Separati in strada. Fine di un'unione: lui al dormitorio, lei al centro di ascolto

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lazzaro2004
00sabato 8 ottobre 2011 17:14
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Separati in strada. Fine di un'unione: lui al dormitorio, lei al centro di ascolto
 
http://www.youtube.com/watch?v=yqk_5GhI63s
 

 

Sarebbero 50 mila a Milano, 80 mila a Roma,
i padri posti in serie difficoltà economiche da una separazione.
Molti si ritrovano addirittura a vivere come senza dimora.
Il fenomeno è in aumento. Ma la rottura di un matrimonio sconvolge tutti:
chiedono aiuto anche tante mamme sole con figli a carico clochard,
anche se tecnicamente sono senza dimora. Ma si trovano su un piano
inclinato sul quale è facile scivolare in basso. Fingere che vada tutto bene,
quando la notte dormono accanto a te il lavavetri che sta al semaforo, il venditore
di rose, l'ubriacone del quartiere, qualcuno a cui la vita ha già detto no,
non è un'impresa facile. Pensi alla moglie che si è tenuta la casa. Magari la
"tua" casa. Ai figli che non osi più vedere, perché ti vergogni a mostrare loro
dove vivi. Ti guardi attorno e il tuo rancore poco alla volta si trasforma in depressione.

«C'è qualcuno talmente arrabbiato con la ex consorte
-- sostiene padre Moriggi -- che, pur non di pagarle gli assegni di mantenimento,
preferisce licenziarsi e trovare un nuovo impiego in nero,
anche se precario e molto più modesto, così è libero di decidere cosa
passare ai figli senza obblighi legali nei confronti della famiglia. Quando si arriva
a questo punto, generalmente, si oltrepassa un confine. Dopo un po' si inizia
a bere, a non badare più al proprio aspetto, si perde il senso della propria
autostima. La china verso la vita di strada, a questo punto, è già imboccata».

Padre Clemente Moriggi da anni offre un letto e un pasto caldo ai senza
dimora di Milano. I suoi dormitori ospitano, d'inverno, 700 persone. Tra loro, lo
scorso anno, c'erano anche 80 insospettabili: persone ridotte sul lastrico non dalla
crisi economica, ma dalle crisi matrimoniali. Gli insospettabili di padre Clemente
sono tutti uomini con stipendi modesti. C'è chi lavora come facchino, chi come lavapiatti,
chi negli alberghi e nei ristoranti della città. C'è chi se la passa meglio: qualcuno
fa l'operaio specializzato, l'impiegato o l'insegnante. Ma persino loro, i più
benestanti, che a fine mese possono contare su un stipendio medio, non riescono

più a mantenere se stessi e la famiglia da cui si sono allontanati. «D'estate --
racconta il frate francescano -- passano la notte in auto, in qualche parcheggio
ai bordi della città, la mattina si fanno la barba in autogrill e poi vanno al lavoro.
D'inverno, quando fa troppo freddo per resistere una notte intera in macchina,
vengono da noi, mentre continuano la vita di sempre, cercando di tenere nascosto
ai colleghi il loro dramma. Naturalmente finchè ce la fanno.


http://www1.caritas.torino.it/drupal/sites/default/files/PDF/scarp/sdt146.pdf


Fratellli di San Francesco d'Assisi Onlus


http://www.fratellisanfrancesco.org/index.php?id=6

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