Dieci anni fa moriva Terri Schiavo. Fallaci: «Negare la pietà e la speranza significa educare alla Morte»

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lazzaro2004
00martedì 31 marzo 2015 22:35



 

Il 31 marzo di dieci anni moriva di fame e di sete, dopo due settimane di agonia, Terri Schiavo, o meglio «Terri Schindler» come si ostinava a chiamarla Oriana Fallaci che, anche con l’utilizzo del cognome da nubile, voleva segnalare la triste storia di questa donna abbandonata e fatta uccidere dal marito. Proprio a riguardo di quella vicenda, la grande scrittrice italiana concesse una memorabile intervista a Christian Rocca del Foglio (“Barbablù e il mondo nuovo”). Ne riportiamo alcuni passaggi.

Sta dicendo che lo stato-vegetativo di Terri non era irreversibile?
Non lo dico io. Lo dicono i neurologi che contestano e per anni contestarono la diagnosi dei vari Cranford. Dico “vari” perché furono almeno quattro i neurologi che determinarono la sentenza di morte emessa dai becchini travestiti da giudici. Alcuni, addirittura abbinando il vocabolo “coma” con l’espressione “stato-vegetativo”, e Cristo! Lo stato-vegetativo si distingue dal coma in modo molto preciso. Il coma è un sonno continuo. Lo stato-vegetativo è un alternarsi di sonno e di veglia durante la quale il malato vede, capisce, reagisce agli stimoli. Per esempio, alle persone che gli stanno vicino. E questo era il caso di Terri. “A vederci si illuminava come un albero di Natale” hanno detto più volte i suoi genitori. E la prova che non mentivano ci è fornita dal video trasmesso da tutte le televisioni del mondo. Quello nel quale sua madre si china a baciarla e Terri si illumina veramente come un albero di Natale. I suoi occhi si spalancano, brillano di gioia. La sua bocca si apre in un sorriso beato, e attraverso quel sorriso beato sembra dire: “Grazie d’esser venuta, mamma”. C’è di più. A un certo punto, la madre le mostra un palloncino coi personaggi di Walt Disney. E Terri lo osserva incuriosita, divertita. Il padre le pone domande e Terri risponde rantolando sì o no. “Yeaaah! Naaah!”. Lo pronuncia davvero male, quel sì e quel no. Però si tratta proprio di un sì e di un no. Chiunque abbia visto e udito quel video può testimoniarlo, e a dirlo sono anche le infermiere che la curavano. Due di loro raccontano addirittura che, a veder Barbablù (il marito, ndr), Terri si comportava in modo completamente diverso da quello in cui si comportava coi genitori. Chiudeva gli occhi oppure distoglieva lo sguardo, assumeva un’espressione ostile, taceva ostinatamente, e altro che stato-irreversibile! Quella era una donna che capiva. Che pensava, che ragionava. Io sono certa che la sua lunga agonia, la sua interminabile esecuzione effettuata attraverso la fame e la sete, Terri l’abbia vissuta consapevolmente. Quanto a quel tipo di esecuzione, alla fame e alla sete che sopravvengono quando si rimuove il tubo nutritivo, dico: gli spartani che eliminavano i bambini deformi gettandoli dalla Rupe del Taigeto erano più civili di noi. Perché a cadere dalla Rupe del Taigeto i bambini morivan sul colpo. Terri, invece, a morire ci ha messo ben quattordici giorni.

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