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Santa Messa di Domenica 30 Dicembre 2012

Ultimo Aggiornamento: 30/12/2012 11:34
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30/12/2012 11:34

Liturgia della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe - Anno C *

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA






DOMENICA FRA L'OTTAVA DI NATALE
SANTA FAMIGLIA DI GESÙ
MARIA E GIUSEPPE
Anno C - Festa

MISSALE ROMANUM VETUS ORDO

LETTURE: 1 Sam 1,20-22.24-28; Sal 83; 1 Gv 3,1-2.21-24; Lc 2,41-52


Famiglia Piccola Chiesa

La Chiesa e il mondo contemporaneo s’interrogano, oggi più che mai, circa il disegno di Dio sulla famiglia. Mentre da una parte emergono alcuni grandi valori che manifestano la presenza di Dio, come la crescita della libertà e della responsabilità nella paternità e nell’educazione, la legittima aspirazione della donna all’eguaglianza di diritti e di doveri con l’uomo, l’apertura al dialogo verso tutta la grande famiglia umana, la stima delle relazioni autenticamente personali..., dall’altra si constatano crescenti difficoltà, come la degradazione della sessualità, la visione materialistica ed edonistica della vita, l’atteggiamento permissivo dei genitori, l’indebolirsi dei vincoli familiari e della comunicazione tra generazioni.

Il progetto di Dio
Le caratteristiche della famiglia descritta nei brani dell’AT erano: la pace, l’abbondanza di beni materiali, la concordia e la discendenza numerosa: segni della benedizione del Signore; la legge fondamentale era l’obbedienza temperata dall’amore; questa obbedienza non era solo segno e garanzia di benedizione e prosperità per i figli, ma anche un modo per onorare Dio nei genitori (Prima lettura). A questo tipo di famiglia, il cristianesimo ha portato un costante superamento di se stessa in vista del Regno: san Paolo domanda agli sposi e ai figli cristiani di vivere la loro vita familiare come se vivessero già nella famiglia del Padre celeste nella obbedienza di fede come Abramo mentre s. Giovanni ci ricorda la figliolanza divina che il Padre ci ha donato (seconda lettura).
Il Vangelo, presentandoci l’esperienza di Cristo che entra nel tessuto di una famiglia umana concreta, traccia un quadro realistico delle alterne vicende alle quali va soggetta la vita di una famiglia. Nella famiglia non tutto è idillio, pace, serenità: essa passa attraverso la sofferenza e le difficoltà dell’esilio e della persecuzione: attraverso le crisi per il lavoro, la separazione, l’emigrazione, la lontananza dei genitori. Nella santa Famiglia, come in ogni famiglia, vi sono gioie e sofferenze, dalla nascita all’infanzia, all’età adulta; in essa maturano avvenimenti lieti e tristi per ciascuno dei suoi membri. Il momento in cui la strada dei figli si divide da quella dei genitori è uno dei più importanti e decisivi della storia della famiglia. Dopo il ritrovamento nel tempio, Maria e Giuseppe tacciono, non sollevano obiezioni sulla scelta di Gesù: intuiscono che è una scelta che sembra escluderli dalla vita del loro unico figlio, una scelta costellata di lacrime, ma l’accettano, perché quella è ha volontà di Dio.

La missione della Chiesa
La Chiesa partecipa alle gioie e alle consolazioni, come pure alle sofferenze e difficoltà della vita familiare di oggi: conforta ed incoraggia le famiglie che consapevolmente si impegnano a vivere secondo il Vangelo, rendendo testimonianza ai frutti dello Spirito; stima ed accoglie gli elementi di ogni cultura, per garantire la loro consonanza con il disegno di Dio sul matrimonio e ha famiglia; si impegna a sollevare le condizioni di quei nuclei familiari che vivono nella miseria, mentre nel mondo circostante abbondano le ricchezze; proclama con forza contro ha violenza della società i diritti alla libertà religiosa, alla procreazione responsabile e alla educazione, collaborando attivamente alla soluzione dei gravi problemi sociali, economici e demografici che pesano sulla famiglia; annuncia con coraggio la fondamentale vocazione dell’uomo a partecipare alla vita e all’amore di Dio Padre. La famiglia è la prima cellula della società e della Chiesa. Dio l’ha creata a sua immagine (Gn 1,26) e ha affidato all’uomo il compito di crescere, di moltiplicarsi, di riempire la terra e di sottometterla (Gn 1,28). Questo disegno si avvera quando l’uomo e ha donna si uniscono intimamente nell’amore per il servizio della vita, partecipando così al potere creatore di Dio e all’amore redentivo di Cristo.

Per una famiglia aperta
Questo disegno di Dio chiama ogni giorno gli sposi a vivere ha «novità» dell’amore, attraverso ha conversione del cuore e la santità della vita, segnata dalla sofferenza della croce e dalla speranza della risurrezione. La risposta al progetto di Dio impegna la famiglia a svolgere i compiti che le sono propri nel mondo di oggi: l’educazione alla libertà, ad un forte senso morale, alla fede e agli autentici valori umani e cristiani. Ad essa è affidato anzitutto il compito della evangelizzazione e della catechesi; e nell’ambito della più ampia comunità sociale essa testimonia i valori evangelici, promuove la giustizia sociale, aiuta i poveri e gli oppressi.
La famiglia cristiana potrà attuare questo se sarà perseverante nella preghiera comune e nella liturgia che sono fonti di grazia.


L'esempio di Nazaret

Dai «Discorsi» di Paolo VI, papa (Discorso tenuto a Nazaret, 5 gennaio 1964)
La casa di Nazaret è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene, ad imitare.
Qui impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere chi è il Cristo. Qui scopriamo il bisogno di osservare il quadro del suo soggiorno in mezzo a noi: cioè i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio, i sacri riti, tutto insomma ciò di cui Gesù si servì per manifestarsi al mondo.
Qui tutto ha una voce, tutto ha un significato. Qui, a questa scuola, certo comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare discepoli del Cristo. Oh! come volentieri vorremmo ritornare fanciulli e metterci a questa umile e sublime scuola di Nazaret! Quanto ardentemente desidereremmo di ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita e la superiore sapienza delle verità divine! Ma noi non siamo che di passaggio e ci è necessario deporre il desiderio di continuare a conoscere, in questa casa, la mai compiuta formazione all'intelligenza del Vangelo. Tuttavia non lasceremo questo luogo senza aver raccolto, quasi furtivamente, alcuni brevi ammonimenti dalla casa di Nazaret.
In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Oh! silenzio di Nazaret, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete ispirazioni di Dio e le esortazioni dei veri maestri. Insegnaci quanto importanti e necessari siano il lavoro di preparazione, lo studio, la meditazione, l'interiorità della vita, la preghiera, che Dio solo vede nel segreto.
Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazaret ci ricordi cos'è la famiglia, cos'è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere com'è dolce ed insostituibile l'educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell'ordine sociale. Infine impariamo la lezione del lavoro. Oh! dimora di Nazaret, casa del Figlio del falegname! Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo ma redentrice della fatica umana; qui nobilitare la dignità del lavoro in modo che sia sentita da tutti; ricordare sotto questo tetto che il lavoro non può essere fine a se stesso, ma che riceve la sua libertà ed eccellenza, non solamente da quello che si chiama valore economico, ma anche da ciò che lo volge al suo nobile fine; qui infine vogliamo salutare gli operai di tutto il mondo e mostrar loro il grande modello, il loro divino fratello, il profeta di tutte le giuste cause che li riguardano, cioè Cristo nostro Signore.


MESSALE

Antifona d'Ingresso Lc 2,16
I pastori si avviarono in fretta
e trovarono Maria e Giuseppe,
e il Bambino deposto nella mangiatoia.

Venérunt pastóres festinántes, et invenérunt Maríam et Ioseph et Infántem pósitum in præsépio.

Colletta
O Dio, nostro Padre, che nella santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa' che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché, riuniti insieme nella tua casa, possiamo godere la gioia senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Deus, qui præclára nobis sanctæ Famíliæ dignátus es exémpla præbére, concéde propítius, ut, domésticis virtútibus caritatísque vínculis illam sectántes, in lætítia domus tuæ præmiis fruámur ætérnis. Per Dóminum.

Oppure:
O Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio, generato prima dell'aurora del mondo, divenisse membro dell'umana famiglia; ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché i genitori si sentano partecipi della fecondità del tuo amore, e i figli crescano in sapienza, età e grazia, rendendo lode al tuo santo nome.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura 1 Sam 1,20-22.24-28
Samuele per tutti i giorni della sua vita è richiesto per il Signore.

Dal primo libro di Samuele

Al finir dell'anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuele, «perché - diceva - al Signore l'ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre».

Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un'efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch'io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 83
Beato chi abita nella tua casa, Signore.


Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti!
L'anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.


Beato chi abita nella tua casa:

senza fine canta le tue lodi.

Beato l'uomo che trova in te il suo rifugio

e ha le tue vie nel suo cuore.


Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,

porgi l'orecchio, Dio di Giacobbe.

Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,

guarda il volto del tuo consacrato.


Seconda Lettura 1 Gv 3,1-2.21-24
Siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Pa­dre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.

Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi coman­damenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In que­sto conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.


Canto al Vangelo Cf At 16,14
Alleluia, alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e accoglieremo le parole del Figlio tuo.
Alleluia.





Vangelo Lc 2,41-52
Gesù è ritrovato dai genitori nel tempio in mezzo ai maestri.

Dal vangelo secondo Luca

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.

Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.

Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.



Sulle Offerte
Accogli, o Signore, questo sacrificio di salvezza, e per intercessione della Vergine Madre e di san Giuseppe, fa' che le nostre famiglie vivano nella tua amicizia e nella tua pace. Per Cristo nostro Signore.

Hóstiam tibi placatiónis offérimus, Dómine, supplíciter deprecántes, ut, Deíparæ Vírginis beatíque Ioseph interveniénte suffrágio, famílias nostras in tua grátia fírmiter et pace constítuas. Per Christum.

Prefazio di Natale I
Cristo Luce


E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

Nel mistero dei Verbo incarnato
è apparsa agli occhi della nostra mente
la luce nuova del tuo fulgore,
perché conoscendo Dio visibilmente,
per mezzo suo siamo rapiti all’amore delle cose invisibili.

E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
ai Troni e alle Dominazioni
e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con voce incessante l’inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo …

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: Quia per incarnáti Verbi mystérium nova mentis nostræ óculis lux tuæ claritátis infúlsit: ut, dum visibíliter Deum cognóscimus, per hunc in invisibílium amórem rapiámur. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


Oppure:


Prefazio di Natale II
Nell’incarnazione Cristo reintegra l’universo



E’ veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
lodarti e ringraziarti sempre per i tuoi benefici,
Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.

Nel mistero adorabile del Natale,
egli, Verbo invisibile,
apparve visibilmente nella nostra carne,
per assumere in sé tutto il creato
e sollevarlo dalla sua caduta.

Generato prima dei secoli,
cominciò ad esistere nel tempo,
per reintegrare l’universo nel tuo disegno, o Padre,
e ricondurre a te l’umanità dispersa.

Per questo dono della tua benevolenza,
uniti a tutti gli angeli, cantiamo esultanti la tua lode:

Santo, Santo, Santo …


Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per Christum Dóminum nostrum. Qui, in huius venerándi festivitáte mystérii, invisíbilis in suis, visíbilis in nostris appáruit, et ante témpora génitus esse copit in témpore; ut, in se érigens cuncta deiécta, in íntegrum restitúeret univérsa, et hóminem pérditum ad cæléstia regna revocáret. Unde et nos, cum ómnibus Angelis te laudámus, iucúnda celebratióne clamántes:

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


Oppure:


Prefazio di Natale III
Il misterioso scambio che ci ha redenti

E’ veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.

In lui oggi risplende in piena luce
il misterioso scambio che ci ha redenti:
la nostra debolezza è assunta dal Verbo,
l’uomo mortale è innalzato a dignità perenne
e noi, uniti a te in comunione mirabile,
condividiamo la tua vita immortale.

Per questo mistero di salvezza, uniti a tutti gli angeli,
proclamiamo esultanti la tua lode:

Santo, Santo, Santo …

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per Christum Dóminum nostrum. Per quem hódie commércium nostræ reparatiónis effúlsit, quia, dum nostra fragílitas a tuo Verbo suscípitur, humána mortálitas non solum in perpétuum transit honórem, sed nos quoque, mirándo consórtio, reddit ætérnos. Et ídeo, choris angélicis sociáti, te laudámus in gáudio confiténtes:

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.

Quando si recita il Canone Romano si recitano i “Communicantes” propri.


Antifona alla Comunione Bar 3,38
Il nostro Dio è apparso sulla terra,
e ha dimorato in mezzo a noi.

Deus noster in terris visus est, et cum homínibus conversátus est.

Oppure: Lc 2,48-49
«Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Gesù rispose: «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».

Dopo la Comunione
Padre misericordioso, che ci hai nutriti alla tua mensa, donaci di seguire gli esempi della santa Famiglia, perché dopo le prove di questa vita siamo associati alla sua gloria in cielo. Per Cristo nostro Signore.

Quos cæléstibus réficis sacraméntis, fac, clementíssime Pater, sanctæ Famíliæ exémpla iúgiter imitári, ut, post ærúmnas sæculi, eius consórtium consequámur ætérnum. Per Christum.






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