| | | OFFLINE | | Post: 9.955 | Città: MILANO | Età: 70 | Sesso: Maschile | |
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28/01/2009 00:42 | |
215° video - Imre Kertesz: "finchè c'è vita c'è speranza"
Da cosa è composta la memoria della Shoah se non dai dettagli che ci hanno colpito allo stomaco, dalle immagini fissate nella mente, dalle parole che non riusciamo a dimenticare? Immagini, suoni e parole che ricordano la sconfitta di esseri umani "domati, spenti, docili" piegati da anni di torture e umiliazioni, degni della "morte inerme" che sola poteva attenderli. Negli occhi la preoccupazione di dover salvaguardare un cucchiaio, un latta di metallo per l'acqua; nello stomaco, la paura di perdere gli zoccoli, e marcire nel fango un giorno dopo l'altro; nella testa, il timore di una parola in meno o di uno sguardo in più. La morte come compagna di vita un dettaglio che significa sopravvivenza, la paura dell'istante a venire, il frammento di un barlume di umanità, il timore di non riconoscere un amico nelle spoglie ingrigite di un vecchio che è fila davanti a noi, la delazione per un morso in più di pane. Sono le regole che consentono a Imre Kertész di tirare avanti nel campo di Zeit, a Buchenwald, perchè "finchè c'è vita c'è speranza". E allora bisogna lavarsi, dividere la razione, stare in mezzo alla massa quando si marcia in colonna, essere ultimi nella fila per la zuppa. Avere almeno un amico.
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