III predica di Avvento tenuta da padre Raniero Cantalamessa al Papa e alla Curia Romana. "Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa"

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lazzaro2004
00venerdì 18 dicembre 2015 21:31

III predica di Avvento tenuta da padre Raniero Cantalamessa al Papa e alla Curia Romana. "Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa"



3. Maria, madre e figlia della misericordia di Dio


Lasciamo ora da parte il discorso ecumenico e cerchiamo di vedere se anche l’anno della misericordia non ci aiuta a scoprire qualcosa di nuovo della Madre di Dio. Maria viene invocata nell’antichissima preghiera della Salve Regina, come “Mater misericordiae”, Madre della misericordia; nella stessa preghiera, a lei è rivolta l’invocazione: “illos tuos misericordes oculos ad nos converte”; Rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi”. Nella messa di apertura dell’anno giubilare in Piazza San Pietro dell’8 Dicembre scorso, a lato dell’altare era esposta un’antica icona della Madre di Dio, venerata in un santuario dei greco-cattolici di Jaroslav, in Polonia, conosciuta come la “Porta della misericordia”.


Maria è madre e porta di misericordia in un duplice senso. È stata la porta attraverso cui la misericordia di Dio, con Gesú, è entrata nel mondo, ed è ora la porta attraverso cui noi entriamo nella misericordia di Dio, ci presentiamo al “trono della misericordia” che è la Trinità. Tutto questo è vero, ma è solo un aspetto del rapporto tra Maria e la misericordia di Dio. Ella infatti non è solo canale e mediatrice della misericordia di Dio; ne è anche l’oggetto e la prima destinataria. Non è soltanto colei che ci ottiene misericordia, ma anche colei che ha ottenuto, per prima e più di tutti, misericordia.


Misericordia è sinonimo di grazia. Solo nella Trinità l’amore è natura e non è grazia; è amore, ma non misericordia. Che il Padre ami il Figlio, non è grazia o concessione; è, in certo senso, necessità; il Padre ha bisogno di amare per esistere come Padre. Che il Figlio ami il Padre, non è concessione o grazia; è necessità intrinseca, anche se liberissima; egli ha bisogno di essere amato e di amare per essere Figlio. È quando Dio crea il mondo e in esso delle creature libere che il suo amore diventa dono gratuito e immeritato, cioè grazia e misericordia. Questo prima ancora del peccato. Il peccato farà soltanto che la misericordia di Dio, da dono, diventi perdono.


Il titolo “piena di grazia” è dunque sinonimo di “piena di misericordia”. Maria stessa, del resto, lo proclama nel Magnificat: “Ha guardato, dice, l’umiltà della sua serva”, “si è ricordato della sua misericordia”; “la sua misericordia si estende di generazione in generazione”. Maria si sente beneficiaria della misericordia, la testimone privilegiata di essa. In lei la misericordia di Dio non si è attuata come perdono dei peccati, ma come preservazione dal peccato.


Dio ha fatto con lei, diceva santa Teresa di Gesú Bambino, quello che farebbe un bravo medico in tempo di epidemia. Egli va di casa in casa a curare coloro che hanno contratto il contagio; ma se ha una persona che gli sta particolarmente a cuore, come la sposa o la madre, farà in modo, se lo può, di non farle neppure prendere il contagio. E così ha fatto Dio, preservando Maria dal peccato originale per i meriti della passione del Figlio.
Parlando dell’umanità di Gesù, sant’Ago¬stino dice: “In base a che cosa, l’umanità di Gesù ha meritato di essere assunta dal Verbo eterno del Padre nell’unità della sua persona? Quale sua opera buona precedette ciò? Che cosa ave¬va fatto prima di questo momento, che cosa aveva creduto, o chiesto, per essere innalzata a tale ineffabile dignità?”. E aggiungeva altrove: “Cerca il merito, cerca la giustizia, rifletti, e vedi se trovi altro che grazia” .


Queste parole gettano una luce singolare anche sulla persona di Maria. Di lei si deve dire, a più forte ragione: che cosa aveva fatto Maria, per meritare il privilegio di dare al Verbo la sua umanità? Che cosa aveva creduto, chiesto, sperato o sofferto, per venire al mondo santa e immacolata? Cerca, anche qui, il merito, cerca la giustizia, cerca tutto ciò che vuoi, e vedi se trovi in lei, all’inizio, altro che grazia, cioè misericordia!


Anche san Paolo non cesserà, per tutta la vita, di considerarsi come un frutto e un trofeo della misericordia di Dio. Si definisce “uno che ha ottenuto misericordia dal Signore” (1 Cor 7, 25). Non si limita a formulare la dottrina della misericordia, ma ne diventa il testimone vivente: “Io ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia” (1 Tim 1, 12).


Maria e l’Apostolo ci insegnano che il miglior modo di predicare la misericordia è dare testimonianza della misericordia che Dio ha avuto con noi. Sentirci anche noi frutti della misericordia di Dio in Cristo Gesù, vivi soltanto per essa. (Sentirlo, non necessariamente dirlo). Un giorno Gesú guarì un poveretto posseduto da uno spirito immondo. Questi voleva seguirlo e unirsi al gruppo dei discepoli; Gesú non glielo permise, ma gli disse: “Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te” (Mc 5,19 s.).


“Misericordias Domini in aeternum cantabo”, diciamo con il salmo (Sal 88, 2): Canterò in eterno la misericordia del Signore. Maria, che nel Magnificat glorifica e ringrazia Dio per la sua misericordia, ci invita a fare lo stesso in questo anno della misericordia. Ci invita a far risuonare ogni giorno nella Chiesa la sua voce, come il coro che ripete un canto dietro la solista. Mi permetto perciò di invitarvi a proclamare insieme, in piedi, come preghiera finale al posto dell’antifona mariana, il cantico alla misericordia di Dio che è il Magnificat. “L’anima mia magnifica il Signore….”
Santo Padre, Venerabili Padri, fratelli e sorelle: Buon Natale e Buon Anno della misericordia!


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