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La magia


Il fenomeno della magia
si presenta come notevolmente diversificato e complesso: si va da forme generiche di superstizione a pratiche magiche di diverso livello, dalla divinazione allo spiritismo fino a gruppi e sette sataniche che organizzano riunioni e messe nere. La sua attuale espansione costituisce un segnale allarmante per il nostro stesso tempo.

Come ha giustamente osservato J.Ratzinger: «La cultura atea dell’Occidente moderno vive ancora grazie alla libertà dalla paura dei demoni portata dal cristianesimo. Ma se questa luce redentrice del Cristo dovesse spegnersi, pur con tutta la sua sapienza e con tutta la sua tecnologia, il mondo ricadrebbe nel terrore e nella disperazione. Ci sono già segni di questo ritorno di forze oscure, mentre crescono nel mondo secolarizzato i culti satanici».

I sociologi – primo fra tutti in Italia Massimo Introvigne – hanno messo in luce un riscoperto interesse delle masse nei confronti del mondo della magia, a partire dai numerosi studi che, dagli anni 70, hanno dovuto compiere sui nuovi movimenti religiosi. Inventariando questi movimenti, hanno finito per scoprirne alcuni a cui la semplice etichetta di «movimento religioso» si applicava con molta difficoltà. L’esperienza che questi gruppi proponevano ai loro seguaci non era infatti propriamente religiosa, ma – piuttosto – magica.

C’è un fatto sorprendente, anche se non tutti sembrano esserne pienamente consapevoli, emerso dagli studi effettuati: l’epoca della magia nella storia dell’Occidente non è il Medioevo e neppure il Rinascimento (dove pure gli interessi magici erano molteplici), è il nostro secolo!

A partire dalla grande rinascita dell’occultismo e dell’esoterismo che si è manifestata contemporaneamente in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti negli ultimi decenni dell’Ottocento dando vita ad un vertiginoso crescendo giunto fino ai giorni nostri.
La magia è drammaticamente entrata a far parte della nostra società.

Questo dato è piuttosto evidente, basta accendere la tv o sfogliare le pagine di una qualsiasi rivista per imbattersi in cartomanti, astrologi, indovini ed oroscopi.

Tuttavia questo preoccupante aspetto non è che la corteccia di un ben più radicato problema che riguarda un numero elevatissimo di persone nel mondo e che nasconde, come vedremo, grandi insidie.


Che cos'è la magia?


di Andrea Menegotto tratto da Relazione presentata al Convegno «Il ritorno della magia», organizzato da «Una voce grida…!» - Regione Lombardia e dal Centro Cattolico «Il Timone» a Barza d’Ispra (Varese) il 19 marzo 2000

A. Il termine magia deriva dal greco «magheia», che significa scienza, saggezza; i magi erano gli antichi sacerdoti persiani.

Anche il Nuovo Testamento parla di maghi e magia:

i Magi che secondo il racconto di Matteo (cfr. Mt 2,1-12), si recano alla ricerca del Bambino Gesù guidati dalla stella, non sono però maghi nell’accezione moderna del termine, ma piuttosto scienziati o sapienti.

Negli Atti degli Apostoli (cfr. At 8,9-24), si trova l’episodio di Simon Mago che, come molti altri, aderisce alla predicazione degli Apostoli e si fa battezzare. Meravigliato per i prodigi da loro compiuti, offre del denaro per ottenere quel potere, ma Pietro risponde: «Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato di acquistare con denaro il dono di Dio» (At 8,20).

Da questo episodio deriva il termine «simonia» riferito al commercio di cose sacre.

Dal fatto che la magia si trova in tutti i popoli, qualcuno sostiene che essa sia la madre della religione. Ma cristiani ed ebrei, come mostra anche la Bibbia, tracciano una netta distinzione.

B. Per definire la magia il classico Golden Bough («Ramo d’oro», 1890) di James Frazer (1854 -1941) riprendeva l’idea comtiana dì un’evoluzione del­l’umanità in tre stadi: la magia, la religione e la scienza.

L’uomo primitivo – secondo Frazer – aveva il desiderio, di per sé non illogico né irrazionale, di controllare per quanto possibile la natura. L’unico modo ragionevole di persegui­re questo obiettivo consisteva nel cercare di comprendere le leggi naturali. Giacché – secondo Frazer – le capacità di ragionamento dei primitivi erano limitate, essi riuscirono a identificare soltanto due leggi, peraltro confuse e, nelle loro applicazioni letterali, anche sbagliate: la legge della somiglianza («il simile produce il simile») e la legge del contatto («ogni effetto deriva dal contatto, visibile o invisi­bile, di una forza applicata da un agente»).

Il tentativo di applicare queste presunte leggi non poteva produrre che magia, nei due tipi fondamentali della magia cosiddetta «imitativa» (mimetica od omeopatica) e della magia «contagiosa».

Quando i primiti­vi, racconta Frazer, si resero conto che la magia non fun­zionava, passarono alla religione.

Cominciarono, cioè, a ritenere che i fenomeni naturali fossero controllati da spiriti o divinità che non potevano essere manipolati ma soltanto supplicati o pregati.

Ma a poco a poco – conclude Frazer –accanto alla religione co­minciò a svilupparsi la scienza, che scoprì una dopo l’altra le «vere» leggi della natura. L’influenza delle idee di Frazer è stata immensa, e probabil­mente non è ancora terminata.

Nell’Europa latina idee lar­gamente ispirate a Frazer si diffusero grazie alle teorie di Lucien Lévi-Bruhl (1857-1939) sul pensiero dei primitivi, che a loro volta influenzarono le teorie di Jean Piaget (1896-1980), secondo cui il pensiero magico si manifesta nei primi anni di vita del bambino e sparisce gradatamente (salvo casi patologici) nel passaggio dall’infanzia all’adole­scenza. Una delle critiche più di­struttive delle idee di Frazer è stata formulata dal filosofo Ludwig Wittgenstein (1889-1951) nel quadro della sua più generale riflessione sui limiti del positivismo. L’interpretazione che il Frazer diede della magia intendendola come una «falsa scienza» è ben contestabile, in quanto essa non si risolve nei due principi ricordati da Frazer (simpateticità e contagio), ma prevede un sistema più complesso di circostanze, riti, credenze.

Inoltre, è difficile tracciare una linea netta fra magia e religione, nella storia si notano vari casi in cui le manifestazioni religiose si intrecciano con manifestazioni magiche. Nota in questa prospettiva lo storico delle religioni italiano Ugo Bianchi[1] che se la religione si risolve in una Weltanschauung – in una visione del mondo – e quindi non ha bisogno di riferirsi ad altro, la magia attinge dalla religione idee e concetti, se non altro per sottometterli al proprio trattamento. In ogni caso, oggi la posizione di Frazer non ha forse neppure bisogno di un’analisi dei difetti della sua lo­gica.

Per il positivista Frazer solo il fatto era divino; e il «fatto», oggi, è che la magia non è affatto sparita con i pro­gressi della scienza, ma – come abbiamo visto – non è mai stata così socialmente presente come nel mondo contemporaneo.

C. Secondo i due sociologi americani Rodney Stark e Williams Sims Bainbridge[2] la dif­ferenza principale tra religione e magia consiste nel fatto che di fron­te ai problemi degli uomini – la religione offre «compensatori genera­li» (una visione del mondo in cui le domande che inquietano l’uomo tro­vano una risposta globale), mentre la magia propone piuttosto «com­pensatori specifici» (che vorrebbero risolvere i problemi uno per uno).

Da questo punto di vista il mestiere del mago è infinitamente più peri­coloso di quello del leader religioso. In primo luogo, chi propone sol­tanto «compensatori specifici» entra nel gioco della domanda e dell’of­ferta:

se offre la guarigione da determinate malattie, non riuscirà a rag­giungere chi non ne è colpito;

se offre incantesimi e formule per ricon­quistare la persona amata non interesserà chi vive una esperienza af­fettiva felice, e così via.

Il mago si espone quindi im­mediatamente alla prova empirica delle sue affermazioni. Se ha pro­messo la guarigione, l’amore o il successo, potrà rimandare la verifi­ca, ma ben presto il suo seguace gli chiederà conto dei risultati.

Da que­sto punto di vista il leader religioso che promette vantaggi nell’aldilà o su un piano puramente spirituale, che si sottrae alla verifica empiri­ca, dovrebbe vivere una vita più tranquilla.

Dunque, non solo i maghi tendono a perdere seguaci e a formare più spesso client cults che cult movements, ma an­che i loro movimenti sono effimeri e in genere crollano dopo anni di smentite empiriche alle loro promesse e di incapacità di stabilire rela­zioni di interscambio globali e costanti con i seguaci.

D. Se si vuole adeguatamente comprendere cos’è la magia occorre porsi sulla scia del celebre fenomenologo delle religioni rumeno Mircea Eliade (1907-1986), si può distinguere la magia dalla religione in quanto l’esperienza magica più che un’esperienza del Divino o del sacro (ierofania) è un’esperienza del potere (cratofania), dove l’uomo manipola il sacro e lo mette al proprio servizio.

La religione cerca l’esperienza del sacro per se stessa e ha come termine di riferimento, almeno tendenziale, Dio o l’Assoluto.

La magia tende invece a ricercare il contatto con forze «occulte», considerate superiori al singolo uomo, ma possono essere manipolate e controllate accrescendo la potenza del mago e dei suoi seguaci.

Lo scopo per cui si vogliono acquisire i poteri magici può essere materiale (acquisizione della ricchezza o del dominio sulla altre persone) o nobili (miglioramento di se stessi e dell’umanità).

Per raggiungere tali fini si mobiliteranno soprattutto una serie di divinità «intermedie» – spiriti, angeli, demoni, fluidi, energie, potenze – mentre, almeno in Occidente, l’influenza della corrente anti-magica che percorre il giudaismo e il cristianesimo renderà meno credibile la pretesa di «catturare» Dio stesso per porlo al servizio dei propri progetti magici.

E. Il contesto della magia è dunque caratterizzato da una pretesa di appropriarsi e possedere con la volontà ciò che nell’esperienza religiosa può essere concepito solo come dono.

Quindi, la magia parte dal presupposto di voler dominare le forze occulte attribuendosi un potere sovrumano e cercando di affermare il proprio desiderio di potenza sulla natura, il presente, il futuro, il prossimo, gli oggetti, gli eventi della storia e lo stesso mondo ultraterreno;

in sostanza non è altro che il tentare di impadronirsi del potere stesso di Dio e di tutti i Suoi requisiti e cioè la vera e propria pretesa di sostituirsi a Dio.

La Nota Pastorale della Conferenza Episcopale Toscana (CET) A proposito di magia e di demonologia (1994) afferma:

«La religione dice riferimento diretto a Dio e alla sua azione, tanto che non può esistere esperienza religiosa senza tale riferimento;

la magia implica una visione del mondo che crede all’esistenza di forze occulte che influiscono sulla vita dell’uomo e sulle quali l’operatore ( o il fruitore ) di magia pensa di poter esercitare un controllo mediante pratiche rituali capaci di produrre automaticamente degli effetti;

il ricorso alla divinità quando c’èè meramente funzionale, subordinato a queste forze e agli effetti voluti»[3].


(Segue)