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04/01/2009 19:24 | |
Fiore d'agave
Mi sono steso alla tua orbita, gatto randagio in cerca di fragole ho rubato tutte le spine per strapparti odore di sangue, ma non sono bastate le tue palme acuminate a sopprimere il grembo di mare e imprigionare la stella di attimi residui, respirando a stento quella luce che pende sull'ultimo vessillo di verde superstite di foglie morenti, stelo superbo; un sole ti cresce di vertigine in vertigine dove il fiore si fa vertice ed angolo che svetta senza ombra, estremo strepito in volo senza scampo. Inviato: 24/04/2004
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04/01/2009 19:28 | |
A mio padre
Per inventare una fiaba non basta scalfire il vento, deviare il tempo bere un'ombra di mare al piano bar. Oggi potrei stare nel vuoto, farmi sospiro e offuscamento, ieri l'aberrazione era una stella dentro l'asfalto, e grumo di primo impatto divenne epilogo. E canterò spezzando urla invulnerabili, angelo schiavo e libero schizzato dal patibolo, la fiaba che non è più da vivere, domani Inviato: 30/04/2004
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04/01/2009 19:40 | |
NEWGRANGE
A d o l e s c e n z a d'erba che s'intrufola in una curva eterna, impenetrabile al vasto movimento del cuore, ti sorprende come un'onda di pietra.
Si divincola piano l'occhio dentro il mistero come randagio di soppiatto, e rallenta il desiderio di sempre già a d u l t o, nel suo stupore per chi lo sveglia in silenzi d'attesa.
Spirali d'arcano sgomento riemergono oltre la linea di confine, spezzando il contorno di luce nell’ultimo a d u l t e r i o della terra.
Inviato: 15/10/2004
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04/01/2009 19:44 | |
Non è il collasso di una stella
L'inerzia di Andromeda preme la notte dal di dentro, ad est dorme una stella che è musica d'assenza; ormai non so sperare altro che l'accidia dell'arida luna per sospingere in fondo il buio del vuoto. Ma non è un crollo di luci in catene l'onda d'urto che riaccomoda i neutrini di anime lise...
Rinasce da terra con passi che allargano il buio domato, accanto a una foglia che trema nel rinnovamento di un Bene universale.
Inviato: 28/11/2004
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04/01/2009 19:49 | |
Una luce mai vista
Che è quello che viene verso di noi come un volo soffuso dalla luce tremante del crepuscolo? la mia prudenza non mi farebbe correre su colmo della collina dove appare un chiarore incerto, ma è l'indizio della strada da percorrere: chissà mai perchè dicono di non attendere? e si accorre ci s'incammina si spera e si gioisce senza avvertire quella morsa di gelo nel petto, ed ogni ferita aperta si rimargina nel calore improvviso che dall'alto emana quella piccola, vivida, splendida stella...
blu
Inviato: 21/12/2004
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04/01/2009 19:54 | |
comete senza ritorno
Orbitare di comete nel the, aromatico blu come sale che sublima nel cuore. Fondi neri affiorano nel saliscendi di nuvole chiare tra i fiordi di ghiaccio che il sole corrompe Inviato: 26/01/2005
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04/01/2009 20:06 | |
Naufragio senza salvezza
Non credi a nulla, oscilli fra le onde del sentimento, ed è naufragio sulla spiaggia del razionalismo. Questa la sorte di un limitato sapere, che va esaurendosi nel fiume concreto delle cose, mormorandone ogni giustificazione. E non tenti di credere, nemmeno di pregare per scongiurare l'inevitabile, quando la fede resta al vento gelido di un sonno senza musica, e non ti accorgi di vivere esperienze antinomiche, più che asimmetriche. Ma se tu fossi davvero il primo naufrago del razionalismo, almeno credi, se puoi, ad un oscuro presentimento... sai, l'Oggetto della nostra, della tua fede, non può essere d'un sapere oggettivo il Termine, perché il Principio Ultimo è inverificabile. Inviato: 14/04/2005 Commenti:
E' molto razionale e molto profonda!
Bellissimo il raffronto fede e razionalita' naufragata... perche' in evvetti il primo "irrazionale" a mio avviso e' lo stesso Dio che continua ad amare creature ingrate!
DTB! Anam |
Da: Azar013 | Inviato: 15/04/2005 15.30 |
Diceva un grande: Naufragar m'è dolce........ Quindi, qualcosa di conveniente deve esserci nel naufragare. Se poi credi che la tua nave sia capace solo di navigare in mari sicuri, le cui rotte sono conosciute e mai burrascose, allora ti consiglio di non usare mai una nave. Meglio che contini a camminare sulla terraferma delle convinzioni umane. Solo la nostra ragione costruisce antinomie quando scopre di non avere spiegazioni sufficienti su cui poter camminare. Troppe regole per cercare di spiegare l'Assoluto che non ha regole, è naturale che si creano contradizioni. E' come se tu volessi spiegarti il mare, ma continui a studiare la montagna. Ma una risposta l'hai data: l'Oggetto della nostra, della tua fede, non può essere d'un sapere oggettivo il Termine, perché il Principio Ultimo è inverificabile. La ragione non può andare oltre il razionale.
il naufragio dolce a cui alludi, quello che conduce ai porti dell'infinito, è sicuramente l'aspirazione più radicale e fondamentale di una vita protesa verso l'elevazione dello spirito, ma quello a cui alludevo io è altra cosa, l'inevitabile fallimento di un razionalismo esasperato che si propone di dimostrare tutto, di giustificare ogni cosa, immanente e trascendente... perchè, come tu dici, l'Assoluto non ha regole, ed ogni tentativo razionalizzante porta solo a vacue contraddizioni, a gabbie antinomiche in cui la mente si dibatte e si indebolisce fino a soccombere... blu |
certo, Anam, volevo in effetti esprimere proprio questo, che solo l'umiltà e la semplicità (ovvero povertà:-) dello spirito può farci accettare l'irrazionale come elemento ineliminabile della nostra fede, e portarci verso l'Assoluto blu |
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04/01/2009 20:09 | |
Verità e illusioni
La corsa dell'acqua sorgente, impetuosa, procura alla mano sull'erba la fresca inquietudine che prelude alla sera. Se il piacere immediato d'un leggero fluire si dilata senza legge per raccogliersi nell'attimo fuggente, spegne la frescura di un delta, fedele a disegnate volontà: va in torbidi estuari l'onda dell'ego e l'impeto di abbaglianti passioni conduce dentro il caos del solo sentimento. Sul giardino, che un vento all'imbrunire adorna di sguardi, barbagli e umidi profumi, si attarda un fruscio d'ali, essenza, indecifrabile, di una Presenza. Inviato: 16/04/2005
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04/01/2009 20:12 | |
Sensazione d'infinito
Quella carezza d'infinito, carovana di stelle immersa in denso vortice di tempo immemorabile, si perpetua in un soffio sfuggente, incognito.
Tutti quei fiori lontani dagli occhi come di notte il sole, ombre tenui, cerchi di luce negli occhi assopiti dentro un indistinto magma - quel vortice, quel roteare a grappolo - di chiaroscuri, fiori al confine del buio... è l'ora...
Basterà che li sfiori una luce - un lampo che ne accenda all'istante l'azzurro splendore - e saprà d'infinito la notte in quel volo impennato o planante, ma soggiogato mai.
Inviato: 13/05/2005
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04/01/2009 20:20 | |
Uadi notturno
Si allarga la linea dell'orizzonte al vento morbido di un'altra notte scalza di ragione, ad oriente si innalza la preghiera di esistere. Del giorno ama la nuda bellezza della luce - ignora l' ombra inutile che incorpora il disordine - acqua schiva, risorsa inadeguata alle complicazioni di preghiere di circostanza. Ma la notte arriva solo quando è l'ora, e non sa la ragione del suo farsi cristallo di magma delle origini, poi che il sole è sparito e tutto il cielo si è interamente colorato di nero
Inviato: 26/06/2005
E' molto bella anche se intravvedo una nota di amarezza e di pessimismo senza alcuna speranza nel sostegno dell'Onnipotente... Perche'? Un grosso abbraccio TVB! DTB! Anam
non si tatta di pessimismo:-) queste ultime poesie si ispirano a "La notte oscura" di S. Giovanni della Croce, apice di silenzio e deserto dell'anima dove si incontra...
blu
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04/01/2009 20:22 | |
Alla cometa che non c'è...
Non più cometa sarai concretamente: nel fuorviamento sconvolto del sole e in un azzurro che precipita del suo invelenirsi a finestra di ozono, disinnescandosi invano... sola, ridicola luna, barcolli - intanto del tuo divenire nascostamente insuperbisci - blucerchiata nel disordine browniano delle acide voragini di piogge grandinanti superstiti di nuclei... Regina di maree scintillanti, la tua chioma d'ombra nebbiosamente in bilico a spingersi in lembi di cielo inviolato e risorgere incontaminata, che sogguardo e tengo d'occhio mentre vado e parto o non riparto, cometa involontaria di questo viaggio, un viaggio tra i frattali di me, in te mi attracco... Inviato: 25/07/2005
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04/01/2009 20:25 | |
Insoliti avvistamenti (miracoli degni di S. Gennaro)
Morbidissimi involti di vapori spumanti albumi di latteo turgore che a strati in moto veloce eravate i bersagli di ormai remoti ma ancora intenti sguardi... Vi fermavate sopra le amate cime montane con fragile grazia, teneri e ignari dell'imminente abbattimento; ed era l'appostamento, la mira - la mia vittima alla destra del castagno la tua più alta sulla vetta - partiva la raffica degli sguardi proiettili in nuvolosa dissolvenza, tiratori noi seduti con gli occhi all'insù fra i sassi d'un greto oppure al tavolo di un bar - per te il caffè corretto a me il tuo cioccolatino - a ripetere il miracolo dello scioglimento.
Avrei potuto giocare per ore a mirare le nuvole con te. Ora è un correre sfinito di violetti vapori tra lenti intercambiabili, un socchiuso trascorrere come da una trappola iperbarica per scendere senza riserva sotto coperta.
Era uno dei nostri giochi preferiti, nessuno conosceva il segreto per sciogliere con gli occhi le nuvole e tutti allibivano di fronte alla nostra abilità: mio padre ancora più concentrato di me prendeva di mira certe paffute biancorosate gonfie e riccioline che disintegrava in un baleno mentre io mi dedicavo a imponenti ghirigori barbuti e solenni, ed avevo molto più filo da torcere...
Inviato: 19/09/2005
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04/01/2009 20:28 | |
Preghiera in due
Prega con me questa notte, e fermeremo la bellezza di tutta la musica, ascolteremo le note della luna e del vento (chè oltre ci sono le stelle...) Non guarderemo le pietre opache del sentiero nè le toccheremo con mani accaldate, nemmeno ci attarderemo fra le tenaglie del cuore o i tentacoli della mente e non ripasseremo dove i nostri occhi avevano colto le rose del sole, invece attenderemo un'altro fiore da vivere dentro i fuochi della notte.
Inviato: 31/01/2006
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04/01/2009 20:30 | |
Transito
Se sgomenta un accendersi di aceri appena ingialliti, e già li cerchi ad ogni transito ad ogni cardine cancello casa d'angolo nell'arco di un arancio che si sfrangia - questa fluida curva vibratile di aceri ha ciò che d'acero non è ma acerbamente vibrazione violetta, sfarfallio dai risvolti improvvisi, di sguardi amari di memoria (ci manchi…) Transito che riappare nel riconoscersi aurora morente in altri soli, altro rivela in questa schiera d'aceri appena tremanti di sconcerto - grido inerme, nota stremata che sfinisce la sua canzone - ne vive l'aria tra i corimbi tutt'intorno, irreplicato divenire che si sente addosso come un’acqua distante oltre ogni limite quasi rigoglio diafano latitante in un sole interno, di sfuggita... Inviato: 28/11/2006
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04/01/2009 20:38 | |
Una stella, lassù.
Lassù dove di luna in luna vaga e rimbalza argenteo un concerto, il lunapark serale, mentre quaggiù, di balcone in balcone, le rondini tardive si radunano fra loro, tacendo con le rose, lei splende alta e già ti strega il suo occhio zaffireo con l’ultimo calice d’aria celeste, nel triangolo estivo la bella, tu sai, la stella Vega…
Come una conchiglia è viva pulsante, fiorita di luce, e l’ala lieve d’azzurra speranza sale
Inviato: 18/09/2003 da ferite ancora aperte, qui.
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04/01/2009 20:56 | |
Al padre mio
Padre mio, ricordi, quand’eravamo solo io e te nel giardino com’era dolce la brezza dell’unico giorno che soffiava sul volto d’entrambi, ricordi, com’era pura la terra da cui mi traesti alla vita, unico nato da terra ancor vergine, fatto del fango che non s’impastava col sangue. E il tuo nome fu il primo verbo che udii.Mi dicesti che ero tuo figlio, mi dicesti d’amare, e null’altro. Mi facesti pastore degli astri e di ogni germoglio, dei sospiri del vento e delle celesti montagne, mi facesti pastore del mondo. Ricordi, Padre mio? Stavamo a contare le stelle, a chiamare per nome le greggi, insieme. Ricordi? Poi venne Eva, e in lei mi specchiai. non più nei placidi stagni, e vidi il mio volto diverso dal tuo Sentivo pesante il tuo passo, e fredda la brezza del giorno. Non c’erano più un Padre e l’unico figlio, ma già l’umanità con templi e preghiere. Poi chiesi cos’erano gli astri e i germogli e il vento e le gravi montagne. Chiesi cos’ero, e perché ero felice. Ogni cosa ho fatto per te, e ogni cosa è fatta d’amore rispondevi, ma io bramavo conoscere se c’è verità al di là dell’amore. Poi mangiai del bene e del male, e seppi cos’erano mangiai di mille risposte e ancora di mille domande vidi, e tutto mi parve lontano e confuso. E la gentile carezza del sole divenne esplosione abbagliante, mi feriva la brezza del giorno, come tuono suonava il tuo passo. Mi nascosi, poiché avevo vergogna di me. Dissi qualche menzogna, e la mia voce era sola, mentre tacevano tutte le bestie. Dal mio cuore tagliai le fronde dell’Eden, ti volsi le spalle e m’esiliavo orgoglioso, ed ero solo, pur con Eva al mio fianco Solo. Ricordi? Ora ferisco la terra, perché mi dia di che vivere, chiamo mio un campo riarso, mentre prima nostro era il mondo, fuggo i venti furiosi e la notte, temo le bestie fuor dai recinti. dalle vette dei monti, dal cielo, attendo anatemi e sciagure. So come uccidere, come fare le armi, e le capanne di fango, per ripararmi dalla brezza del giorno, so bruciare olocausti sul fuoco. So cos’è un uomo. Ma pur conoscendo sono infelice. Eva diede altri uomini alla violenta luce del sole. Qui uno giace, dove io sono, l’altro è ramingo e assassino. Qui la terra era molle di lacrime, dunque mi parve che chiamasse la spoglia d’Abele: egli era il mio seme, e riposa sotterra. Qui misi tre pietre, e qui vengo a pregare: Signore, non nascano qui spine e triboli. Ti ho portato l’agnello che vuoi mi sia tolto. Te l’offro: a te, non a me, spetta oramai quello che è puro. Ma dimmi, cos’è questo chiudere gli occhi, senza temere i sogni e il mattino? Ché forse Abele, l’agnello, ogni cosa, diventa di polvere perché la brezza del giorno la porti ai tuoi piedi? Forse, giacendo sotterra, torniamo ciò che eravamo? Non so. Padre, che temendo ho imparato a chiamare Signore, Padre ancora, pur se il tuo volto è al di là delle nubi, come posso chiamarti altrimenti, io che non ho né padre né madre? Ma chi senza te avrà padre e madre e fratelli e grano e ricchezze? sono solo, e soli saranno i miei figli, quando, locuste, copriranno la terra silente, soli levando preghiere sotto cieli di pietra, soli inseguendo il pensiero d’un Dio, soli perdendo l’amore d’un Padre. Pietà! Pur se le greggi di astri vagano tra gli aridi prati del cielo,pur se è venuto il crepuscolo dell’unico giorno, pur se ho peccato, non velare il tuo volto con veli di notte. I miei occhi s’abbaglino: sarò cieco di nuovo.
Inviato: 23/09/2003
E' una poesia densa di immagini che colpiscono e che confermano in maniera stupenda l'idea che gli uomini e Dio, un tempo, camminavano insieme. Poi, l'uomo cambiò strada. | Da: Anam_cara_2
Carissimo Amico, la tua ricchezza interiore e' meravigliosa !!! E raramente ho letto qualcosa che superi l'intensita' espressiva e di fede trovata in questa poesia che e' profonda e dolcissima..........le sue parole mi hanno commosso fino alle lacrime...... GRAZIE!!! Si grazie di avercela donata.....ti prego continua ad arricchire i nostri cuori assetati d'amore e di dolcezza con la tenerezza segreta che celi in te............ TVVVVVVVVVVVBBBBBBBB!!!!! Anam
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04/01/2009 21:01 | |
Domande elementari
Le tue domande sono le domande della terra, mille fiumi che alzano sabbie mobili al vento dei crepuscoli. Sopra i campi quadrati di pianure umide, lagune di buio coprono silenzi tiepidi di fango e polvere, sospiri senza voce, persistenze volatili che svelano distanze.
Le tue domande sono le domande dell'aria, nerofumo incorruttibile del fuoco rubato agli dei. Fiammelle fugaci rasoterra ti raggirano sorvolando risposte, il buio stritola le loro ombre incerte in un mortaio d'acqua, ne odora il vento qualche briciola soffiandovi le storie errate. In terra domande esatte, spente, si riposano.
Inviato: 21/10/2003
Da: Azar013 | Inviato: 21/10/2003 23.47 |
Ciao. Sono immagini che riportano alla memoria qualcosa di atavico e desertico. Azar
É come dici, Azar, si tratta di un mondo primordiale creato dall'aggregarsi dei quattro elementi, ma caotico, amorfo, dominato dal disordine. Ciao
blu
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04/01/2009 21:04 | |
Presentimento del cielo invernale
Dove il Cane, sulla linea che intorbida un oriente di gelo, si congeda dall'incolmabile convessità dell'aria, e l'alta curva del buio sospende nebulose invisibili a una fibbia di luce,
lassù,oltre il varco dove le Pleiadi pigolando mi scortano fino alla porta malferma del sonno, e mettono un sipario tra te e questo cielo mai toccato con un dito, ma sempre amato e non meno amaro, obliqua
lampeggia la spada all'aerea losanga, e nelle estreme vie di un remoto incantamento vive per sempre il cacciatore con i suoi cani, eterno immutabile Orione.
Inviato: 10/11/2003
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04/01/2009 21:07 | |
Musica infinita
Erano in cento nella gran sala: tutti suonavano, ora soli, ora in gruppo. Erano in cento, ma solo, in un angolo, uno suonava strumenti invisibili: non uno l'ascoltava, non uno l'invitò.
E mentre i musicisti suonando divennero esperti, e suonavano, suonavano... accadevano continui cambiamenti: chi usciva da un gruppo per fondersi ad altro, chi smise di fare il solista, aggregandosi
.Passarono giorni, millenni, nella gran sala eran tre, (forse quattro), i complessi; sapevan creare armonie celestiali, quei gruppi eran tre, forse quattro. E silenzioso, un essere solo ascoltava, e, contemplando, non creava alcun suono....
Passano altri millenni; i novantanove ora suonano ancora, ognuno ha perfezionato la sua parte, la musica è sublime, tanto da convincere che null'altro sarà creato di più vicino all'infinito...
Quanti suoni hanno riempito quella stanza! Quanti musicisti seguirono vie travagliate per raggiungere tal qualità! quanti gettaron l'orgoglio per ammettere che un'altra musica era piu' alta, più sublime...
Solo un uomo per millenni e millenni non sentì mai l'urgenza di emetter suoni, o diffondere suoni percepibili; da molti millenni quell'uomo suona strumenti impossibili da immaginare, che ancor più inverosimile è toccare! quel che appare l'antitesi del fatto stesso di suonare, lo strumento più impossibile, più inaccettabile, è il silenzio...
Come suonare il silenzio? Quali echi conduce? a chi farlo sentire? Certo, è meglio un sax che trascina nel suo sound, e seduce i musicisti piu' superbi, reticenti...
Mi sembra tutto un sogno, mentre nella mia mente s'apre una parentesi, e sopra un asinello vedo un Uomo: non è un potente che guida un grande esercito, è un Uomo, solo, su di un somarello... ma ora torna il sogno, nella stanza.
Son passati ormai tanti millenni che il loro numero è difficile persino da pronunciare. Nella sala ormai tutti suonano, e sanno per chi lo fanno. Ma, uno ad uno, quei musicisti si accorgono di un silenzioso essere che vive nel silenzio, capace di ascolto, di "esserci" , da sempre . Una consapevolezza che si va rafforzando, e talora affievolendo, porta infine all'evidenza che il tutto tende al silenzio, e il silenzio alla verità....
Ad uno ad uno i novantanove comprendono che non ha senso creare un suono, se non si è così puri, silenziosi nell'ascoltarlo. Ad uno ad uno si trovano a ridurre il tempo del suonare, per ascoltare...
É bello ascoltare, talora la musica tace, riprende, talora si coglie il silenzio, ma ora non fa paura, nutre l'anima. Nessuno più sente l'urgenza di coprirlo, di sopprimere la sua estenuante monotonia con suoni insoliti, stupefacenti.
Ad uno ad uno, ora, da pochissimi millenni, quei musicisti sempre piu' tempo trascorrono in silenzio, anche ora che non uno sta suonando. Sempre di piu' s'immergono nella consapevolezza di sentire il silenzio: son cento persone silenti immerse in un viaggio infinito, e non son piu' sette le note ma infinite, e sempre suoni nuovi si scoprono, vibrazioni impossibili di onde che si ripetono nel fluttuare silente dell'invisibile...
Una serenità percorre quella sala ora che sto per lasciarla, e ti vedo di spalle mentre tu stai fissando la stanza, e io fingo in silenzio possibile allontanarmi da te. Se hai vissuto il silenzio, puoi fare suoni, rumori, ma in quel silenzio tu sai che un giorno dovrai tornare, come un bimbo nel grembo materno.
Non c'è premio, ringraziamento, o appagamento mentale, nulla, solo il nulla, che con il tutto dà un risultato a parole impronunciabile...
Inviato: 13/01/2004
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04/01/2009 21:11 | |
Acqua di vita
Acqua vivente di suoni lontani, acqua che non dimentica, ma indugia ancora a spargere le sue ferite, fiume rombante che sfocia in un mare al di là di pianure senza prati né alberi, senza voci di uccelli o di lupi, abitate da uomini che hanno obliato la vita, terre usurpate da chi nella vita di vita si è dato il potere, acqua ancor troppo lontana, scorri, travolgimi! Qui non si vedono nidi, né tane, o case tremanti d’angoscia, ma i tristi voli dei corvi che gridano agli echi di passi lontani. Acqua, travolgimi! Tu, che hai fatto il mare e la terra come un fiore di sangue colmo di lacrime ardenti, dove volgi il Tuo sguardo? A Te giungono tutti i fiumi, recando carcasse di fiere e giovenche, scheletri di piante giovani e antichi alberi, fiori appassiti e germogli precoci, profumi estivi e bacche invernali, come figli discordi riuniti nel pianto del vento che sparge la polvere sopra i colori e confonde gli odori in un sospiro d’infinito. Mare silente, che accogli nel tuo vasto seno fiumi di lacrime e polle di sangue, torno a te, io, che tardi ho cercato la vita annientando montagne di falsi sensi di colpa nei torrenti della tua luce. Che le tue onde luminose stendano un velo di pace sugli abissi profondi del cuore, riparando gli occhi del naufrago dalla luce crudele che strappa dal sonno, mentre le scie dei velieri saranno fiori che nascono sopra il ricordo del tempo trascorso; resti solo rugiada lieve di pianto.
Inviato: 13/01/2004 |
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