Iqbal Masih, sidacalista, attivista pakistano, che è diventato simbolo della lotta contro il lavaro infantile.

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lazzaro2004
00venerdì 17 aprile 2015 23:20



 

A vent’anni dalla morte di Iqbal Masih, ragazzino pakistano ucciso a dodici anni dalla mafia dei tappeti in Pakistan, venerdì 17 aprile alla Storia in Piazza sono state ricordate le 36 milioni di persone ancora oggi vittime della schiavitù moderna in più di 160 paesi del mondo.

Nell’ambito della conferenza La nuova schiavitù: istruzione e arte come strumenti di libertà si è parlato dei tanti bambini, uomini e donne che in tutto il mondo vengono sfruttati in condizioni disumane: gli schiavi del XXI secolo. Nonostante la schiavitù sia oggi proibita nella maggior parte dei paesi che ancora la praticano, è un fenomeno largamente diffuso e sfruttato dalle grandi multinazionali occidentali.

Una denuncia molto forte quella di Ehsan Ullah Khan, leader del Bllf, Fronte per la liberazione del lavoro minorile, impegnato dal 1977 nella lotta contro le varia forme di schiavitù moderne e per questo in esilio da anni. Non una presenza nuova nella nostra città: è già intervenuto negli anni passati nell’ambito dello spettacolo teatrale Parlaci di Iqbal di Enrica Origo, in cui è stata messa in scena la storia del piccolo Iqbal, venduto per pagare il debito dei genitori a un fabbricante di tappeti e liberato grazie ad Ehsan Khan.

Iqbal venne ucciso nel 1995 per aver avuto il coraggio di ribellarsi, accusando i padroni e i tanti corrotti che permettevano lo sfruttamento dei bambini. È intervenuto con un breve saluto il sindacoMarco Doria, uno tra i primi ad aver conosciuto Ehsan Khan durante la sua visita a Genova: « Le storie di cui parliamo in questi giorni, come quella di Iqbal, sono drammaticamente chiarificatrici del nostro mondo. La schiavitù è diventata un modo di produrre i beni».

«Il capitalismo si regge sulla moderna schiavitù, noi tutti siamo sfruttati e al tempo stesso contribuiamo a sfruttare i tanti che lavorano per produrre i beni che usiamo quotidianamente», spiega Ehsan Khan, che a causa della sua lotta è stato oggetto di vere persecuzioni, «Anche se ho dovuto lasciare il mio paese, la mia casa, sono contento perché molte persone sono libere».

La schiavitù può assumere varie forme: il lavoro minorile, lo sfruttamento, la prostituzione e la migrazione forzata. «Tanti bambini in tutto il mondo, in Cina, India, Pakistan lavorano per produrre magliette, scarpe, cellulari, computer delle grandi marche che noi tutti possediamo», prosegue Khan, «tutti abbiamo degli schiavi che lavorano per noi. Il capitalismo è come un ragnoche cattura le persone deboli, porta via loro il sangue e se ne va».

Tutti noi alimentiamo lo sfruttamento, come spiega Khan: «Molti dicono che l’origine della schiavitù è la povertà. Non è vero. È un circolo vizioso: sono la schiavitù e il lavoro minorile che alimentano la povertà stessa». Un problema che dovrebbe essere preso in considerazione seriamente, dando concretezza a ciò che a livello normativo, nazionale e internazionale, è severamente punito. Ricorda il discorso del Papa durante la Giornata Mondiale Della Pace 2015Non più schiavi ma fratelli, «come Papa Francesco, i tanti leader religiosi di tutto il mondo dovrebbero prendere posizione contro la schiavitù, unirsi insieme per combatterla».

Schiavitù che può avere un mezzo potente per essere contrastata: l’istruzione. Tanti sono i bambini che non possono andare a scuola, che non sanno leggere e scrivere, lo stesso Iqbal lo aveva imparato già grande. «L’istruzione è il mezzo per combattere lo sfruttamento. In Pakistan abbiamo aperto 250 istituti per i bambini più poveri. Ci siamo attirati l’ira di tanti e molte di quelle scuole sono state costrette a chiudere», conclude Ehsan Khan, «ma penso che ciò sia fondamentale: la Pace mondiale tramite l’istruzione».

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