Diario di un curato di campagna: "Che importa? Tutto è grazia"

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lazzaro2004
00martedì 29 marzo 2011 19:47

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Un giovane prete appena ordinato viene inviato come parroco
ad Ambricourt, piccolo villaggio francese.
Il giovane prete vuole ispirare la sua azione pastorale allo spirito
del Vangelo, e per questo entra continuamente in contrasto con
i parrocchiani. Non gli resta che affidare pensieri e tormenti
a un diario segreto, strumento di presa di coscienza della propria
interiorità e di conseguente auto-liberazione.

Per questioni di ministero deve occuparsi della situazione esistente
nella famiglia di un conte. Questi ha una relazione con la governante
della sua figlia adolescente, Chantal. La contessa è nemica di tutti:
il marito la trascura, vive solo del ricordo di un figlio morto piccolo,
ha un atteggiamento di ribellione anche verso Dio.

Il giovane parroco le si avvicina, la aiuta a confessarsi, e la riporta alla fede;
la notte seguente la contessa muore. Questo episodio rafforza l'ostilità
della famiglia del conte e dei parrocchiani contro di lui.

Dopo poco tempo si scopre malato di cancro. Morirà poco dopo in casa
di un ex compagno di seminario, prete spretato, tubercolotico, che
ha abbandonato il sacerdozio per una donna. A lui chiederà l'assoluzione
finale dei suoi peccati. L'amico accondiscende, anche se non nasconde
il suo turbamento per il fatto che il parroco di Ambricourt è venuto
a morire proprio nella sua casa di peccato. "Che cosa importa?
Tutto è grazia", replica il sacerdote morente che scopre, adesso,
come l'itinerario della sua esistenza sia stato guidato dalla Grazia.

Il protagonista è alcolista per tara familiare, e non riesce a vedere
altro che fallimento e assenza: "L'anima tace, Dio tace". La frequentazione
dell'anziano parroco di Torcy, suo amico e figura per lui paterna,
è l'unico sostegno nel vuoto della sua sconfinata solitudine.

Le prime parole:

La mia parrocchia è una parrocchia come tutte le altre.
Si rassomigliano tutte. Le parrocchie d'oggi, naturalmente.
Lo dicevo ieri al curato di Norenfontes: "Il bene e il male debbono
equilibrarsi; sennonché, il centro di gravità è collocato in basso,
molto in basso. O, se lo preferite, si sovrappongono l'uno all'altro
senza mescolarsi, come due liquidi di diversa densità". Il curato
m'ha riso in faccia. È un buon prete, affabilissimo, molto paterno,
che all'arcivescovado passa addirittura per un ingegno forte,
un po' pericoloso. I suoi motti di spirito formano la gioia dei
presbiteri, ed egli li sottolinea con uno sguardo che vorrebbe
essere vivacissimo...

È considerato il più significativo romanzo di Robert Bernanos.
Ottenne il più alto riconoscimento con il Grand-prix dell'Académie française.


http://it.wikipedia.org/wiki/Diario_di_un_curato_di_campagna

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