Intimidazioni camorriste contro sacerdote a Caserta. Don Giaquinto: "Vado avanti"
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lazzaro2004
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lunedì 19 agosto 2013 19:54
01:30
Intimidazioni camorriste contro sacerdote a Caserta. Don Giaquinto: "Vado avanti"
http://it.gloria.tv/?media=489126
Terza intimidazione in due mesi a Casagiove in provincia di Caserta per
don Stefano Giaquinto
, il parroco che dal pulpito ha più volte fatto nomi e cognomi di camorristi, denunciando traffico di droga, pizzo e illegalità. Nella notte di ferragosto un rogo è stato appiccato davanti al centro per tossicodipendenti “Il Nazareno” legato alla parrocchia di Santa Maria della Vittoria. “Non mi fermeranno , credo in una Chiesa che denuncia per annunciare” spiega don Giaquinto al microfono di
Paolo Ondarza
:
R.
- Io sono un prete e non faccio niente di straordinario; sono cose ordinarie. “Io sono un povero viandante in questa vigna”, come diceva il Papa emerito, in questa terra bella che è il Mezzogiorno. Io dico questo alla gente: “Non lasciatevi rubare la speranza”, perché la camorra è un piccolo numero, noi siamo più della camorra! Noi siamo di più di coloro che vendono morte, di chi fa la tratta… noi siamo più di loro, perché a capo della nostra squadra c’è un coach che - torno a dirvelo con il cuore - è Gesù di Nazareth, un giovane che - vogliate o non vogliate - è stato il primo diffidato della storia.
D.
-
Lei ha denunciato in passato, e continua a farlo. Non ha mancato di fare nomi, e forse è questo che più di tutto ha dato fastidio …
R.
- Certo. Quando dall’altare si fanno i nomi e cognomi si dà fastidio. Come faccio a dire Messa se a quattro passi, a un chilometro, a dieci chilometri, a venti chilometri si vende morte? Venti giorni fa hanno fatto un blitz e hanno sequestrato otto chili di droga: cocaina purissima. Il Papa ci dice: “Dovete sentire l’odore del vostro gregge”; noi dobbiamo avere la forza di denunciare per annunciare. Ma se non annunciamo nelle nostre strutture … - Io amo la Chiesa! La amo da morire! - abbiamo fallito.
D.
- Se la denuncia provoca minacce questo non deve fermare …
R.
- Noi siamo preti. Noi abbiamo fatto una scelta radicale. Quel giovane di 33 anni, si è fatto appendere all’albero della vergogna, si è fatto mettere in croce! Noi, come Chiesa dobbiamo andare dove si trovano questi ragazzi; non dobbiamo aspettare che vengano da noi, a casa nostra. E non basta - faccio il
mea culpa
- avere tanti giovani di questo movimento o di quell’associazione. No! Gli altri giovani, perché non frequentano? Ci dobbiamo chiedere questo. Oggi, la camorra è l’unico esercito, l’unica azienda che arruola.
D.
- Don Stefano, lei in soli due mesi ha ricevuto tre intimidazioni. C’è addirittura chi è entrato armato in chiesa. E nonostante questo, lei ha rifiutato la scorta …
R.
- Lo dico con tutto il cuore, ma quale scorta! Io sono prete! Sono un prete e devo fare il prete. La gente è la mia compagnia; i giovani sono i miei pilastri. Io faccio il prete!
D.
- E la sua gente ha bisogno delle parole che lei rivolge loro. E lo si vede dalla Messe che sono affollatissime. Anche l’ultima in occasione della Festa dell’Assunta … La chiesa non è stata sufficiente, avete dovuto celebrare la Messa all’aperto … C’erano più di mille persone.
R. -
Sì. Soprattutto giovani. La chiesa è sulla strada. Guardi, le faccio velocemente un esempio banale: quando si diventa preti, la propria parrocchia qual è? La propria parrocchia - come quella di tutti i battezzati - si chiama strada. La strada è la nostra parrocchia! Dobbiamo andare lì, in quella strada, in quei viottoli, là dentro come ha fatto Papa Francesco, nell’ultimo viaggio con i giovani. Quell’uomo vestito di bianco, con quella borsa nera, nelle zone povere del Brasile, nelle favelas, non immaginate come sacerdote che ricarica spirituale sia stata per me! Per me quell’uomo è la benzina spirituale!
D. -
“Credo in una Chiesa che denuncia per annunciare”. Questo è quello che lei ha detto. Oltre alla denuncia lei, da sempre, è impegnato anche in attività di formazione, di educazione all’interno della sua parrocchia. Pensiamo anche alle attività di raccolta differenziata che ha avviato…
R. -
Certo. Abbiamo una squadra che aiuta le famiglie, quelle famiglie che riescono a fare più o meno la raccolta, pensiamo agli anziani ... Pensi che abbiamo fatto una raccolta di plastica per sette mesi e la somma che abbiamo ricavato l’abbiamo destinata ai poveri.
D.
– In diciotto anni di sacerdozio ha sperimentato la conversione di persone che appartenevano alla camorra?
R.
- Ho sperimentato tante bellezze; per questo non mi tiro indietro. Le racconto un episodio: un boss di camorra, appena uscito venne a confessarsi. Ora, la moglie è impegnata attivamente nella parrocchia insieme ai figli.
D
. - E questo dà molto fastidio alla camorra…
R.
- A me non interessa. Devo raccogliere tutti i cocci che incontro lungo la strada. Sono un prete di questa Chiesa che amo!
http://it.radiovaticana.va/news/2013/08/19/intimidazioni_camorriste_contro_sacerdote_a_caserta._don_giaquinto:/it1-720849
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