L'abbraccio del Papa ai bambini gravemente malati: "piccoli eroi della vita" e il treno dei bambini.

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lazzaro2004
00sabato 30 maggio 2015 19:09



 

DI SEGUITO, IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO DEL PAPA

Buonasera a tutti. Accomodatevi, accomodatevi. Cominciamo con una preghiera al Signore (recita del Padre Nostro). Quando, nella catechesi, ci hanno insegnato la Santissima Trinità, ci hanno detto che era un mistero, che sì, c’è il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, ma che capirlo tutto non si poteva. E’ vero, abbiamo le prove che è vero, ma capirlo è un’altra cosa. Le prove le abbiamo. Anche qui, se guardiamo Gesù, l’Eucaristia, in quel pezzo di pane è Gesù, è vero. Ma come è così? Non capiamo come possa…ma è vero, è Lui. E’ un mistero, diciamo. E così, se facciamo alcune altre domande della catechesi, non si possono spiegare profondamente, ma abbiamo le prove.

Anche c’è una domanda che non si impara nelle catechesi la spiegazione. E’ la domanda che tante volte io mi faccio e tanti di voi, e voi, tanta gente si fa: “Perché soffrono i bambini?”. E non ci sono spiegazioni. Anche quello è un mistero. Soltanto, guardando Dio e domando: “Ma perché?” E guardando la Croce: “Perché Tuo figlio è lì? Perché?” E’ il mistero della Croce.

Tante volte io penso alla Madonna, quando le hanno dato il corpo morto di suo Figlio, tutto ferito, sputato, insanguinato, sporco. E cosa ha fatto la Madonna? “Portatelo via?” No, lo ha abbracciato, lo ha accarezzato. Anche la Madonna non capiva, eh? Perché lei, in quel momento, ha ricordato quello che l’Angelo le aveva detto: “Questo sarà Re, sarà grande, sarà profeta” e dentro di sé, sicuramente, con quel corpo così ferito, con tanta sofferenza prima di morire, sulle braccia, dentro sicuramente avrebbe avuto voglia di dire all’Angelo: “Bugiardo! Io sono stata ingannata”. Anche lei non aveva risposte.

Quando i bambini crescono, arrivano ad una certa età che non capiscono bene com’è il mondo, verso i due anni, più o meno. E cominciano a fare domande: “Papà, perché? Mamma, perché? Perché?”. E quando il papà o la mamma comincia a spiegare, non sentono: un altro perché, “E perché quello?” E loro non vogliono sentire la spiegazione. Soltanto, con questo perché, attirano su di loro lo sguardo del papà e della mamma. Noi possiamo chiedere al Signore: “Ma Signore, perché? Perché i bambini soffrono? Perché questo bambino?”. Il Signore non ci dirà parole, ma sentiremo il Suo sguardo su di noi e questo ci darà forza.

Non abbiate paura di chiedere, anche di sfidare il Signore. “Perché?” Forse non arriverà alcuna spiegazione, ma il Suo sguardo di Padre ti darà la forza per andare avanti. E anche ti darà quella cosa strana della quale ha parlato questo confratello nella sua doppia esperienza: un sentimento diverso, un sentimento strano (il Papa si riferisce alla testimonianza appena data dal papà di un bambino malato). E forse questo sentimento di tenerezza verso il tuo bambino ammalato sarà la spiegazione, perché è lo sguardo del Padre. Non abbiate paura di chiedere a Dio “Perché?”, sfidarlo: “Perché?”, sempre che siate con il cuore aperto a ricevere il Suo sguardo di Padre. L’unica spiegazione che potrà darti sarà: “Anche mio Figlio ha sofferto”. Ma quella è la spiegazione. La cosa più importante è lo sguardo. E la vostra forza è lì: lo sguardo amoroso del Padre.

“Ma Lei che è Vescovo – voi potete fare la domanda – che ha studiato tanta teologia non ha niente di più da dirci?” No. La Trinità, l’Eucaristia, la grazia di Dio, la sofferenza dei bambini sono un mistero. E soltanto si può entrare nel mistero se il Padre ci guarda con amore. Io davvero non so cosa dirvi perché ho tanta ammirazione per la vostra fortezza, per il vostro coraggio. Tu hai detto che ti hanno consigliato l’aborto. Hai detto: “No, che venga, ha diritto a vivere”. Mai, mai si risolve un problema facendo fuori una persona. Mai. Questo è il regolamento dei mafiosi. “C’è un problema, ma facciamo fuori questo eh”…Mai.

Io vi accompagno così come sono, come sento. E davvero io non sento una compassione momentanea, no. Io vi accompagno con il cuore in questa strada, che è una strada di coraggio, che è una strada di croce, ed anche una strada che a me fa bene, il vostro esempio. E vi ringrazio di essere così coraggiosi. Tante volte, nella mia vita, sono stato codardo, ed il vostro esempio mi ha fatto bene, mi fa bene. Perché soffrono i bambini? E’ un mistero. Bisogna chiamare Dio come il bambino chiama il suo papà e dice: “Perché? Perché?”, attirare lo sguardo di Dio che l’unica cosa che ci dirà è: “Ma guarda mio Figlio, pure”.

Che in un mondo dove è tanto quotidiano vivere la cultura dello scarto, quello che non va bene si scarta, voi portate questo così, mi permetto di dirlo – ma non voglio fare una lusinga, no, dal cuore lo dico – questo è eroicità. Voi siete dei piccoli eroi della vita. Io ho sentito tante volte la grande preoccupazione di papà e mamme come voi e sono sicuro che è la vostra: che [mio figlio] non rimanga solo nella vita, che non [mia figlia] rimanga sola nella vita. Forse è l’unica occasione nella quale i genitori chiedono al Signore di chiamare prima il figlio, perché non rimanga solo nella vita. E questo è amore.

Vi ringrazio del vostro esempio. Non so cosa dire di più, davvero, perché queste cose mi colpiscono tanto. Anche io non ho risposte. “Ma Lei è Papa, deve sapere tutto!”. No, su queste cose non ci sono risposte, soltanto lo sguardo del Padre. E poi, cosa faccio io? Prego, per voi, per questi bambini, per quel sentimento di gioia, di dolore, tutto mischiato, del quale ha parlato il nostro fratello. E il Signore sa consolare questo dolore in modo speciale. Che sia Lui a dare la consolazione giusta ad ognuno di voi, quella di cui avete bisogno. Grazie della visita, grazie, eh, grazie, grazie.

Il padre Joannis (Mons. Gaid, uno dei due segretari particolari del Papa, che ha accompagnato il gruppo), che è un po’ speciale, voi lo conoscete, m’ha fatto un suggerimento di raccontarvi una storia. Forse vi aiuterà a guardare il Signore. C’è un bambino che giocava, lì. Il papà lo guardava dalla finestra del terzo piano e il bambino voleva muovere una pietra grande, ma non poteva, era molto pesante. Poi il bambino, intelligente, è andato a prendere uno strumento di ferro per muoverla e non poteva, poi ha chiamato i suoi compagni e voleva muoverla con i compagni, e non potevano perché era una pietra pesante. E loro volevano muoverla per giocare lì in quel posto e alla fine il papà che guardava dalla finestra è sceso, e con molta forza e con lo strumento di ferro ha portato via la pietra. E il bambino ha rimproverato il papà: “Ma papà, tu hai visto che io non potevo?”. “Si”. “E perché non sei venuto prima?”. “Perché non mi hai chiamato”. Non dimenticare questo: chiamare il Signore. Lui saprà come verrà, quando verrà, e questa sarà la vostra consolazione. Pregate per me anche. Grazie.

it.radiovaticana.va/…/1147838


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