Rilanciare la Missione. Papa Francesco: Una Chiesa missionaria non può che essere “in uscita”

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lazzaro2004
00domenica 23 novembre 2014 18:39



 

Cari fratelli e sorelle buongiorno!
Oggi vi siete alzati presto: a che ora? Alle 4! Un po’ esagerato! Complimenti al coro: bravissimo! Grazie! Vi accolgo volentieri in occasione del Convegno Missionario Nazionale della Chiesa in Italia e ringrazio Mons. Ambrogio Spreafico per le parole che mi ha rivolto. Io gli ho detto: “State attenti, che non vi mangi la balena” Lui mi ha detto: “Per Cristo la balena è il denaro; è il dio denaro”. E’ vero, il Signore dice: “Non si può servire a due padroni”. E’ vero. E’ saggio il vescovo! Il programma del vostro convegno prende spunto da quanto il Signore disse al profeta Giona: «Va’ a Ninive, la grande città». Giona però inizialmente fugge. Se ne è andato verso Occidente, al contrario. Ha paura di andare in quella grande città, preoccupato più di giudicare che della missione affidatagli. Ma poi va e a Ninive tutto cambia: Dio mostra la sua misericordia e la città si converte. La misericordia cambia la storia degli individui e persino dei popoli. Come dice l’apostolo Giacomo: «La misericordia ha sempre la meglio sul giudizio» (Gc 2,13 ). L’invito fatto a Giona, lo sentite oggi rivolto a voi. E questo è importante. Ogni generazione è chiamata a essere missionaria. Portare quello che abbiamo dentro, quello che il Signore ci ha dato. Questo dall’inizio! Ricordiamo quando Andrea e Giovanni hanno incontrato il Signore e poi hanno parlato con Lui quel pomeriggio e la sera. Sono usciti entusiasti. La prima cosa che hanno fatto Andrea e Giovanni è i missionari. Sono andati dai fratelli e dagli amici: “Abbiamo trovato il Signore, abbiamo trovato il Messia!” Questo avviene subito, dopo l’incontro con il Signore: viene subito questo.

Nella Esortazione apostolica Evangelii gaudium ho parlato di “Chiesa in uscita”. Una Chiesa missionaria non può che essere “in uscita”, che non ha paura di incontrare, di scoprire le novità, di parlare della gioia del Vangelo. A tutti, senza distinzioni. Non per fare proseliti, ma per dire quello che noi abbiamo e vogliamo condividere senza forzare verso tutti, senza distinzione. Le diverse realtà che voi rappresentate nella Chiesa italiana indicano che lo spirito della missio ad gentes deve diventare lo spirito della missione della Chiesa nel mondo: uscire, ascoltare il grido dei poveri e dei lontani, incontrare tutti e annunciare la gioia del Vangelo. Le Chiese particolari in Italia hanno fatto tanto. Ogni mattina alla Messa a Santa Marta trovo uno, due, tre che vengono da lontano: “Io sono tanti anni che lavoro in Amazzonia, che lavoro in Africa, che lavoro…” Ma tanti preti, tante suore, tanti laici fidei donum. Voi avete questo nel sangue! E’ una grazia di Dio. Dovete conservarlo, farlo crescere e darlo in eredità alle nuove generazioni di cristiani. Una volta è venuto un sacerdote anziano, si vedeva che – poveretto- era molto anziano e un po’ malato: “Come sta lei?” “Già prima di essere ordinato, da 60 anni sono in Amazzonia”. E’ grande questo: lasciare tutto. Ripeto una cosa che mi ha detto un Cardinale brasiliano: “Quando io vado in Amazzonia – perché lui ha il compito di visitare le diocesi dell’Amazzonia –, vado al cimitero e vedo le tombe dei missionari. Ce ne sono tanti. E io penso: “Questi potrebbero essere canonizzati adesso!’” È la Chiesa; sono le Chiese dell’Italia. Grazie! Grazie tante!

w2.vatican.va/.../papa-francesco_20141122_convegno-missionario-cei.html

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