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01/03/2009 15:53 | |
237° video - "La fede è stata la nostra forza"
2009-02-28 13:32 LE SUORE LIBERATE IN KENYA SONO A CASA DOPO 100 GIORNI di Alessandro Galavotti
TORINO - Giornata di riposo oggi per suor Maria Teresa Olivero e suor Caterina Giraudo, le religiose sopravvissute per 102 giorni nelle mani dei loro rapitori, fra il Kenya e la Somalia, e rientrate ieri sera, attorno alle 22, all'aeroporto di Caselle (Torino). Subito dopo l'atterraggio hanno dovuto rispondere per circa quattro ore alle domande degli investigatori. Poi il viaggio verso Cuneo. Ed e' a Cuneo, domani pomeriggio, che nella chiesa del movimento De Foucauld a cui appartengono, il vescovo Giuseppe Cavallotto celebrera' una messa.
'E' il nostro modo di ringraziare - ha detto ieri sera suor Maria Teresa - perche' senza la fede non ce l'avremmo fatta''. ''E' stata dura, tanto dura - hanno detto le due suore - senza l'aiuto del Signore non ce l'avremmo fatta''. L'aereo che da Nairobi ha portato le missionarie a Torino, e' atterrato all'aeroporto di Caselle poco dopo le 22 di ieri sera.
Un breve abbraccio ai parenti e agli amici che le aspettavano con mazzi di fiori e scatole di cioccolatini, e poi la lunga sosta al posto di polizia all'interno dello scalo per ripercorrere, almeno in parte, quella notte tra il 9 e il 10 novembre scorso, quando sono state sequestrate da decine di uomini armati nel piccolo villaggio di El-Wak.
''Il mondo soffre - ha sottolineato suor Maria Teresa all'uscita dall'aeroporto - prima o poi, purtroppo, tocca a tutti. E quando ci hanno preso ho capito che era arrivato il nostro turno''. Il fratello don Fredo Olivero, responsabile dell'ufficio immigrazione della diocesi di Torino, l'ha abbracciato energicamente. E lei ha parlato di quanto sia stato difficile, per loro che da decenni sono missionarie in Africa, togliere dal collo il crocifisso di legno. ''E' un simbolo - ha spiegato - che da quelle parti crea non pochi problemi''. Specie se di fronte si ha un commando degli 'Sbabaab' - i loro presunti rapitori - che e' il braccio armato somalo di Al Qaida.
''Ci ripetevano in continuazione di mangiare e dormire - ha raccontato suor Maria Teresa - e di non pensare a niente, ma noi non ci riuscivamo''. A patirne e' stato soprattutto il morale: ' 'Fisicamente stiamo bene - ha rassicurato suor Caterina - e ora siamo felici e contente di essere a casa. Laggiu' pero', lontane da casa, senza sapere nulla di quello che ci sarebbe accaduto, e' stata davvero dura''. Solo il salvagente della fede, le ha tenute in vita: ''Ringrazio tutti coloro che in questi lunghissimi mesi - ha concluso suor Caterina - hanno pregato per noi e ci sono state vicine. Noi non sapevamo nulla di quello che accadeva, ma abbiamo sentito la loro invisibile presenza''.
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