La Settimana Santa con Benedetto XVI - Gesù di Nazaret, L'Ultima Cena

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lazzaro2004
00mercoledì 20 aprile 2011 19:54
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Gesù di Nazaret

 
CAPITOLO V – L’ultima cena
1. La datazione dell’ultima cena
2. L’istituzione dell’eucaristia
3. La teologia delle parole dell’istituzione
4. Dall’ultima cena all’eucaristia dell’alba della domenica

 
L'Ultima Cena

 
Per il Papa, in questo libro, è sempre importante una rivendicazione
«della reale storicità degli avvenimenti essenziali. Il messaggio
neotestamentario non è soltanto un’idea; per esso è determinante proprio
l’essere accaduto nella storia reale di questo mondo: la fede biblica non
racconta storie come simboli di verità meta-storiche, ma si fonda sulla storia
che è accaduta sulla superficie di questa terra» (p. 119). «Se Gesù non
ha dato ai discepoli pane e vino come suo corpo e suo sangue, allora
la Celebrazione eucaristica è vuota – una devota finzione, non una realtà
che fonda la comunione con Dio e degli uomini tra loro» (pp. 119-120).
Utilizzando il metodo proposto all’inizio del volume possiamo essere
certi che l’Ultima Cena – cui è dedicato il quinto capitolo (pp. 119-163)
 – è un evento storico realmente accaduto, e «guardare tranquillamente
le ipotesi esegetiche che, da parte loro, troppo spesso si presentano con
un pathos di certezza che viene confutato già dal fatto che posizioni contrarie
vengono proposte continuamente con lo stesso atteggiamento di certezza
scientifica» (p. 121).

 
Questo non significa che non rimangano problemi ermeneutici aperti.
 Il primo e il più discusso dagli esegeti riguarda la data: fu davvero una
cena pasquale o no? I tre Vangeli sinottici collocano l’Ultima Cena al giovedì,
vigilia della Pasqua che quell’anno cadeva di venerdì. Per san Giovanni
l’Ultima Cena accade invece prima della vigilia di Pasqua. Nel giorno della
vigilia si celebra il processo, così che Gesù per san Giovanni muore
nel momento in cui gli agnelli pasquali sono immolati.
«Questa coincidenza teologicamente importante, che Gesù muoia
contemporaneamente con l’immolazione degli agnelli pasquali, ha indotto
molti studiosi a liquidare la versione giovannea come cronologia teologica.
Giovanni avrebbe cambiato la cronologia per creare questa connessione
teologica che, tuttavia, nel Vangelo non viene manifestata esplicitamente.
Oggi, però, si vede sempre più chiaramente che la cronologia giovannea
è storicamente più probabile di quella sinottica» (p. 125). In effetti, è improbabile
che un processo complesso come quello di Gesù sia stato celebrato
dalle autorità ebraiche e romane nel giorno di festa della Pasqua.

 
E tuttavia l’Ultima Cena sembra proprio una cena pasquale. Come conciliare
le due prospettive? Il Papa ricorda i lavori della storica francese Annie
Jaubert (1912-1980), secondo cui erano qui all’opera due diversi calendari.
I discepoli ne seguivano uno arcaico – adottato dagli Esseni di Qumran
– per cui Pasqua cadeva al mercoledì e non al venerdì. Dunque per loro
il giorno dell’Ultima Cena era la vigilia di Pasqua – come ci dicono i sinottici
– ma per le autorità, che seguivano il calendario nuovo, non lo era, come
lascia intendere san Giovanni. Ma secondo il Papa le tracce, pure esistenti,
secondo cui gli apostoli sarebbero stati vetero-calendaristi «sono troppo
deboli per poter convincere» (p. 127) totalmente. Il Papa espone la tesi
della Jaubert perché la giudica suggestiva e non impossibile. Ma ultimamente
preferisce l’interpretazione dello storico statunitense don John Paul Meier,
secondo il quale bisogna ultimamente scegliere fra la cronologia sinottica
e quella giovannea, e la più probabile delle due è quella di Giovanni.

 
Ma perché allora l’Ultima Cena ha un carattere pasquale? «La risposta di Meier
è sorprendentemente semplice e sotto molti aspetti convincente. Gesù
era consapevole della sua morte imminente. Egli sapeva che non avrebbe
più potuto mangiare la Pasqua. In questa chiara consapevolezza invitò
i suoi ad un’ultima cena di carattere molto particolare, una cena che
non apparteneva a nessun determinato rito giudaico, ma era il suo congedo,
in cui Egli dava qualcosa di nuovo, donava se stesso come il vero Agnello,
istituendo così la sua Pasqua» (p. 130).

 
L’Ultima Cena ha un’importanza decisiva nella nostra vita di cristiani perché
è il momento dell’istituzione dell’Eucarestia. Di questa abbiamo vari resoconti,
di cui il più antico cronologicamente è quello di san Paolo, in quanto
«la Prima Lettera ai Corinzi fu scritta nell’anno 56 circa» (p. 132) ed è più antica
dei Vangeli. Le differenze testuali fra le versioni sono interessanti, ma non
cruciali. La questione più grave è l’obiezione di molti teologi moderni secondo
cui «ci sarebbe una contraddizione irrisolvibile tra il messaggio di Gesù
circa il regno di Dio e l’idea della sua morte espiatoria in funzione vicaria» (p. 135).

 
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