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"TRACCE" - Riflessioni quotidiane di Anna Foa

Ultimo Aggiornamento: 14/09/2013 10:13
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Post: 3.514
Sesso: Femminile
12/09/2013 11:43


La simbiosi e l'esilio



Le biografie mi sono sempre apparse in fondo delle autobiografie, perché consentono allo storico una identificazione con il personaggio narrato molto più forte delle altre forme di narrazione storica. Anche la straordinaria biografia di Rahel Varnhagen scritta da Hannah Arendt mi ha dato la sensazione di un intreccio di identità e di domande. Rahel era la figlia di una ricca famiglia ebraica berlinese della fine del Settecento. Il suo salotto, rinomatissimo, fu frequentato dalla crema della cultura tedesca del tempo. In un rapporto con l'ebraismo al tempo stesso intimo e tormentato, si convertì, come molte altre donne ebree del suo mondo, per ottenere, come Heine, «un biglietto d'ingresso nella società». In punto di morte, però, rivendicò con emozione il suo ebraismo. Il libro di Hannah Arendt è un fine atto d'accusa contro quello che ai suoi occhi rappresentava il fallimento dell'emancipazione, l'impossibilità di uscire dalla condizione di paria. Lo iniziò nel 1933, lo riprese nel 1938, lo pubblicò infine a New York nel 1958. Le sue erano le domande di un'esiliata che aveva dietro di sé persecuzioni e morte: perché la simbiosi tra ebrei e tedeschi si era rotta? E tale simbiosi era mai davvero esistita?


Anna Foa


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Post: 3.514
Sesso: Femminile
13/09/2013 09:42



La meraviglia dimenticata



Alle lontane origini del museo è la Wunderkammer, la camera delle meraviglie, tipica creazione rinascimentale e barocca, raccolta di cose meravigliose, mirabilia, sia di origine naturale che artificiale. Raccolta quindi di per sé eterogenea, che comprende oggetti e strumenti di varia natura, da piante e animali esotici, a strumenti, a manoscritti, a reperti archeologici, tutti volti a creare meraviglia e ammirazione in chi li guarda. Nella camera delle meraviglie creata nel 1651 dal gesuita Athanasius Kircher al Collegio Romano, a Roma, c'erano antichità egiziane, strumenti musicali, macchinari da lui stesso inventati, carte e mappe e ogni genere di oggetti, spesso preziosi, che dopo il 1870 furono trasferiti in altre sedi: il Museo Etrusco, quello Etnografico, quello Romano. Ma nell'antico Collegio Romano, la scuola della Compagnia, trasformato nel 1873 in un liceo classico, il Visconti, restò una parte delle collezioni del Museo di Kircher, solo in anni recenti aperta al pubblico. Nei cinque anni ormai lontanissimi in cui ho frequentato il liceo, ad esempio, nessuno ha mai condotto noi studenti a vedere quello che restava del museo, nessuno ci ha mai nominato padre Kircher, nessuno ci ha mai spiegato lo scopo e la natura della meraviglia.


Anna Foa


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Post: 3.514
Sesso: Femminile
14/09/2013 10:13



La lodevole metamorfosi


I musei dei nostri giorni, a differenza dei loro antenati del passato, non mirano a meravigliare ma ad insegnare, non derivano dallo spirito del collezionista ma dall'esigenza di spiegare e di educare. I musei seguono le tracce degli oggetti nel tempo e nello spazio, li trasformano in finestre sul mondo. Fanno eccezione, evidentemente, le gallerie d'arte, dove il valore artistico, l'emozione, il fascino del capolavoro introducono un altro elemento, che non ha però nulla in comune con la meraviglia, a meno che non vogliamo definire con questo termine lo stupore estetico. Ma anche nelle gallerie d'arte, i percorsi sono spesso creati per aiutare a collocare le opere d'arte nella storia, a spiegarne non la bellezza ma il contesto. La dimensione temporale si è introdotta con prepotenza nelle nuove concezioni museali, insieme con quella didattica. La visita degli studenti al museo, il suo studio, è divenuta per moltissimi docenti un fondamentale complemento didattico. I musei ci spiegano il tempo, lo spazio, l'evoluzione dell'umanità e degli animali, il crescere delle civiltà e delle culture, le modalità della vita rurale e urbana, fin della coltivazione dei campi. Non servono a stupire, bensì a capire. Perdiamo anche qualcosa, in questa lodevole metamorfosi?


Anna Foa


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