Il Papa invita i sacerdoti ad essere come il Santo Curato d'Ars (San Giovanni Maria Vianney)

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lazzaro2004
00martedì 2 agosto 2011 22:35
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San Giovanni Maria Vianney Sacerdote 4 agosto

Il Papa sottolinea anzitutto "l'immenso dono che i sacerdoti costituiscono
non solo per la Chiesa, ma anche per la stessa umanità". Ricorda le
"fatiche apostoliche", il "servizio infaticabile e nascosto" e la carità
di tanti preti, dediti senza riserve al servizio di Dio e del prossimo
"pur tra difficoltà e incomprensioni", talora tra persecuzioni "fino
alla suprema testimonianza del sangue". Rileva con amarezza
"anche situazioni, mai abbastanza deplorate, in cui è la Chiesa stessa
a soffrire per l'infedeltà di alcuni suoi ministri. E' il mondo a trarne
allora motivo di scandalo e di rifiuto".

Quindi indica con semplicità gli elementi che hanno fatto del Curato d'Ars
"un pastore secondo il cuore di Dio": prima di tutto era un uomo "umilissimo"
ma nello stesso tempo "consapevole, in quanto prete" di essere
per la sua gente "uno dei doni più preziosi della misericordia divina".
"Sembrava sopraffatto da uno sconfinato senso di responsabilità":
"Se comprendessimo bene che cos'è un prete sulla terra
-- diceva -- moriremmo: non di spavento, ma di amore".
Sapeva di essere chiamato "ad incarnare la presenza di Cristo,
testimoniandone la tenerezza salvifica". "Ciò che per prima cosa
dobbiamo imparare" -- scrive Benedetto XVI -- è la "totale identificazione"
del Curato d'Ars col suo ministero. "Non si tratta certo -- aggiunge
-- di dimenticare che l'efficacia sostanziale del ministero resta
indipendente dalla santità del ministro; ma non si può neppure trascurare
la straordinaria fruttuosità generata dall'incontro tra la santità oggettiva
del ministero e quella soggettiva del ministro". Così il Vianney
"visitava sistematicamente gli ammalati e le famiglie; organizzava
missioni popolari e feste patronali; raccoglieva denaro per le sue opere
caritative e missionarie; abbelliva la sua chiesa ... si occupava
delle orfanelle ... si interessava dell'istruzione dei bambini; fondava
confraternite e chiamava i laici a collaborare con lui". "Il suo esempio
-- afferma il Papa sulla scorta del Concilio Vaticano II -- mi induce
a evidenziare gli spazi di collaborazione che è doveroso estendere
sempre più ai fedeli laici, coi quali i presbiteri formano l'unico
popolo sacerdotale".

Ricorda poi la testimonianza quotidiana del Curato d'Ars: la preghiera
davanti al Tabernacolo, la Messa, la Confessione. "Era convinto che
dalla Messa dipendesse tutto il fervore della vita di un prete".
"La causa della rilassatezza del sacerdote -- diceva -- è che non fa
attenzione alla Messa! Mio Dio -- esclamava -- come è da compiangere
un prete che celebra come se facesse una cosa ordinaria!".
Il Papa esorta poi, sull'esempio del Vianney, ad avere "un'inesauribile
fiducia nel sacramento della penitenza" e "a rimetterlo al centro delle ...
preoccupazioni pastorali". Il Santo Curato restava a volte nel confessionale
fino a 16 ore al giorno: incoraggiava gli afflitti, scuoteva i tiepidi,
riuscendo a "trasformare il cuore e la vita di tante persone"
perché sapeva far percepire "l'amore misericordioso del Signore".
Ars era diventato "il grande ospedale delle anime". "La grande sventura
per noi parroci -- diceva -- è che l'anima si intorpidisce" abituandosi "
allo stato di peccato o di indifferenza" di tanti fedeli. Per questo praticava
un'ascesi severa con veglie e digiuni. Ad un confratello sacerdote
dette un giorno questa spiegazione: "Vi dirò qual è la mia ricetta:
do ai peccatori una penitenza piccola e il resto lo faccio io al loro posto".
"Le anime -- nota il Pontefice -- costano il sangue di Gesù e il sacerdote
non può non dedicarsi alla loro salvezza se rifiuta di partecipare personalmente
al 'caro prezzo' della redenzione".

In quanto povero il Curato d'Ars poteva dire: "Il mio segreto è semplice:
dare tutto e non conservare niente". Mentre la sua castità "brillava
nel suo sguardo" quando si volgeva verso il Tabernacolo "con gli occhi
di un innamorato". E totalmente obbediente affermava: "Non ci sono due
maniere buone di servire Dio. Ce n'è una sola: servirlo come
lui vuole essere servito". "Cari sacerdoti, Cristo conta su di voi.

Sull'esempio del Santo Curato d'Ars,
lasciatevi conquistare da Lui e sarete anche voi, nel mondo di oggi,
messaggeri di speranza, di riconciliazione, di pace!"

Radio Vaticana 18 giugno 2009

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