Politica: arte nobile e difficile
Ebbene, miei cari amici, che forse siete attraversati sempre più di frequente dalla tentazione di lasciare tutto e ritirarvi dalla mischia, oggi voglio dirvi una parola di speranza e di incoraggiamento. La parola di incoraggiamento la traggo da uno spunto felicissimo dell'Octogesima Adveniens di Paolo VI, che dice così: "La politica è una maniera esigente di vivere l'impegno cristiano al servi-zio degli altri" (n. 46). Sì, oggi parliamo tanto di servizio, di ministerialità (da "minus stare"), di impegno per gli altri, di volontariato. Ricordatevi che una delle forme più esigenti, più crocifisse e più organiche dell'esercizio della carità è l'impegno politico. La parola di speranza la traggo da un passaggio splendido della Gaudium ed Spes che parla della politica come "arte nobile e difficile". (n. 86) Anzitutto, arte. Il che significa che chi la pratica deve essere un artista. Un uomo di genio. Una persona di fantasia. Disposta sempre meno alle costrizioni della logica di partito e sempre più dall'invenzione creativa che gli viene richiesta dalla irripetibilità della persona. Arte, cioè programma, progetto, apprendimento, tirocinio, studio. E' un delitto lasciare la politica agli avventurieri. E' un sacrilegio relegarla nelle mani di incompetenti che non studiano le leggi, che non vanno in fondo ai problemi, che snobbano le fatiche metodologiche della ricerca e magari pensano di salvarsi con il buon cuore senza adoperare il buon cervello. E' un tradimento pensare che l'istinto possa supplire la tecnica e che il carisma possa soppiantare le regole interne di un mestiere complesso.
In secondo luogo, arte nobile. Nobile, perchè legata al mistico rigore di alte idealità. Nobile, perchè emergente da incoercibili esigenze di progresso, di pace, di giustizia, di libertà. Nobile, perchè ha come fine il riconoscimento della dignità della persona umana, nella sua dimensione individuale e comunitaria.
In terzo luogo, arte nobile e difficile. Difficile, perchè le sue regole non sono assolute e imperiture. Sicchè, proprio per evitare i pericoli dell'ideologia, vanno rimesse continuamente in discussione. Difficile, perchè postula il riconoscimento di tecniche concorrenziali che si ispirano a ideologie diverse da quelle della propria matrice culturale. Difficile, perchè esige il saper vivere nella conflittualità dei partiti, contemperando il rispetto e la lotta, l'accoglimento e il rifiuto, la convergenza e la divaricazione. Difficile, perchè richiede, nei credenti in modo particolare, la presa di coscienza della autonomia della politica da ogni ipoteca confessionale, e il riconoscimento dela sua laicità e della sua mondanità. Difficile, perchè significa sottrarsi alla tentazione, sempre in agguato. dell'integrismo. Difficile, perchè significa affermare, pur nell'ambito della comunità cristiana, un pluralismo di opzioni: anche se questo non significa che tutte si equivalgono o che siano tutte efficaci e significative. "L'integrismo e il conseguente non rispetto della diversità delle scelte politiche dei credenti sono, infatti, il risultato della tentazione di ridurre il messaggio cristiano a una ideologia sociale o a un progetto politico concreto, o addirittura di fare della comunità cristiana una comunità sociologica che, come tale, si impegna direttamente nella storia ad elaborare soluzioni tecni-che per la liberazione umana, ponendosi in alternativa con altri gruppi o movimenti storici"(1). Arte difficile, per il credente soprattutto, il quale "deve essere consapevole che il Vangelo non è una metodica di emancipazione e che la povertà e la sofferenza non sono soltanto un oggetto da eliminare, bensì una realtà di cui farsi carico come il Servo sofferente. In questo senso la testimonianza politica del cristiano deve diventare vita con i poveri, per un cammino di redenzione radicale"(2). Arte difficile, per il credente soprattutto, che ha il compito, più che di menar vanto della sua ispirazione cristiana, di trovare quelle mediazioni culturali che rendono credibile il suo impegno politico. Sentite che cosa scriveva Alcide De Gasperi nell'agosto del 1954: "Quello che ci dobbiamo soprattutto trasmettere l'un l'altro è il senso del servizio del prossimo, come ce lo ha indicato il Signore, tradotto e attuato nelle forme più larghe della solidarietà umana, senza menar vanto dell'ispirazione profonda che ci muove e in modo che l'eloquenza dei fatti tradisca la sorgente del no-stro umanitarismo e della nostra socialità". E' proprio vero. La politica è arte difficile e nobile. Coraggio, dunque, amici.