Come nel mondo “reale” ci sono bulli che usano violenze fisiche o psicologiche nei confronti dei compagni turbando la serenità di un gruppo, così nel mondo “virtuale” esistono persone che, avvantaggiate anche dall’anonimato, usano il Web per esercitare la loro prepotenza. È questo il fenomeno del cosiddetto cyberbullismo, una forma di molestia condotta tramite mezzi elettronici e più specificatamente l’e-mail, le chat,i blog, i siti web e i telefoni cellulari.
Il bullismo virtuale si differenzia da quello reale per l’anonimato del molestatore (anche se le moderne tecnologie non cancellano completamente la tracciabilità della provenienza dei messaggi), la difficile reperibilità del mittente e l’assenza dei limiti spazio-temporali.
Una ricerca dell’Università di Los Angeles testimonia che, nell’arco di un anno, 3 bambini su 4 vengono coinvolti in episodi di bullismo on line, come parte attiva o come parte passiva. Solo 1 su 10, invece, si confida con i genitori, timoroso di subirne l’ira e di limitazioni nell’uso del web.