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SPECIALE: XXXII Convocazione Nazionale RnS

Ultimo Aggiornamento: 06/05/2009 20:38
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Sesso: Femminile
06/05/2009 20:18

“Se qualcuno ha peccato abbiamo un Paraclito presso il Padre”


Sintesi dell'intervento di don Sabino Palumbieri

Don Sabino Palumbieri, fondatore del movimento Testimoni del Risorto, inizia la sua relazione sul tema “Se qualcuno ha peccato abbiamo un Paraclito presso il Padre” (1Gv 2, 1b) puntando lo sguardo sulla ricerca perenne della casa da parte dell’uomo.

La casa quale emblema del luogo in cui ciascuno si sente accolto, protetto, non condannato ma piuttosto stimolato.

In una società senza radici, l’uomo sente forte il bisogno di ritrovare una “mano forte” che rappresenti la sicurezza e una “mano dolce” che rappresenti la tenerezza e Dio, che è il Trascendente e contiene l’infinito, ha in se stesso la perfezione della forza e della tenerezza.

S. Agostino – ci ricorda don Sabino Palumbieri – diceva:

“Dio non ci ama perché siamo belli, ma noi siamo belli perché Dio ci ama”.


Un monaco camaldolese interrogato da una coppia, alla domanda” Chi è Dio?” rispose “Dio è un bacio”.

Noi siamo stati creati per questo “bacio” e nel battesimo veniamo immersi in questo “eterno bacio” tra Padre e Figlio che è lo Spirito Santo.

Il cuore dell’uomo ricerca l’inesauribile Amore di Dio, un Dio non crocifiggente l’uomo, ma Crocifisso per l’uomo, che muore e risorge per ridonarsi all’uomo.

In questo mondo in frantumi, il male è da ricercarsi alla radice.

Il male dell’uomo è nel suo cuore, non si può pensare di curare il male sociale se non partendo dall’uomo che oggi è “disintegrato” dentro, ovvero ha perso la sua interezza.

Occorre ricucire lo strappo e ristabilire quel filo che unisce in verticale con Dio e in orizzontale con gli altri uomini e ciò può avvenire con la riconciliazione.

Come nella Genesi, ancora oggi il peccato dell’uomo è il
decentramento di Dio, unico vero bene:
 
Il peccato sociale, non messo in rilievo e unito al silenzio di tanti, genera il peccato strutturale.
 
Occorre prendere coscienza che oggi ci troviamo davanti a uno tzunami economico-finanziario che ha stravolto la gerarchia dei valori e ha portato a calpestare i diritti dei 2/3 della popolazione mondiale, creature di Dio schiacciate e umiliate.

Occorre mettere un freno all’avidità e all’aridità di questa finanza che trasferisce ma non produce ricchezza.

Ogni vivente è chiamato al superamento di questo peccato strutturale mediante la conversione e la riconciliazione.

La riconciliazione con Dio tocca l’uomo nel profondo, poiché entrambi sono legati tra loro da un vincolo sacro; rigenera e ricrea ciò che si era spezzato interrompendo la relazione.

La tenerezza di Dio si esprime con efficacia in questo sacramento, il cui protagonista è lo Spirito Santo, vincolo di amore tra Padre e Figlio.

Lo Spirito che inequivocabilmente in Giovanni 14,16 è indicato come “un altro Paraclito”.

“Anche Gesù è Paraclito, il primo Paraclito – continua don Palumbieri –, cosa designa questo nome nel contesto della salvezza?”

La parola “Paraclito” indica: l’in-vocatus, l’ad-vocatus e perciò il consolatore.

Solo Dio è in grado di consolare nella pienezza il cuore inquieto dell’uomo, per questo ha mandato il Figlio.

E lo Spirito Santo, sospiro d’amore tra Padre e Figlio, da noi invocato diviene per noi avvocato e in noi consolatore.

Rinnovati dall’opera ricostruttrice dello Spirito, avendo ricevuto la misericordia, siamo spinti dallo stesso Spirito a donare la misericordia ricevuta, diffondendo così la “cultura della tenerezza”, definita da Paolo VI “civiltà di amore” che fa diverso il mondo; tutto questo perché come dice sant’Agostino:

                                    “ Dio è felice. Dio ci vuole felici. Dio ci fa felici”.

A. Pugliese



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