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TUTTI I PAPI DEL PRIMO MEDIOEVO DA SABINIANO (604) A GREGORIO VI (1046)

Ultimo Aggiornamento: 20/01/2009 22:31
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Sesso: Femminile
20/01/2009 20:59

Per la biografia di questo Papa  ho ritenuto opportuno segnalare tre fonti biografiche, in quanto possiamo notare alcune incongruenze nelle date e nei fatti. Buona lettura! ML


    (*) Il regno di questo papa fu travagliato dalle lotte dei nobili romani contro i partigiani dei Longobardi. Questi contrapposero a Stefano III l'antipapa Costantino, che non fu il solo. La storia ecclesiastica registra infatti in quella stessa epoca altri antipapi: Filippo e Cristoforo. Ma Stefano III finì con l'imporsi, allontanando da Roma quei suoi competitori. Cercò poi d'impedire il matrimonio di Carlomagno con Grisela, figlia di Desiderio, re dei Longobardi, ma non vi riuscì.

    (**) Al più che breve pontificato di Stefano II seguiva quello di Stefano III.

    Questi apparteneva ad aristocratica famiglia romana della regione di Via Lata, ed era figlio di Costantino. Educato nel palazzo del Laterano, veniva da semplice diacono eletto Papa all’unanimità nella Basilica Liberiana, nell’aprile del 752.

    Ebbe subito ad impegnare resistenza contro i Longobardi i quali, dopo di aver conquistato nel 751 l’Esarcato di Ravenna, non nascondevano il loro proposito di dominare tutta la Penisola italica, e di impossessarsi del ducato di Roma.

    Vista vana ogni sua preghiera rivolta ad Astolfo re dei Longobardi perchè cessasse di minacciare Roma, e riuscite vane pure le richieste di soccorso presentate all’imperatore Costantino V, Stefano si rivolse a Pipino re di Francia e per meglio sollecitarne l’aiuto risolse di recarsi in persona presso questo sovrano. Valicate le Alpi, il Papa veniva ricevuto dal figlio primogenito di Pipino, Carlo, appena dodicenne (il futuro Carlo Magno), che lo accompagnava a Pothion nella Champagne.

    Ma ad una lega da questa città ecco Pipino con la moglie e gli altri figli prostrati ai piedi del Pontefice, ed il sovrano mettersi al lato del cavallo del Papa e servirgli da scudiere (primo esempio questo dell’officium stratoris) e tutti accompagnarlo a Ponthion. Era il giorno dell’Epifania del 753.

    Il sovrano franco faceva quindi solenne promessa a Stefano di eseguire i suoi desideri, e fargli restituire l’Esarcato di Ravenna ed il Pontefice si trasportava con tutto il suo seguito nel monastero di S. Denis presso Parigi, dove passò l’inverno, ma dove si ammalò gravemente, tanto che si disperava di salvarlo. Rimessosi quasi miracolosamente in salute, Stefano incoronava Pipino, la di lui moglie Bertrada ed i due figli Carlo e Carlomanno, re dei Franchi, dichiarandoli, con i loro successori, Patrizi Romani e protettori e difensori della Sede Apostolica.

    Prima di partire da S. Denis, Stefano accordava molti privilegi a quel monastero e vi lasciava in dono il suo pallio che vi è ancora conservato.

    Ritornava poi a Roma, dove veniva ricevuto quale un salvatore, perchè nel 754 Pipino era sceso in Italia alla testa di un poderoso esercito e assediato Astolfo in Pavia lo avea costretto ad intavolare trattative di pace e gli avea imposto di restituire al Pontefice l’Esarcato, la Pentapoli e la città di Narni. Ma ben presto il re Longobardo veniva meno alle promesse fatte ed alla testa di un esercito si diresse verso Roma che assediò per ben tre mesi.

    Il Papa allora si rivolse di nuovo per aiuto a Pipino, il quale veniva per la seconda volta in Italia, mentre Astolfo, appena ebbe di ciò sentore, si affrettava a levare l’assedio a Roma e si dirigeva verso Pavia. Però prima di giungervi veniva attaccato dai Franchi e costretto ad accettarne le condizioni, ben più dure e ben più gravi delle prime, giacchè Pipino non volle far ritorno in Francia, se non fossero consegnate al Papa le città di Ravenna, Rimini, Pesaro, Fano, Cesena, Sinigaglia, Jesi, Forlimpopoli, Forlì, Bobbio, Montefeltro, Acceragio, Monte Lucaro, Serra, Castello S. Mariavo, Urbino, Cagli, Luccolo, Gubbio, Comacchio e Narni.

    Le chiavi di queste città venivano, per ordine del sovrano franco, deposte sull’altare di S. Pietro in Roma, unitamente all’atto di donazione, dallo speciale suo incaricato l’abate Fubrado. Questo atto, di non comune importanza, testimoniava la restituzione di quelle contrade fatta da Pipino alla Sede Apostolica.

    Morto Astolfo nel 756, Stefano aiutò il longobardo Desiderio, duca di Toscana, a salire sul trono del sovrano defunto, e sperava che egli gli consegnasse le altre città che Astolfo, malgrado le promesse, non avevagli restituite: civitates quae remanserant, ma Desiderio, una volta re, non concesse al Papa che Faenza ed il ducato di Ferrara. Stefano, sempre vigilante per l’inviolabilità della fede, condannò il Conciliabolo composto di 338 vescovi orientali che l’imperatore Costantino Copronimo aveva riunito in Costantinopoli e che’ anatemizzava i veneratori delle sacre immagini.

    Questo grande Papa, che il Villari dice uomo di molto valore politico, era anche benefico e generoso, e dimostrò il suo grande amore per i poveri e gli infelici costruendo degli ospedali presso la Basilica Vaticana, dove edificava pure un convento, che probabilmente fu quello detto di S.Tecla o di Gerusalemme. Presso l’atrio di S.Pietro edificò un campanile, coprendolo d’oro e d’argento, campanile il cui massimo vanto fu d’essere il primo che sorgesse in Roma, e sempre presso la Basilica Vaticana erigeva una cappella, dedicandola a S. Petronilla, dove il fratello ed immediato successore Paolo I, esaudendo il desiderio da lui manifestato, vi trasportava dalle catacombe devastate dai Longobardi il corpo di detta Santa. Moriva nel palazzo Laterano nell’aprile del 757, dopo aver governato la Chiesa 5 anni e 29 giorni e veniva sepolto in S. Pietro. Avea imposto le mani a 20 vescovi, 12 preti e 2 diaconi.

    (***) Dopo la morte di Paolo I il duca Totone di Nepi si impossessò del Laterano e fece eleggere papa il proprio fratello COSTANTINO, che non apparteneva nemmeno al clero. In tutta fretta gli fece somministrare le consacrazioni del caso. Nonostante queste irregolarità Costantino II riuscì a governare per ben tredici mesi. Quando i Longobardi conquistarono la Città Eterna, Costantino si diede per vinto. I nuovi dominatori nel 768 fecero acclamare papa il monaco romano FILIPPO; questi però venne ben presto costretto a ritornarsene in convento. Finalmente ci si accordò sulla scelta del prete romano Stefano III. La fazione vincitrice, non senza responsabilità del nuovo papa, fece deporre Costantino II, già relegato nel monastero di San Saba, e quindi lo fece accecare e mutilare. Ormai si profilavano nettamente le prime conseguenze negative del legame fra papato e Stato della Chiesa. Stefano III nel 769 indisse un sinodo, che confermò la condanna di Costantino dichiarando non valido il suo pontificato. Per ovviare al ripetersi di simili situazioni incresciose il sinodo definì la disciplina dell’elezione papale: il diritto di voto attivo e passivo venne limitato al clero romano. Ai laici fu concesso soltanto il diritto di consenso prima dell’intronizzazione dell’eletto. Stefano poi si trovò coinvolto nei vortici dell’alta politica; ma non si dimostrò all’altezza. Nel regno dei Franchi, morto Pipino il Breve, il governo era passato nelle mani di Carlo e Carlomanno, i quali però andavano sempre più allontanandosi l’uno dall’altro. Carlo si accostò a Desiderio e ne sposò pure la figlia. Il papa, preoccupato di questa alleanza, si avvicinò a sua volta a Carlomanno. Più tardi comunque intavolò delle relazioni anche con i Longobardi. Questo pontefice, privo di scrupoli e iniziato a tutti gli intrighi della politica, fu una vera catastrofe per la chiesa.


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