L'EREDITA' DI FRATEL ETTORE

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lazzaro2004
00sabato 30 maggio 2015 14:20



 

Pubblicato: "Sulla via di Damasco". Mons.Giovanni D'Ercole.

Alla domanda suor Teresa strabuzza gli occhi e ride di gusto: «Cosa è cambiato dopo la morte di fratel Ettore? Spero che non sia cambiato nulla, sarebbe un fallimento!». E mentre parla la speranza si fa più solida, cambia verbo, e diventa un «credo». Segno che l?obiettivo è questo: che l'opera di fratel Ettore resti fedele a se stessa. «Un fondatore lascia un'eredità», spiega. «È come un seme: piccolo, ma dentro c'è già tutto. A noi spetta il compito di coltivarlo e la responsabilità del discernimento. E a me anche quella di essere creativa». Suor Teresa Martino è la nuova presidente dell'associazione Missionari del Cuore Immacolato di Maria e della Famiglia delle Discepole di San Camillo, le due realtà che oggi gestiscono gli otto rifugi fondati da fratel Ettore Boschini, il camilliano dei poveri scomparso lo scorso agosto. È straordinariamente serena: «Non ho paura. Ho le mie fragilità personali, ma per quanto riguarda l'opera sarebbe un'assurda superbia pensare che sia io a portarla avanti. L'opera non è mia come non era di fratel Ettore».

Suor Teresa è l'erede che lo stesso fratel Ettore ha designato per guidare la sua opera, anche se lei si schermisce: «Non è stata una decisione, ma un percorso. Io e Ettore abbiamo camminato insieme per tanto tempo, era ovvio che continuassimo insieme». Casa Betania, Seveso, a nord di Milano: la cappella di cristallo accoglie la tomba di fratel Ettore, e molta gente del paese viene qui a pregare. Lui è ancora presente: «Parliamo la stessa lingua», continua suor Teresa, «e stiamo scoprendo solo ora la sua grandezza: se l'opera va avanti anche senza la sua persona è perché ciò che ha realizzato è qualcosa di autentico. Lo sanno i benefattori, che continuano a essere generosi, lo sanno i volontari, che continuano ad arrivare, lo sanno i poveri, che continuano a crederci».

I poveri di fratel Ettore? in questo momento sono quasi 350. Tre di loro sono morti poco dopo di lui, ma tanti altri sono arrivati. Come i volontari: Maria, 78 anni, continua a venire a Casa Betania ogni volta che riesce a trovare un passaggio (almeno tre volte alla settimana), come fa da vent'anni, mentre Massimo è arrivato solo a settembre, con un matrimonio fallito alle spalle e una rabbia ostentata nei confronti della Chiesa: oggi vorrebbe consacrarsi e diventare oblato. «L'associazione Missionari del Cuore Immacolato di Maria resta uno strumento provvidenziale per portare avanti la nostra opera», spiega suor Teresa. «Nel corso di questi anni tanti professionisti hanno messo a disposizione dell'opera le loro competenze, aiutandoci a trovare le forme migliori per utilizzare le offerte che la gente ci ha fatto e a realizzare strutture importanti come questa di Seveso». Una parola speciale suor Teresa la dedica a Goffredo Grassani, l'avvocato a cui fratel Ettore ha affidato le sue indicazioni per il futuro dell'opera: «Lui non fa parte dell'associazione, ma è il più fedele di tutti. In questi mesi di passaggio mi è stato vicino come un padre!».

E i benefattori? Davvero le offerte non sono calate con il venir meno del carisma personale di fratel Ettore? Suor Teresa glissa, ma si capisce che non vuole nascondere nulla: «È solo che io di queste cose non ci capisco molto. Fratel Ettore invece, senza fare nessun conto, aveva sempre presente tutta la situazione: spero che questo dono venga anche a me. Ma sono certa che il Signore non farà mancare nulla ai suoi poveri». Neanche a farlo apposta, le passano una telefonata: per nulla imbarazzata lei mormora una serie di «Grazie Sua Altezza, la aspettiamo». È il principe di Yugoslavia, che ancora ricorda i container che fratel Ettore mandò a Rijeka durante la recente guerra, e vorrebbe tornare a Seveso, per visitare la tomba del religioso. Il sogno delle discepole Ma a essere sinceri una novità a Casa Betania c'è già. È la nascente congregazione, di cui suor Teresa ha appena consegnato in curia le costituzioni: la Famiglia delle Discepole di San Camillo. «Fratel Ettore ha voluto restare un camilliano, ma ha sempre desiderato che venisse riconosciuto il carisma religioso specifico della sua opera». Suor Teresa stringe la croce che porta al collo. Una croce rossa come quella dei camilliani, ma con un piccolo cuore azzurro al centro: «Siamo una famiglia religiosa, non un'opera sociale: la Uno bianca con la statua della Madonna sul tetto la usiamo ancora! Raccogliamo queste persone dalle vite disarticolate e senza radici, li tiriamo fuori dalla miseria fisica e spirituale, diamo loro la certezza che, contro ogni evidenza, c'è un futuro vero anche per loro». Con suor Teresa vivono Ester e Laura: entrambe 25 anni, hanno scelto di dedicare la vita all'opera di fratel Ettore, tra i più poveri dei poveri.

Nessun sentimentalismo: «Le persone che raccogliamo sono gli ultimi: malati mentali, falliti, immigrati. Non esiste che uno stia per strada e viva nei propri escrementi per scelta. Per questo credo che anche i nostri volontari abbiano una vocazione particolare: si può essere affascinati dai bambini, ma la miseria di un adulto non ha nulla di attraente». Famiglia, lavoro, casa La povertà di chi arriva a Casa Betania è varia. C'è chi è senza un centesimo: perché è immigrato, perché è fallito, perché si è bevuto tutto. Chi è stato abbandonato dalla famiglia. Chi è stato scartato dalla società. «Questo non è il terzo mondo, dove la povertà è morire di fame», dice suor Teresa. «La realtà è più complessa, perché le povertà sono di tanti tipi, e ognuna richiede un tipo di intervento diverso. La sfida di oggi è legata alle povertà che nascono dalle dipendenze, soprattutto da gioco, e dalle malattie improvvise. Questa è una società che produce sempre più scarti». Di tutte le persone passate a Casa Betania, solo due sono riuscite a tornare fuori. Per tutti gli altri la comunità è diventata famiglia, lavoro e casa: il microcosmo dove si raggruma tutto ciò che nella vita ha senso. Chi può pavimenta la dispensa (tutto è stato costruito con il contributo degli ospiti), una signora toglie le tende del refettorio per lavarle, e tutti hanno in tasca un rosario.

www.vita.it/…/43360


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