Referendum 12 e 13 giugno: giornata di digiuno e di preghiera, l'impegno del laicato cattolico

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lazzaro2004
00venerdì 10 giugno 2011 23:46
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Referendum, Acli e Focsiv: acqua resti un bene comune gestito pubblicamente

Domenica prossima, dalle 8 alle 22, e lunedì 13 giugno,
dalle 7 alle 15, le urne italiane saranno aperte per accogliere
gli oltre 47 milioni di cittadini aventi diritto di voto, convocati
per esprimere un parere su quattro referendum.
La consultazione popolare tocca alcuni quesiti -- come
la privatizzazione dell'acqua e l'energia nucleare -- che hanno
polarizzato in modo evidente il dibattito in queste ultime settimane.
Il tema dell'acqua, in particolare, sta registrando una forte
mobilitazione del mondo cattolico, generalmente contrario
alla privatizzazione. Luca Collodi ha chiesto il perché a Sergio
Marelli, direttore generale di Focsiv -- Volontari nel mondo:

R. -
E' un impegno importante e significativo, che immagino
sarà anche determinante per il raggiungimento del quorum.
Penso sia una espressione di un associazionismo cattolico
che ribadisce l'importanza di una partecipazione diretta dei
cittadini e dei cristiani alla vita politica del nostro Paese.

D. - Marelli, i laici cattolici si sono in particolare impegnati
per mantenere l'acqua pubblica: perché?

R. -
Perché l'acqua è un bene comune. E' difficile, anche alla luce
delle moltissime esperienze precedenti, trovare degli esempi dove
con la privatizzazione si è migliorato l'accesso a questo bene comune
e, quindi, a questo diritto che deve essere garantito a tutti.
In tutti i casi, anche e soprattutto nei Paesi poveri dove come
Focsiv lavoriamo, in cui si è riscorsi alla privatizzazione dell'acqua,
si è assistito ad un rincaro dei costi e quindi fondamentalmente
si è assistito ad una ulteriore esclusione, oltre a quel miliardo
e mezzo di persone che ancora oggi - e vale la pena ricordarlo
- non dispone dell'accesso ad acqua potabile nel mondo.

D. - Il fronte del "no" all'acqua pubblica, quelli che non guardano
in modo negativo all'ingresso dei privati, dicono che l'attuale
Legge Ronchi prevede comunque il mantenimento dell'acqua
pubblica. Come stanno realmente le cose?

R.
- Le cose stanno nel modo in cui abbiamo visto anche in altri comparti
di privatizzazioni come l'inserimento del mercato è come un cuneo
che poi scardina e manda, in qualche modo, in non sostenibilità tutti
i sistemi di gestione di questi beni che - ripeto - essendo un diritto
devono essere garantiti a tutti. Quindi meglio restare - come dire
- con un principio di precauzione che non la gestione e la distribuzione
di un bene pubblico come l'acqua, venga consegnata al privato. (mg)

Ma quale potrebbe essere la normativa più equanime per garantire
il diritto a un bene pubblico come quello dell'acqua? Luca Collodi
lo ha chiesto a Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli:

R. - Noi pensiamo che si possa ripartire dal testo che 400 mila cittadini
tempo fa hanno presentato come proposta di legge popolare alle Camere,
quindi da una logica che sia quella della gestione partecipata dell'acqua.
Naturalmente, in cuor mio, io avrei anche un sogno, quello di poter
vedere l'acqua come il primo ambito di azione di nuove imprese sociali,
imprese nelle quali i cittadini associati, i soggetti no profit -- penso
alle grandi fondazioni -- e anche il pubblico, possano insieme andare
a costruire modelli di gestione partecipata.

D. -- Altro quesito referendario per domenica e lunedì prossimi,
giornata di referendum in Italia, è il nucleare. Su questo il mondo
cattolico non si è espresso in modo diretto, anche se il pensiero
è quello di tutelare le generazioni future...

R.
-- Certo, credo che da questo punto di vista noi dobbiamo rifarci
ad un principio laico, che in questi anni noi abbiamo fatto nostro:
quello di precauzione. Credo che, come sul tema della vita, così
anche su altre sfide che vedono insieme il tema della vita e il tema
della tecnica, della tecnologia, bisogna essere cauti. Prima di tutto
c'è l'uomo e ieri Papa Benedetto ce lo ha ricordato con grande forza,
e noi dobbiamo andare a costruire delle progettualità e dei sistemi
anche economici che tengano conto di questo. Quando si mette
a repentaglio la vita dell'uomo si ha sempre torto, non c'è ragione
valida per metterla a rischio. (ma)


Radio Vaticana 10 giugno 2011

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