Fondazione Ozanam-San Vincenzo De Paoli: CARCERE E REDENZIONE

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lazzaro2004
00sabato 27 settembre 2014 11:49



 

“Portare il Vangelo nelle carceri significa portare umanizzazione, perché noi sbandieriamo il primato della persona - cosa sacrosanta - però, le persone nel carcere sono davvero degradate e conculcate, perché molte volte manca la possibilità di esprimersi, di far emergere il meglio che c’è dentro ogni persona. Anche il delinquente più incallito ha sempre un’anima di bene che però è rimasta sopita, magari delusa, deturpata. Allora bisogna davvero, attraverso il dialogo e l’ascolto, creare un clima di fiducia per cui il carcerato non parli solo con l’avvocato, ma si apra davvero ad una prospettiva di speranza”.

E se il reinserimento sociale comincia dall’interno del carcere è la condizione stessa del recluso a migliorare. Il prof. Giuseppe Chinnici, presidente della Fondazione Ozanam-San Vincenzo De Paoli:

“Sono 62 mila i detenuti per una capacità ricettiva di 47 mila persone. Si tratta di persone che si trovano in grandissime difficoltà. Le soluzioni ad personam sono un po’ difficili, ma si può procedere per fasce di età, di esperienza, di Paesi di provenienza. Noi abbiamo previsto due progetti che partiranno a settembre: il primo è un corso di volontari per assistere in particolare i malati di Alzheimer; l’altro è un modulo per i giovani – quindi carcere minorile – per reinserirli attraverso il lavoro e le attività teatrali”.

Sono oltre undicimila i volontari nelle carceri italiane, il loro è un supporto fondamentale, ma tanto ancora può fare la politica, come ha affermato il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri:

“Dobbiamo portare nelle carceri cultura, istruzione, lavoro e soprattutto umanità e tanto amore. Questa sarà la strada, la stella polare, perché noi che facciamo le leggi, dobbiamo trovare le risposte giuste, perché le carceri sono l’immagine di un Paese. Quindi nel carcere ci può essere anche la storia di un Paese: si incrociano tante vite, tante realtà, un indotto importante, e devo dire che ora che si parla tanto di spending review noto che laddove si decide di chiudere un carcere, la politica,
la popolazione lo vuole. Un tempo, se dicevi apro un carcere in una realtà la gente si impauriva. Oggi non è così. Questo vuol dire che la mentalità sta cambiando, che gli enti territoriali e la società hanno iniziato a sintonizzarsi e a capire che c’è una società - diversa talvolta - che ha sbagliato, ma che può essere recuperata. Quindi c’è un gioco di squadra sempre nel rispetto della sicurezza e della certezza della pena”.


http://it.radiovaticana.va/news/2014/06/13/vangelo_nelle_carceri_ascolto_e_formazione


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