TERZA GUERRA MONDIALE IN ATTO A PEZZI. QUALE VIA D'USCITA?

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
lazzaro2004
00domenica 14 settembre 2014 22:15



 

Al di là delle concrete azioni politiche e umanitarie, come pastore che cosa si sente di suggerire per ricostruire un futuro dopo una tragedia di queste proporzioni?
Credo che portando qui la sollecitudine, la presenza del Papa siamo già partiti. Come pastore sento che queste sono le pecore dimenticate che, come dice papa Francesco, dobbiamo prenderci sulle nostre spalle. E prendiamo proprio così il loro odore, le loro necessità, i loro problemi. La mia visita è stata di grande beneficio: lo dicono le persone che a migliaia si avvicinano, me lo hanno detto le autorità, me lo hanno detto i profughi: «Grazie che siete venuti a vedere come stiamo. Parlate di noi». Come comunità ecclesiale siamo già presenti: la Chiesa locale, i vescovi, il patriarcato, tutti hanno dato una straordinaria mano... Ma ora si tratta di dare speranza: da soli non possiamo farlo, ma ci impegniamo ad essere sempre presenti. Camminare in mezzo a loro ci dà la forza e a loro dà la forza di voler continuare a vivere qui, come dice il patriarca caldeo. C’è chi vuole andare, non lo possiamo certo impedire, ma ci sono tanti che hanno detto: «Qui è la nostra terra, qui sono le nostre radici». L’Iraq, e in particolare la zona del nord del Kurditan, terre antichissime di civiltà e culture, sono un crogiuolo di popoli. Come diceva il presidente Barzani, questo è un mosaico di pietre grandi e di pietre piccolissime, Ma togliendo anche solo una tessera del mosaico non siamo più gli stessi: questo non è l’Iraq. Dobbiamo fare sì che queste pietre non cadano, ma siano parte di questa convivenza. Bisogna trovare gli strumenti per favorire una convivenza pacifica.

http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/intervista-cardinal-filoni.aspx

Io che ci posso fare, a me che importa e invece tutto mi importa.
La parabola del buon Samaritano, vedere un uomo mezzo morto, mi coinvolge:
sia il barbone che sta sotto casa mia o il bisognoso, ma anche il paese lontano, il popolo lontano:
Le donne Jihadiste violentate e rapite in Iraq e i cristiani Iracheni perseguitati.
Una cultura della solidarietà

(Andrea Ricciardi comunità di sant'Egidio)

APPELLO DI PACE
Donne e uomini di religione diversa ci siamo riuniti su invito della Comunità di Sant’Egidio ad Anversa, nel cuore dell’Europa. In una terra che ha subito l'orrore della Grande Guerra Europea e Mondiale, un secolo fa. Ci inchiniamo alla memoria dei tanti caduti e ripetiamo: Mai più la guerra!
Oggi invece la guerra è tornata sul suolo europeo, travolge convivenze millenarie in altre terre, fa soffrire troppi.
Abbiamo ascoltato la preghiera di milioni di profughi e fuggiaschi, di chi chiede di non morire di fame e di sete, di malattie curabili in altre parti del mondo. La richiesta di dignità dei poveri, il bisogno di giustizia di popoli, le periferie del mondo.
Il mondo ha avuto grandi possibilità e tempo per costruire la pace, per accorciare le distanze, per prevenire i conflitti, prima che le crisi diventassero troppo grandi. Il mondo ha perso però tante occasioni. Ma ora è tempo di decisione, non di rassegnazione.
La guerra e la violenza in tante parti del mondo vogliono riscrivere i confini, le forme di vita, il modo in cui guardiamo all’altro. Il mondo rischia di perdere il senso di un destino comune proprio mentre è diventato globale.
Ci sono malattie profonde che rendono tutto difficile: la divisione e la rassegnazione attraversano e indeboliscono tanti: le comunità religiose, la politica, gli assetti e le istituzioni internazionali.
Le religioni sono chiamate a interrogarsi: hanno saputo dare un'anima alla ricerca di un destino comune o sono state catturate in una logica conflittuale? Ma le religioni possono molto: dare cuore e anima alla ricerca della pace come destino comune di tutti i popoli.
Ci assumiamo oggi la responsabilità della pace quando troppo pochi sognano la pace.
Le religioni dicono oggi con più forza di ieri: non c’è guerra santa; l’eliminazione dell’altro in nome di Dio è sempre blasfema. L’eliminazione dell’altro, usando il nome di Dio, è solo orrore e terrore. Accecati dall’odio, ci si allontana in questo modo dalla religione pura e si distrugge quella religione che si dice di difendere.
Ci impegniamo in un tempo difficile a difendere la vita dei fratelli di religione diversa dalla nostra che sono minacciati.
Lavoriamo insieme per il futuro del mondo, sapendo che la guerra è una grande stoltezza e che la pace è una cosa troppo seria per lasciarla solo ad alcuni. Il dialogo è la medicina dei conflitti, cura le ferite, rende possibile il futuro.
La guerra si vince solo con la pace. Quando non si riesce a immaginare le vie della pace, restano solo le macerie e l’odio. Occorre avere l’audacia di pensare la pace, perché o il futuro è la pace o non c’è più futuro, sia per chi vince sia per chi perde.

http://www.santegidio.org/pageID/5373/langID/it/text/1159/APP


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 17:29.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com