Si certo c'è la crisi ma non troppo. Mi meraviglio che una cittadina di 200.000 anime si possa chiudere una Chiesa.Sotto riporto il Curato d'Ars.
Prime opere d'apostolatoConsapevole dell'inattività religiosa che per troppi anni aveva segnato la parrocchia di Ars, il nuovo curato decise di usare ogni mezzo per ricondurre alla chiesa i suoi nuovi parrocchiani, cominciando un lento lavorio prima di tutto su sé stesso, con continue preghiere (in parrocchia o per le campagne, come raccontarono testimoni presenti, già dalle prime ore del mattino[62]) e frequenti, dolorose, penitenze che gli procurarono in seguito non pochi disturbi fisici, non ultima una nevralgia facciale che l'avrebbe fatto soffrire per almeno quindici anni[63], contratta a causa dell'umidità del pavimento sul quale dormiva (aveva infatti donato il materasso ad alcuni bisognosi di Ars[64]) e dei muri, che lo costrinsero in seguito a riposare nel solaio. Egli stesso, ricordando ormai anziano le eccessive mortificazioni e i frequentissimi digiuni che lo portarono a non mangiare per più giorni, disse ad alcuni confidenti: "Quando si è giovani si commettono imprudenze"[65].
Ciò andò ancor più peggiorando con la partenza della vedova Bibost, sua perpetua, sostituita dalla signora Renard, la quale, nonostante i molteplici sforzi, non riuscì mai a far assumere al giovane parroco una regolarità alimentare[66]: il pane fresco che ella gli portava in canonica lo barattava con i tozzi di pane dei poveri del paese e fu inutile ogni tentativo di convincerlo a tenerlo per sé[67]. Nonostante le molteplici sofferenze che seguirono a quelle privazioni Giovanni Maria ricordò con nostalgia quei primi anni di sacerdozio: "Com'ero fortunato allora... il buon Dio mi faceva grazie straordinarie"[68].
La sua prima opera di restaurazione spirituale riguardò proprio l'edificio parrocchiale, ridotto ormai da anno a un locale squallido e poco decoroso, tanto da "muovere a compassione i sacerdoti forestieri che, qualche volta, si fermavano in paese per dir la Messa"[69]. A proprie spese fece ricostruire l'altare maggiore, abbellì il tabernacolo e ridipinse personalmente lo zoccolo delle pareti, acquistò a Lione i nuovi paramenti sacri[70].
Passò quindi a risanare il più grande fra i mali della sua gente: l'ignoranza religiosa. Si dedicava principalmente all'istruzione dei giovani, già dall'età di sette anni mandati ai pascoli con il gregge e quindi incapaci di leggere e di scrivere. Cominciò a radunarli alle prime ore del mattino e la domenica verso l'una per il catechismo, in seguito indirizzato anche agli adulti. Seppur ricordato da tutti come affabile era, durante le lezioni, molto rigoroso[71] (ad alcuni ritardò la prima comunione in modo incredibile[72]) e attento che tutti seguissero l'insegnamento: "suonava lui il catechismo dei fanciulli, lo cominciava con la preghiera, che recitava in ginocchio, senza mai appoggiarsi. Quindi attirava l'attenzione dei piccoli con alcune forti riflessioni; presentata la lezione ne faceva la spiegazione, breve e facile"[73]. Molti anni dopo i successori del Vianney ad Ars avrebbero riscontrato con meraviglia la straordinaria conoscenza religiosa dei loro anziani parrocchiani, che in gioventù avevano partecipato a quelle lezioni di catechismo[74].
Per l'educazione degli adulti concentrava tutte le sue energie durante l'omelia della messa domenicale, la più partecipata, per la preparazione della quale rinunciò a ore di sonno a causa delle sue difficoltà mnemoniche[75]. La preparava in sagrestia basandosi principalmente sul Catechismo del concilio di Trento, su alcuni trattati spirituali, sul dizionario di teologia di Bergier e sulle Vite dei santi.
http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Maria_Vianney