SPECIALE: XXXII Convocazione Nazionale RnS

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Anam_cara
00martedì 5 maggio 2009 22:07
30 aprile 2009


XXXII Convocazione Nazionale RnS

Si aprono finalmente i battenti alla Fiera di Rimini

La XXXII Convocazione nazionale dei Gruppi e delle Comunità RnS, apre oggi a Rimini, presso la Fiera, i battenti ai circa 15.000 partecipanti provenienti da ogni parte d'Italia e dalla vicina Svizzera di lingua italiana.

 “Andate e proclamate al popolo tutte queste parole di vita” (At 5,20) è il tema scelto per quest’anno e sarà proprio questo il messaggio che verrà "consegnato" a tutti al termine dell'evento.

Nella giornata iniziale verrà innanzitutto intronizzata la Parola e subito dopo ci sarà un primo momento di preghiera comunitaria carismatica guidata da Marcella Reni, direttore generale del RnS,  Mario Landi, coordinatore nazionale RnS e don Guido Pietrogrande, assistente spirituale nazionale del RnS.

Seguirà un intervento a cura di p. Giovanni Alberti, membro del Comitato Nazionale di Servizio del RnS, che presenterà, nel dettaglio, a tutti i partecipanti il programma della XXXII Convocazione Nazionale.

Subito dopo, il saluto del Presidente Nazionale Salvatore Martinez a S.E. card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

Dopo una breve pausa, il Card. Bagnasco presiederà la Concelebrazione Liturgica che concluderà i lavori della prima giornata di Convocazione.

adp

Anam_cara
00martedì 5 maggio 2009 22:32

Accoglienza dei fratelli e gesto

introduttivo


Intronizzazione della Parola e preghiera comunitaria carismatica

La sessione d’apertura è piena di gioia e di desiderio di incontrare il Signore, anche attraverso i fratelli e le sorelle. Il primo invito rivolto dai fratelli che guidano la preghiera è infatti quello di accogliersi gli uni gli altri nel Nome del Risorto.

La varietà degli stati e momenti di vita è una delle bellezze del popolo del Rinnovamento; la diversità permette l’accoglienza, per questo a dare il benvenuto a tutti i presenti sono una rappresentante dei giovani, un rappresentante dei sacerdoti, una famiglia, una religiosa a nome dei religiosi, e tre ragazze che il mondo chiama “diversamente abili”.

Ciascuno esprime un pensiero per le categorie rappresentate.

I giovani sono risorti con Cristo: “Egli è vivo in mezzo a noi”.

Ogni sacerdote è invitato a riscoprire che “Gesù è il motivo della mia gioia!”.

I religiosi e consacrati sono invitati ad “accogliere Gesù come il proprio sposo”.

Alberto e Simona insieme ai loro figli proclamano che “Gesù è Risorto nella nostra casa!”
e chiedono a Cristo di benedire ogni famiglia.

Il benvenuto si conclude con tre ragazze in rappresentanza dei disabili che ricordano
la gioia di acclamare Gesù nell’assemblea.

E’ il momento poi di dare il trono al Re dei re che entra, dal fondo della sala, in mezzo all’assemblea con la sua Parola, che sta per essere intronizzata.

Come nell’Apocalisse è circondata da “vegliardi”, sacerdoti e diaconi, che accompagnano con la luce delle candele la Sacra Scrittura, a significare come la Luce di Cristo sia lampada per i nostri passi.

Non ci sono dubbi: sarà la sua Parola a guidare questi giorni di grazia della Convocazione; l’assemblea l’accoglie in piedi, perché i “Risorti sono in piedi” come sottolinea Mario Landi, in clima di preghiera e lode; don Guido Pietrogrande invita ad accogliere con solennità la “Parola che parla, convoca e salva” perché una volta salvati facciamo nostro l’invito che guiderà tutta la Convocazione: “Andate e proclamate al popolo tutte queste parole di vita” (Atti 5,20).

                                   Nella sua regalità la Parola viene intronizzata
                                    sia Essa ora a regnare nella vita di questo popolo.

M.Bogazzi





Anam_cara
00mercoledì 6 maggio 2009 16:37

Il saluto di S. Martinez al Card. Bagnasco


Arcivescovo di Genova e Presidente della C.E.I.

 

Una citazione tratta dalla lettera agli Efesini (Ef 2, 4-5 a 18) e lo stesso Osanna cantato nel 1998 da tutti i movimenti dinanzi a Papa Giovanni Paolo II hanno introdotto l’arrivo del cardinale Angelo Bagnasco alla XXXII Convocazione Nazionale del RnS, presente a Rimini per la terza volta.

Un ingresso che è stato salutato dal presidente nazionale Salvatore Martinez con un breve discorso in cui sono stati enucleati tre punti fondamentali dell’impegno del Rinnovamento nello Spirito Santo: inno alla cultura della vita e alla comunione ecclesiale, sacralità del ruolo della famiglia.

In una società in cui alberga la pedagogia della catastrofe, figlia del delirio d’onnipotenza umana che porta a inneggiare alla morte di Dio, il credente offre la sua testimonianza da uomo pacificato, fidente nell’attesa, nella consapevolezza di una realtà ultima che sarà offerta dal discepolato delle beatitudini.
Un tempo di crisi che trova lo Spirito Santo sempre pronto, consolatore incessante di cui la Chiesa, il mondo hanno bisogno.

"Il tempo della crisi deve essere il tempo dello Spirito, il tempo del ritorno allo Spirito, ma anche il tempo in cui siamo chiamati a fare un serio esame di coscienza".
Un esame di coscienza che parte dalla consapevolezza di appartenere alla Chiesa, dalla necessità di ravvivare la propria spiritualità, più volte relegata a sterili e mnemonici ricordi di infanzia.
 
Un primato della vita spirituale che il Rinnovamento declina attraverso la diffusione della “Cultura di Pentecoste” sin dal 2002, anno in cui questa missione gli fu affidata da Papa Giovanni Paolo II.

Cultura di Pentecoste che trova espressione nel Progetto di Formazione unitario e nei tre principali organismi di collegamento tra laici: Scienza e Vita, Rete in Opera e il Forum delle Famiglie.

E proprio alle famiglie, presenti numerosissime a Rimini, sarà dedicato il II Pellegrinaggio della Famiglia per le Famiglie, in programma a Scafati-Pompei il prossimo settembre.

Passaggi finali affidati al Convegno internazionale sturziano, impegno assunto dal RnS - in collaborazione con gli uffici della CEI, con il Pontificio Consiglio per i Laici e le istituzioni sturziane nel cinquantesimo della morte di don Luigi Sturzo – per offrire alle generazioni contemporanee un esempio di fede carismatica, la riscoperta di un testimone dello Spirito che ha saputo amare l’uomo “ultimo” nella vita pratica di tutti i giorni. attraverso un impegno concreto negli strati più difficili della vita sociale.

E. De Simone


Il grazie del Card. Bagnasco

Affettuosamente l’Arcivescovo di Genova, Presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, ringrazia Salvatore Martinez e rivolge ai presenti il saluto dei vescovi italiani: «I vescovi italiani vi abbracciano e tutti insieme vogliamo abbracciare i fratelli e le sorelle dell’Abruzzo», ha aggiunto ricordando la tragedia che ha recentemente colpito questa regione.

Il suo grazie al Rinnovamento si è esteso anche alla lettura sapienziale di Martinez riguardo a quanto il Rinnovamento sta facendo in questo tempo così carico di eventi.
 
«Vorrei dirvi di dire il bene agli uomini di oggi – ha affermato il Cardinale –; in un momento in cui si notano ombre, limiti, contraddizioni, c’è bisogno di un popolo, quale voi siete, che dica il bene e che abbia il cuore e il volto di Cristo Risorto. Continuate a essere fermento che entra nella pasta della storia della società».

Il card. Bagnasco ha proseguito esortando i presenti a essere al contempo «luce, annuncio, testimonianza» di Gesù, perché questo ci chiede il Vangelo nel costruire la storia e la cultura.

Infine, ricordando ancora le parole di Martinez, ha rivolto il suo pensiero alla Vergine Maria:
«Come lei e con lei chiediamo di essere sempre di più il grembo aperto alla luce dello Spirito Santo per essere grembo del mondo intero».

E. Dreoni



Anam_cara
00mercoledì 6 maggio 2009 17:00

Il cuore dell’uomo è sempre alla ricerca

della verità



Sintesi dell'omelia di S.E. card. Angelo Bagnasco

 

L’Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, card. Angelo Bagnasco, inizia la sua omelia rivolgendo al popolo del Rinnovamento un affettuoso saluto e sincere parole di conferma e di stima.
 
Il primo pensiero dell’Arcivescovo va al Sinodo dei vescovi celebrato a Roma lo scorso mese di ottobre, nel corso del quale si è ribadito che Dio parla al suo popolo attraverso le Sacre Scritture e la Sacra Tradizione, entrambe affidate al Magistero della Chiesa, di conseguenza il discepolo deve essere docile alla Parola e coraggioso testimone.

Filippo, nel Vangelo di Giovanni appena ascoltato, si muove verso l’etiope Eunuco non spinto da un suo desiderio personale, ma sospinto dalla volontà dello Spirito Santo.

L’annuncio del Vangelo
è innanzitutto opera dello Spirito per questo motivo deve nascere dalla preghiera e da questa essere sostenuto.

Ogni opera pastorale deriva da Cristo Risorto e ogni apostolato nasce nella Chiesa e costruisce la Chiesa.
Il tempo presente ha bisogno di una testimonianza gioiosa che sia basata sull’unità dei cuori.

Rivolgendosi ancora all’assemblea il cardinale Bagnasco esorta i presenti a perseverare nel coltivare con cura il senso della preghiera e ad amare la Chiesa con cuore sincero;
e ricordando le parole di Giovanni Paolo II invita a portare la propria esperienza nelle Chiese locali rimanendo in comunione con i Pastori e attenti ai loro suggerimenti.

La seconda indicazione missionaria che si trae dalla Scrittura è legata alla fiducia, la certezza cioè che il Signore si inserisce in ogni momento della vita, servendosi di qualsiasi occasione per fare breccia nel cuore dell’uomo, quindi il missionario non deve mai disperare, perché il cuore dell’uomo è sempre alla ricerca della verità.

Filippo entra con rispetto nella vita di quello sconosciuto e con umiltà lo aiuta a comprendere ciò che sta leggendo.

 Occorre essere, con l’aiuto dello Spirito, annunciatori umili, competenti e coraggiosi, forti della propria speranza e comunicare la Persona di Cristo Gesù;

occorre avere una profonda conoscenza del pensiero di Cristo che ci rivela il volto di Dio.

Per questo è necessaria una formazione dottrinale per portare l’annuncio.

La fede trasforma la vita e la storia e crea un’umanità nuova.


Il popolo del Rinnovamento nello Spirito vuole portare questa esperienza con gioia ed entusiasmo al mondo intero.

A. Pugliese


Anam_cara
00mercoledì 6 maggio 2009 18:04
Intervista di Famiglia Cristiana a Salvatore Martinez, Presidente Nazionale RnS
 



FAMIGLIA CRISTIANA – 30 aprile 2009



LA CONVOCAZIONE DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO


LA FEDE
CAMBIA IL MONDO


Un’associazione ecclesiale fortemente impegnata nel sociale.

«Non è possibile scindere i due aspetti

se ci poniamo al servizio di una Chiesa che vive nella società»,
dice il presidente Salvatore Martinez.


La Convocazione nazionale che dal 30 aprile al 3 maggio riunisce a Rimini decine di migliaia di membri del

Rinnovamento nello Spirito Santo si apre all’insegna di un preciso mandato, secondo le parole degli Atti

degli apostoli:

«Andate e proclamate al popolo tutte queste parole di vita».


Una sfida che Salvatore Martinez, presidente dell’associazione, definisce

«due comandi davanti ai quali si può obbedire o restare indifferenti,
impegnarsi o disertare».


Presidente Martinez, quale tipo di proposta spirituale caratterizza il Rinnovamento nello

Spirito Santo?


«Chi si accosta al Rinnovamento non si trova dinanzi a un tema predeterminato (come accade in una

Regola religiosa), o a un carisma preminente di impegno apostolico, ma viene accompagnato a riscoprire la

propria esperienza cristiana e il proprio stato di vita, a sperimentare una fede comunitaria e gioiosa, ad

aprirsi all’unzione dello Spirito e a ritrovare la bellezza e la gioia di professare quella fede».


 C’è un compito che oggi, secondo voi, vi appartiene in modo particolare?

«Noi riteniamo che la fede muoia se viene ridotta a consuetudine o a un’esperienza puramente emotiva. I

vescovi italiani, approvando gli Statuti revisionati, hanno sottolineato che il Rinnovamento si caratterizza non

come una generica esperienza spirituale, ma piuttosto come un cammino di fede. Quindi il nostro compito è

quello di rieducare alla fede e di aiutare le persone a farla crescere, a livello sia personale sia comunitario».


Dunque, una scelta orientata all’impeto missionario. In che modo intendete esplicitarla?


«Esprimendo la continuità con il Cenacolo e con la Piazza di Gerusalemme, come a Pentecoste, attraverso il

ricorso ai carismi e ai ministeri suscitati dallo Spirito, con una testimonianza di vita nuova da rendere al

mondo. Vogliamo essere non soltanto una valida presenza nella Chiesa, ma anche una significativa

presenza della Chiesa nel mondo».


Questo porta anche a dei riverberi nell’ambito sociale?

«Certamente. Non è possibile scindere l’aspetto ecclesiale da quello sociale, se ci poniamo al servizio di una

Chiesa che vive nel mondo. Senza rinnovamento spirituale, l’impegno socio-politico potrebbe ridurre il

Vangelo a una sorta di pensiero religioso ispirato a buoni princìpi. Ma, nel contempo, senza rinnovamento

sociale cadremmo nel devozionismo e consegneremmo alla storia l’idea che gli uomini spirituali sono

disincarnati dalla realtà».


In che modo le due cose possono coesistere?


«Mediante quella che abbiamo definito la "cultura della Pentecoste", secondo la consegna che Giovanni

Paolo II ci fece nel 2002 per lo sviluppo di una nuova civiltà dell’amore. Intendiamo cioè riaffermare il primato

della vita interiore, di una dimensione spirituale attenta alla promozione dell’uomo, di una laicità cristiana

incidente nella sfera interpersonale, familiare e sociale».


C’è qualche iniziativa concreta che vale la pena di sottolineare?


«Ne indicherei un paio che caratterizzeranno i prossimi mesi: il pellegrinaggio delle famiglie a Pompei e il

convegno internazionale su don Luigi Sturzo. Sabato 5 settembre ci ritroveremo in Campania, per la

precisione a Scafati, per andare a piedi in pellegrinaggio alla basilica mariana di Pompei. L’obiettivo è

duplice: mostrare la vitalità ecclesiale del nostro Sud e presentare il volto gioioso di famiglie che si mettono

in cammino pregando per le altre famiglie. Durante il percorso si reciterà il rosario della famiglia, che

abbiamo preparato rileggendo i 20 misteri del rosario classico, e sul sagrato del santuario pronunceremo

l’affidamento di tutte le famiglie alla Madonna».


In che consiste invece il convegno su don Sturzo?


«Dal 2 al 4 ottobre, a Catania e a Caltagirone, insieme con tutte le diverse realtà sturziane rifletteremo sulla

figura e sull’opera di don Sturzo nel cinquantesimo della morte e nel novantesimo della fondazione del

Partito popolare. Vogliamo rileggere l’attualità della concezione cristiana della storia che ha avuto don

Sturzo, per provare a rilanciare la sua dottrina sociale. In particolare intendiamo riaffermare il suo profilo

sacerdotale, la sua fede carismatica e la comprensione della realtà che egli aveva e che gli faceva dire che

senza un rinnovamento morale e spirituale non ci sarebbe stata vera socialità, vera promozione umana».



Un’attenzione che vi siete proposti in questi ultimi anni è quella della "maturità ecclesiale".

Cosa significa?


«Vogliamo renderci partecipi e interpreti di una nuova stagione di responsabilità ecclesiale, in modo da

assumere il destino delle nostre Chiese locali, l’opera di rievangelizzazione delle persone battezzate, la

formazione di nuovi animatori e responsabili. Per fare questo abbiamo immaginato un progetto unitario

formativo, che parte dai bisogni del nostro tempo e li ripropone con un modello esperienziale ispirato agli Atti

degli apostoli e cadenzato biblicamente in diversi livelli».


Siamo nell’anno dedicato a san Paolo, che lei ha definito «il più grande evangelizzatore

carismatico della storia». A che cosa, in particolare, vi sentite richiamati da lui?


«Questo anno sta rappresentando un momento di rilettura della nostra identità spirituale e carismatica e

anche l’occasione per ritrovare nelle lettere paoline l’attualità del nostro impegno. Il dono del Rinnovamento

non sarebbe percepibile senza l’esegesi permanente degli scritti di san Paolo, che sono parte integrante

della nostra formazione, e anche la fotografia perfetta di ciò che dovremmo essere».


Saverio Gaeta




I GRUPPI LOCALI E LE COMUNITÀ



Il Rinnovamento nello Spirito Santo è un’associazione formata prevalentemente da laici, che

comprende anche sacerdoti e persone consacrate.

Si articola in Gruppi locali e Comunità, di
diversa consistenza, collegati fra loro a livello diocesano,
 regionale e nazionale.

Gli Statuti sono
stati definitivamente approvati dalla Conferenza episcopale italiana nel 2007.


I Gruppi si riuniscono, almeno una volta a settimana, in un incontro di preghiera che dura circa

due ore.

Normalmente si articola con una preghiera spontanea di lode e di ringraziamento,

alternata con l’ascolto della parola di Dio, accompagnati da canti, testimonianze, annunci ed

esortazioni.

Le Comunità sono formate dagli aderenti che vivono fraternamente insieme e che

assumono ulteriori servizi nell’ambito dell’associazione.


A livello nazionale la responsabilità della guida dell’associazione è affidata a un Comitato

nazionale di servizio, che svolge un compito di unità, di discernimento, di organizzazione e di

rappresentanza presso la gerarchia della Chiesa italiana.


Per le decisioni e gli orientamenti più importanti e a carattere generale, l’organo competente è il

Consiglio nazionale, allargato a rappresentanti di tutte le zone geografiche.


Sa.Ga.

ANNO:  1990 GRUPPI: 906

ANNO:  2007 GRUPPI  1.847

Anam_cara
00mercoledì 6 maggio 2009 18:13
1 maggio - Seconda giornata


XXXII Convocazione Nazionale RnS




Giornata dedicata alla misericordia di Dio

 

La seconda giornata della XXXII Convocazione nazionale dei Gruppi e delle Comunità RnS, è dedicata alla misericordia di Dio che consola, libera, guarisce.

Nella sezione mattutina, dopo un vivace momento di preghiera comunitaria carismatica, don Sabino Palumbieri, fondatore del Movimento "Testimoni del Risorto", terrà una relazione sul tema:

"Se qualcuno ha peccato abbiamo un Paraclito presso il Padre"
(1 Gv 2,1b).

A seguire avrà inizio l'Azione penitenziale con Confessioni sacramentali che si protrarranno fino alla sezione pomeridiana.

La sezione mattutina del 1° maggio si concluderà con un ampio momento di Roveto Ardente e di Intercessione per i sofferenti.

La sessione pomeridiana si aprirà con il Ministero di guarigione ispirato al tema

"Come abbondano le sofferenze in Cristo, abbonda anche la nostra consolazione"
(2 Cor 1,5).

A guidare l'esperienza sarà Ironi Spuldaro, Membro del CNS del Rinnovamento Carismatico Cattolico del Brasile.

La giornata si concluderà con la Concelebrazione Eucaristica, presieduta da S.E. card. Claudio Hummes, ofm, Prefetto della Congregazione per il Clero.

adp

Anam_cara
00mercoledì 6 maggio 2009 18:31

La Croce di Gesù ci introduce

nella dignità di figli amati

Preghiera comunitaria carismatica

 

La seconda giornata di questa XXXII convocazione nazionale si apre con una preghiera comunitaria carismatica in cui il “popolo della lode” esprime il suo desiderio di voler incontrare il Signore.

Dopo un breve istante di silenzio l’assemblea innalza un canto di lode al Dio dell’universo che, attraverso le parole profetiche degli animatori, invita ogni convocato ad alzarsi dal suo stato di prigionia, perché l’amore misericordioso di Gesù vuole spezzare le sue catene.

“Giornata della misericordia” è il nome dato a questa giornata.

La misericordia di Dio non si fa attendere a lungo davanti ad un’assemblea che invoca la potenza dello Spirito Santo perché rinnovi, rigeneri e lavi il cuore dei convenuti per renderlo pronto ad accogliere “il Dono”.

Il dono di Dio, profeticamente annunciato dall’animazione, si presenta come una nuova alleanza che il Signore vuole stabilire con ognuno dei presenti; un’alleanza consacrata nel corpo di Cristo, fattosi uomo ed immolato sulla croce per chiamare ogni uomo ad essere “figlio amato”.

La promessa di Dio passa immediatamente da profezia a parola, prima con le parole di Matteo:

«Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "Elì, Elì, lemà sabactàni?"» (Mt 27, 45-46a),

che invitano a contemplare l’agonia di Gesù,

e poi con quelle di Timoteo
:

«Insieme con me prendi anche tu la tua parte di sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù. […] L’agricoltore poi che si affatica, deve essere il primo a cogliere i frutti della terra.» (2 Tm 2, 3-6)

che richiamano l’importanza di questa croce che, nella fatica di restare fedeli ad essa, ha la potenza di inondare di fiumi di acqua viva che sgorgano dal seno di Cristo.

Attraverso il canto e la preghiera questo percorso spirituale, indicato dal Signore all’assemblea, viene vissuto ed interiorizzato, e conduce ad una gioia piena che appare la manifestazione esteriore di quella salvezza promessa e realizzata nei cuori dei convenuti che cantano

“Tu sei veramente il Figlio di Dio, venuto a salvarmi”

e ascoltano la parola dei Proverbi: «Infatti, chi trova me trova la vita» (Proverbi 8,35a)
che accompagna la chiusura della preghiera comunitaria carismatica di un popolo venuto a cercare Dio e che già comincia a trovarlo.

S. Gallo

Anam_cara
00mercoledì 6 maggio 2009 20:18

“Se qualcuno ha peccato abbiamo un Paraclito presso il Padre”


Sintesi dell'intervento di don Sabino Palumbieri

Don Sabino Palumbieri, fondatore del movimento Testimoni del Risorto, inizia la sua relazione sul tema “Se qualcuno ha peccato abbiamo un Paraclito presso il Padre” (1Gv 2, 1b) puntando lo sguardo sulla ricerca perenne della casa da parte dell’uomo.

La casa quale emblema del luogo in cui ciascuno si sente accolto, protetto, non condannato ma piuttosto stimolato.

In una società senza radici, l’uomo sente forte il bisogno di ritrovare una “mano forte” che rappresenti la sicurezza e una “mano dolce” che rappresenti la tenerezza e Dio, che è il Trascendente e contiene l’infinito, ha in se stesso la perfezione della forza e della tenerezza.

S. Agostino – ci ricorda don Sabino Palumbieri – diceva:

“Dio non ci ama perché siamo belli, ma noi siamo belli perché Dio ci ama”.


Un monaco camaldolese interrogato da una coppia, alla domanda” Chi è Dio?” rispose “Dio è un bacio”.

Noi siamo stati creati per questo “bacio” e nel battesimo veniamo immersi in questo “eterno bacio” tra Padre e Figlio che è lo Spirito Santo.

Il cuore dell’uomo ricerca l’inesauribile Amore di Dio, un Dio non crocifiggente l’uomo, ma Crocifisso per l’uomo, che muore e risorge per ridonarsi all’uomo.

In questo mondo in frantumi, il male è da ricercarsi alla radice.

Il male dell’uomo è nel suo cuore, non si può pensare di curare il male sociale se non partendo dall’uomo che oggi è “disintegrato” dentro, ovvero ha perso la sua interezza.

Occorre ricucire lo strappo e ristabilire quel filo che unisce in verticale con Dio e in orizzontale con gli altri uomini e ciò può avvenire con la riconciliazione.

Come nella Genesi, ancora oggi il peccato dell’uomo è il
decentramento di Dio, unico vero bene:
 
Il peccato sociale, non messo in rilievo e unito al silenzio di tanti, genera il peccato strutturale.
 
Occorre prendere coscienza che oggi ci troviamo davanti a uno tzunami economico-finanziario che ha stravolto la gerarchia dei valori e ha portato a calpestare i diritti dei 2/3 della popolazione mondiale, creature di Dio schiacciate e umiliate.

Occorre mettere un freno all’avidità e all’aridità di questa finanza che trasferisce ma non produce ricchezza.

Ogni vivente è chiamato al superamento di questo peccato strutturale mediante la conversione e la riconciliazione.

La riconciliazione con Dio tocca l’uomo nel profondo, poiché entrambi sono legati tra loro da un vincolo sacro; rigenera e ricrea ciò che si era spezzato interrompendo la relazione.

La tenerezza di Dio si esprime con efficacia in questo sacramento, il cui protagonista è lo Spirito Santo, vincolo di amore tra Padre e Figlio.

Lo Spirito che inequivocabilmente in Giovanni 14,16 è indicato come “un altro Paraclito”.

“Anche Gesù è Paraclito, il primo Paraclito – continua don Palumbieri –, cosa designa questo nome nel contesto della salvezza?”

La parola “Paraclito” indica: l’in-vocatus, l’ad-vocatus e perciò il consolatore.

Solo Dio è in grado di consolare nella pienezza il cuore inquieto dell’uomo, per questo ha mandato il Figlio.

E lo Spirito Santo, sospiro d’amore tra Padre e Figlio, da noi invocato diviene per noi avvocato e in noi consolatore.

Rinnovati dall’opera ricostruttrice dello Spirito, avendo ricevuto la misericordia, siamo spinti dallo stesso Spirito a donare la misericordia ricevuta, diffondendo così la “cultura della tenerezza”, definita da Paolo VI “civiltà di amore” che fa diverso il mondo; tutto questo perché come dice sant’Agostino:

                                    “ Dio è felice. Dio ci vuole felici. Dio ci fa felici”.

A. Pugliese



Anam_cara
00mercoledì 6 maggio 2009 20:38

Roveto Ardente -

Intercessione per i sofferenti


Guidato da don Guido Pietrogrande

 

Come da tradizione oramai consolidata negli anni, l’Incontro più atteso dagli aderenti al Rinnovamento nello Spirito include all’interno del programma uno dei momenti spiritualmente più significativi: il Roveto ardente, guidato da don Guido Pietrogrande.

Questo è un tempo di adorazione eucaristica voluto a sostegno della Convocazione e di tutta la vita comunitaria del Rinnovamento nello Spirito.

L’intronizzazione di Gesù Eucaristia è accompagnata dal canto armonico che, eseguito dalla corale nazionale, riesce a suscitare il giusto clima di preghiera nella sua forma di adorazione, lode e intercessione.

La Parola, donata subito dopo il canto in lingue, è il brano di Gesù e la Samaritana (cf Gv, 4, 7-10).

L’invito immediato che viene dato è quello di identificarsi tutti nella donna di Samaria affinché ciascuno possa rispecchiare nell’acqua il proprio cuore colmo di sete d’amore.

Così come il Signore ha preparato in anticipo l’acqua per la Samaritana anche per noi ha già predisposto ciò che occorre per le nostre necessità.

La preghiera di intercessione è iniziata mettendo al centro i problemi delle famiglie e, in particolare, quelli delle coppie in difficoltà, i matrimoni logori e i figli che “hanno tutto ma non hanno nulla”.

Il momento è continuato con la proclamazione del brano di Isaia rivolto a quanti per vari motivi si sentono esclusi:

“Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mio compiacimento” (62, 4).

Subito dopo viene posta l’attenzione a tutti coloro che hanno il cuore afflitto per la perdita dei propri cari, chiedendo di consegnarli nelle mani di Gesù, il Figlio di Davide, che li ha salvati dalla morte e ha donato loro la vita eterna.

A questo punto è stato chiamato sul palco don Renzo, parroco della cattedrale dell’Aquila, che ha donato la sua testimonianza.

Il sacerdote ha voluto comunicare come, dopo un primo momento di turbamento e inconscia protesta a causa del disastro che lo circondava per il terremoto dei giorni scorsi, lo Spirito, che abita nei nostri cuori, ha veicolato in lui questo pensiero:

“Mi sento povero, ma la ricchezza è dentro di me, tutto il resto è passeggero”.

Ha spiegato anche come il sorriso e l’ironia possano aiutare la popolazione al distacco del problema, esorcizzando la paura e guardando alle tendopoli che li ospitano come fossero vere e proprie “ville blu”.

Concludendo il suo intervento, don Renzo ha richiesto un applauso che nascesse dal cuore per raggiungere i cuori di tutti i terremotati.
L’assemblea ha risposto con un lungo, forte battito di mani ancor prima che lui finisse di parlare.

“Questo è un tempo profetico. Le orecchie di Dio ascoltano!”,

l’affermazione di Salvatore Martinez e la citazione dei salmi 10 e 11 hanno concluso il tempo del Roveto prima della benedizione itinerante in mezzo all’assemblea.

F. Aradeo - F. Storino






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