Eutanasia: "Non" lasciatemi morire in pace - IL PRESUPPOSTO DELLA LIBERTA' E' LA VITA!

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lazzaro2004
00venerdì 20 maggio 2011 00:11

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Svizzera: il richiamo dei vescovi contro l'eutanasia

Non esistono condizioni di vita umana indegne di essere vissute:
parte da questa premessa il richiamo lanciato, in una nota, dalla
Commissione di bioetica della Conferenza episcopale svizzera (Ces).
Il documento è stato reso noto ieri, a pochi giorni dall'assoluzione
di un ex medico cantonale di Neuchâtel, Daphné Berner. La dottoressa
era stata accusata di "omicidio su richiesta della vittima",
per aver praticato l'eutanasia ad una giovane donna afflitta
da una malattia degenerativa che l'aveva completamente paralizzata.
Ma il Tribunale correzionale di Boudry, invece, l'ha assolta,
riconoscendo nel caso specifico "uno stato di necessità".
Una decisione contro la quale si schierano i vescovi svizzeri
che segnalano due rischi: quello che "l'omicidio su richiesta
della vittima" diventi non punibile e che questo tipo di morte
sia ritenuto "un atto legittimo". Ribadendo, invece,

l'equivalenza tra tale tipologia di omicidio e l'eutanasia,
la Commissione di bioetica sottolinea: "Le leggi prescrivono
i fondamenti della vita nella società. E il divieto di provocare
la morte altrui o di esserne complice deve restare non negoziabile",
poiché "non esistono condizioni di vita umana che, per definizione,
sarebbero indegne di essere vissute". I vescovi svizzeri respingono
quindi con forza "l'idea che, in alcune circostanze, potrebbe esserci
la necessità di aiutare una persona a morire" e ancora di più "l'ipotesi
che questo sia compito del medico". "Se c'è una necessità
-- conclude la nota -- è quella di un accompagnamento nella solidarietà
umana, che unisca competenza e sollecitudine, come avviene
nel caso delle cure palliative". (I.P.)


http://www.radiovaticana.org/it1/articolo.asp?c=447247


Nello spot pro eutanasia della durata di 40 secondi un uomo, seduto
su un letto di ospedale, spiega di essere sempre stato libero:
"Di esprimersi, di scegliere chi sposare, di avere figli, non
di diventare un malato terminale". Ma secondo Scienza e Vita
"il fine vita non va banalizzato con uno spot e la vera libertà
è quella di scegliere in favore della vita". di Paolo Ondarza
il presidente dell'Associazione

R. -- La libertà dev'essere intesa come un'assunzione di responsabilità
a tutela e difesa della vita, che non significa assolutamente libertà
così come viene impropriamente presentata nell'ambito dello spot,
come una autodeterminazione assoluta da parte del paziente di poter
provvedere anche alla soppressione della propria vita.

D. -- Perché dite "no" a questo spot?

R. -- E' uno spot che è assolutamente fuorviante. E' uno spot che vuole
presentare in maniera suggestiva e quasi -- direi -- paradossalmente
accattivante una procedura che è assolutamente inaccettabile sotto
il profilo etico e sotto il profilo giuridico. Ecco perché è una forma
di comunicazione impropria che può suggestionare persone che
si trovano in situazione di difficoltà, come sul finire della vita, per esempio,
o che potrebbero leggere lo spot come una sorta di "viatico" a quella
che è una "buona morte". E non è assolutamente così! Significa negare
qualsiasi responsabilità della società ad essere coinvolta nel
giusto accompagnamento, che non significa accompagnamento inducendo
la morte, ma nel rispetto della persona, accompagnandola a morire attraverso
-- per esempio -- le cure palliative.

D. -- A prima vista -- ha scritto il quotidiano Avvenire -- manovre di questo tipo
sembrano eccessi senza futuro, ma poi finiscono per scavare nella coscienza
collettiva producendo ingenti danni a lunga scadenza....

R. -- Come tutti gli spot pubblicitari, al momento sembra che non producano
risultato, ma diventano poi una sorta di messaggio subliminale che viene
ad essere percepito, assunto e, quasi paradossalmente, condiviso come
una normalità.

D. -- Presidente, lo spot si conclude con la citazione di dati Eurispes 2010,
secondo i quali il 67 per cento degli italiani è favorevole all'eutanasia.
Vi risultano questi dati?

R. -- Non risultano affatto, questi dati. Questi dati, come tutti i dati, devono
essere ben attentamente studiati per vedere qual è il tipo di interlocutore
che è stato preso in considerazione. Questi dati ci lasciano
molto, ma molto perplessi se non addirittura scettici per quanto riguarda
l'interpretazione di un vero sentire a livello nazionale che non è assolutamente
a favore dell'eutanasia. (gf)


http://storico.radiovaticana.org/it1/storico/2010-11/438652_scienza_e_vita_co...

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