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 Inviato: 12/10/2005 14.24

La triste realtà di ben tre papi talmente dediti alla simonia da considerare la dignità pontificia come un oggetto commerciale, indusse la cristianità, provata da tanto scandalo, a rivolgersi a Enrico III in questi termini: «Scendi, re Enrico, a far giustizia in luogo di Dio onnipotente! Metti fine a questo equivoco triplice connubio della chiesa romana, affinché le quattro parti del mondo non abbiano a turbarsi... Nemmeno uno fra questa schiera di cortigiani deve unirsi in matrimonio con la chiesa di Roma. Deve esser prescelto un papa degno, e lui varrà più di mille altri». Nel 1046 Enrico III scese effettivamente in Italia, liberò la chiesa dallo scandalo di tre ambigue figure papali e aprì al papato la via della preminenza in Europa. Impegnandosi in aspre e difficili contese, il papato riuscì a conquistare l’indipendenza del potere religioso da quello temporale e conseguì per la prima volta una posizione di massimo prestigio. Il papato e la chiesa tenevano saldamente in mano l’intera vita pubblica e privata, ed erano le guide incontrastate in ogni ambito della cultura. Per quanto grande fosse la discrepanza fra ideale e realtà, resta pur vero che lo spirito cristiano fecondò e pervase l’intera vita di un’epoca. Gli interminabili conflitti fra le due massime potenze condussero poi, verso la fine di questo periodo, al declino dell’impero, cui seguì ben presto anche quello del papato. Iniziò così a sbriciolarsi l’unità culturale dell’Occidente e nacquero gli stati nazionali con i loro interessi particolari.