La Domenica con Benedetto XVI

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lazzaro2004
00domenica 28 agosto 2011 01:12
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XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)

BENEDETTO XVI
ANGELUS
Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo Domenica, 31 agosto 2008

Cari fratelli e sorelle!

Anche oggi, nel Vangelo, compare in primo piano l'apostolo Pietro.
Ma, mentre domenica scorsa l'abbiamo ammirato per la sua fede schietta
in Gesù, da lui proclamato Messia e Figlio di Dio, questa volta,
nell'episodio immediatamente seguente, mostra una fede ancora
immatura e troppo legata alla "mentalità di questo mondo" (cfr Rm 12,2).
Quando infatti Gesù comincia a parlare apertamente del destino
che l'attende a Gerusalemme, che cioè dovrà soffrire molto ed essere ucciso
per poi risorgere, Pietro protesta dicendo: "Dio te ne scampi, Signore;
questo non ti accadrà mai" (Mt 16,22). E' evidente che il Maestro
e il discepolo seguono due modi di pensare opposti. Pietro, secondo
una logica umana, è convinto che Dio non permetterebbe mai al suo
Figlio di finire la sua missione morendo sulla croce. Gesù, al contrario,
sa che il Padre, nel suo immenso amore per gli uomini, lo ha mandato
a dare la vita per loro, e che se questo comporta la passione e la croce,
è giusto che così avvenga. D'altra parte, Egli sa pure che l'ultima parola
sarà la risurrezione. La protesta di Pietro, pur pronunciata in buona fede
e per sincero amore verso il Maestro, suona per Gesù come una tentazione,
un invito a salvare se stesso, mentre è solo perdendo la sua vita che Lui
la riceverà nuova ed eterna per tutti noi.

Se, per salvarci, il Figlio di Dio ha dovuto soffrire e morire crocifisso,
non è certamente per un disegno crudele del Padre celeste. La causa
è la gravità della malattia da cui doveva guarirci: un male così serio
e mortale da richiedere tutto il suo sangue. E' infatti con la sua morte
e risurrezione, che Gesù ha sconfitto il peccato e la morte ristabilendo
la signoria di Dio. Ma la lotta non è finita: il male esiste e resiste in ogni
generazione, anche ai nostri giorni. Che cosa sono gli orrori della guerra,
le violenze sugli innocenti, la miseria e l'ingiustizia che infieriscono
sui deboli, se non l'opposizione del male al regno di Dio? E come rispondere
a tanta malvagità se non con la forza disarmata dell'amore che vince l'odio,
della vita che non teme la morte? E' la stessa misteriosa forza che usò Gesù,
a costo di essere incompreso e abbandonato da molti dei suoi.

Cari fratelli e sorelle, per portare a pieno compimento l'opera della salvezza,
il Redentore continua ad associare a sé e alla sua missione uomini e donne
disposti a prendere la croce e a seguirlo. Come per Cristo, così pure per i cristiani
portare la croce non è dunque facoltativo, ma è una missione da abbracciare
per amore. Nel nostro mondo attuale, dove sembrano dominare le forze che
dividono e distruggono, il Cristo non cessa di proporre a tutti il suo chiaro invito:
chi vuol essere mio discepolo, rinneghi il proprio egoismo e porti con me la croce.
Invochiamo l'aiuto della Vergine Santa, che per prima e sino alla fine ha seguito
Gesù sulla via della croce. Ci aiuti Lei ad andare con decisione dietro al Signore,
per sperimentare fin d'ora, pur nella prova, la gloria della risurrezione.

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