LA FAMIGLIA VERSO IL SINODO 2015

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lazzaro2004
00lunedì 27 ottobre 2014 21:28
36:49


 

Essenziale, secondo la 'Relatio post disceptationem', è poi una "adeguata preparazione al matrimonio cristiano". "Su questo punto - prosegue Menichelli - credo che la Chiesa tutta intera debba chiedere perdono per una sorta di 'non voluta', ma 'realizzata', disobbedienza.Nella 'Familiaris consortio' di S. Giovanni Paolo II, si parlava infatti di una preparazione matrimoniale remota, prossima e immediata. In realtà, ormai, oggi ci limitiamo solo a quella immediata e i nubendi arrivano all'altare con scarsità di fede e una cultura infettata. Non bastano solo pochi incontri".

Circa la situazione dei separati, divorziati e divorziati risposati, la 'Relatio post disceptationem' sottolinea che "non è saggio pensare a soluzioni uniche o ispirate alla logica del 'tutto o niente' ". "Significa che, in questi casi, noi non possiamo far finta che non sia successo qualcosa, ma, allo stesso tempo, non possiamo far finta che le situazioni non debbano essere valutate. Per me il problema non è 'comunione sì, comunione no'. Ma, 'quel matrimonio c'è stato o non c'è stato?'. 'E' nato o non è nato?' ". "Nel mio intervento al Sinodo - prosegue Menichelli - mi sono soffermato sulla 'durezza del cuore' di cui Gesù parla nel Vangelo di Matteo rivolgendosi ai farisei. Anche oggi quanta 'sclerocardia' c'è nella comprensione di questo grande mistero tra l'uomo e la donna che dovrebbe essere il segno visibile dell'alleanza di Cristo con la Chiesa? Ridurre tutto a 'comunione sì e comunione no' mi sembra troppo poco. Per questi fratelli e sorelle serve un accompagnamento. Io lo faccio in diocesi da tre anni, svolgendo incontri mensili con un gruppo di 80-90 persone, divorziati e separati, che vengono, ascoltano, si sentono consolati, capiscono il problema, non sono arrabbiati con la Chiesa e sanno che il cammino della conversione non è né facile, né frettoloso".

Quanto alle persone omossessuali - in un passaggio che è stato molto ripreso dalla stampa - la 'Relatio post disceptationem' afferma che "hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana". "Ogni persona - commenta l'arcivescovo Menichelli - è un dono di Dio e ha qualcosa da offrire all'altro. Nessuno, in questo senso, può cancellare ciò che un fratello o una sorella omosessuale può offrire". "Il problema è ciò che queste persone chiamano diritto e non corrisponde al progetto di Dio contenuto nella Bibbia. Qui, credo ci sia da fare un ragionamento molto sereno. Noi - come ha ricordato Papa Francesco - non possiamo entrare nella coscienza delle persone, non siamo chiamati a giudicare. Siamo chiamati ad accompagnare e a educare, perché anche queste persone capiscano il messaggio del Vangelo, che non è contro di loro. Ma 'a favore di loro' nel senso che li può aiutare a capire la loro identità e a viverla".

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