotto il patrocinio delle Nazioni Unite,
gli imputati si sono dichiarati non colpevoli. Ma che cosa è rimasto
oggi in Cambogia di quel tragico periodo? Giancarlo La Vella
lo ha chiesto a Emilio Asti, docente di Cultura orientale:

R. - Anzitutto, dobbiamo ricordarci che durante quegli anni, cioè
dal 1975 sino al 1979, anno dell'intervento vietnamita in Cambogia,
il regime di Pol Pot causò quasi due milioni di vittime. Si tratta di
un periodo veramente terribile che i cambogiani vorrebbero dimenticare
a tutti i costi, però purtroppo ancora oggi sopravvivono parenti di molti
che furono giustiziati durante quegli anni. Anche se è un capitolo che
molti cambogiani non vorrebbero riaprire, alcuni vorrebbero
effettivamente mettere sotto processo l'intero periodo del regime
dei Khmer Rossi e liquidare definitivamente il passato. Si tratta
certamente di un'operazione dolorosa, però ritenuta necessaria,
in modo tale che il Paese possa affrontare i numerosi problemi
ancora irrisolti come lo sviluppo delle zone rurali, la corruzione
estesa a tutti i livelli, e numerosi altri problemi.

D. - Basterà un processo a consentire un reale e cammino
verso la pacificazione nel Paese?

R. - A mio avviso, il processo è un primo passo, un passo essenziale.
Certamente, ci vorrà ancora parecchio tempo prima che il Paese possa
definitivamente liberarsi del passato. E' una questione soprattutto
psicologica, perché gli incubi del passato perseguitano ancora molti
cambogiani. I quattro sotto processo rappresentano, in un certo
qual modo, l'intero periodo del regime di Pol Pot, morto nel 1998.
Quindi, il processo a questi individui rappresenta quasi un atto
dovuto, necessario per l'evoluzione del Paese. Ci troviamo in presenza
di una società ancora traumatizzata: sono ancora molti, oggi, i mutilati
che ricordano gli orrori di quel regime. Poi, dobbiamo ricordarci che
ci sono ancora gravi problemi che impediscono uno sviluppo sereno
e completo.

D. - Che cosa è la Cambogia oggi, dal punto di vista sociale e nei rapporti
con la comunità internazionale?

R. - La Cambogia è un piccolo Paese del Sudest asiatico, che lotta
per lo sviluppo, nonostante l'estesa corruzione e il grave problema
del turismo sessuale. Purtroppo, in questi ultimi anni l'immagine
della Cambogia si è appannata, gli abitanti della Cambogia, i Khmer,
sono molto orgogliosi, quindi soffrono anche questa grave umiliazione
e si assiste a diversi episodi di rifiuto della cultura occidentale nei
suoi aspetti più deleteri. Dall'altro lato, c'è una situazione politica che
impedisce una partecipazione più attiva della Cambogia nell'ambito
dell'Asean, l'Associazione delle nazioni del Sudest asiatico.
C'è ancora il problema aperto con il Vietnam, ma anche
con la Thailandia. La Cambogia si trova ancora in una situazione
piuttosto precaria, circondata da vicini che la considerano una
nazione ancora in preda a gravi problemi, una nazione molto arretrata
e corrotta: questo impedisce lo sviluppo di rapporti proficui
con queste due nazioni.


Radio Vaticana 27 giugno 2011

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