"Il fuoco e la brezza del vento. Cinema e preghiera" di Dario Cornati e Dario Edoardo Viganò (Edizioni San Paolo 2015) si propone come riflessione e sguardo circa il rapporto tra la settima arte e la preghiera, momento intimo, ma non privato, del rapporto tra Dio e l'uomo. Il rapporto tra le narrazioni cinematografiche e le forme, gli stili, le dinamiche della preghiera presenta immediatamente più difficoltà che consonanze.
La prima parte - "Nostalgia del silenzio" di Dario Cornati - apre il volume con la precisazione che la ricerca del silenzio è una condizione essenziale del vivere per non affondare nel mare frenetico e schizofrenico della nostra contemporaneità iperattiva. Il silenzio è la materia prima della "creazione": è capace di proiettarci perfettamente dentro un film e, ugualmente, di disporci nel pieno della nostra fiducia all'accoglienza del messaggio cristiano. Cornati individua due diversi tipi di silenzio raccontati dal Vangelo, attraverso i quali arriva, sconvolgente, il logos divino del Rabbì di Nazaret.
La seconda parte - "La preghiera tra campo e controcampo dello Spirito" di Dario Edoardo Viganò - rintraccia le connessioni tra narrazioni cinematografiche e dinamiche e forme della preghiera. A partire dalle opere di Andrej Tarkovskij e Ingmar Bergman, Viganò propone un'ampia carrellata sulle preghiere più significative della storia del cenema, offrendo una lettura critica di opere come:
Il diario di un curato di campagna, Ordet, La strada, Accattone, La messa è finita, Decalogo, Le onde del destino, Il grande silenzio, Lourdes, Uomini di Dio, Il villaggio di cartone, Philomena.
Questo è un libro la cui lettura, almeno come speranza, comporta un ritrovato bisogno di andare al cinema con occhi nuovi. Per uscire di sala con la mente un po' più fresca e la vita un po' più animata dallo Spirito.... della fiducia. Proprio come quel girono sul Tabor...
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