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LA FATTORIA DEGLI ANIMALI - Il Libro

Ultimo Aggiornamento: 26/09/2009 05:26
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Post: 5.367
Sesso: Femminile
08/07/2009 03:19

Il Vecchio Maggiore alzò la zampa per imporre il silenzio.

"Compagni" disse "ecco un punto che deve essere chiarito.

Le creature selvatiche come i topi e i conigli sono nostri amici o nostri nemici?

Mettiamo la questione ai voti.

Propongo all'assemblea il seguente quesito: i topi sono compagni?"

La votazione fu rapida e con stragrande maggioranza si stabilì che i topi erano compagni.

Vi furono solo quattro dissenzienti: i tre cani e il gatto, il quale, come si scoprì poi, aveva però votato per ambo le parti.

Il Vecchio Maggiore proseguì:
 
"Poco mi rimane ancora da dire.
Solo ripeto di ricordar sempre il vostro dovere di inimicizia verso l'uomo e tutte le sue arti.

Tutto ciò che cammina su due gambe è nemico.
Tutto ciò che cammina su quattro gambe o ha ali è amico.

E ricordate pure che nel combattere l'uomo non dobbiamo venirgli ad assomigliare.
Anche quando l'avrete distrutto, non adottate i suoi vizi.

Nessun animale vada mai a vivere in una casa, o dorma in un letto, o vesta panni, o beva alcolici, o fumi tabacco, o maneggi danaro, o faccia commercio.
Tutte le abitudini dell'uomo sono malvagie.

E, soprattutto, nessun animale divenga tiranno ai suoi simili.
Deboli o forti, intelligenti o sciocchi, siamo tutti fratelli.
Mai un animale uccida un altro animale.
Tutti gli animali sono uguali.

"E ora, compagni, vi dirò del mio sogno dell'altra notte.
Non vi posso descrivere quel sogno.
Era il sogno della Terra come sarà quando l'uomo sarà scomparso.
Ma mi ha rammemorato di una cosa che da lungo tempo avevo dimenticato.

Molti anni fa, quando non ero che un lattonzolo, mia madre e altre scrofe usavano cantare una vecchia canzone di cui esse non conoscevano che l'aria e le prime tre parole.

Conoscevo quell'aria fin dall'infanzia, ma da molto tempo mi era uscita di mente.
L'altra notte, però, essa mi ritornò in sogno.
E ciò che più conta, anche le parole della canzone mi ritornarono, parole, sono sicuro, che erano cantate dagli animali di molto, molto tempo fa e di cui da generazioni si era perduta la memoria.

Vi canterò ora questa canzone, compagni.
Sono vecchio e la mia voce è rauca, ma quando vi avrò insegnato l'aria la potrete cantare meglio da voi.

E' intitolata "Animali d'Inghilterra."


Il Vecchio Maggiore si rischiarò la gola e cominciò a cantare, e cantò abbastanza bene, e l'aria era eccitante, qualcosa fra Clementine e La Cucaracha.

Le parole dicevano:


Animali d'Inghilterra,
d'ogni clima e d'ogni terra,
ascoltate il lieto coro:
tornerà l'età dell'oro!

Tosto o tardi tornerà:
l'uom tiranno a terra andrà;
per le bestie sol cortese
sarà l'alma terra inglese.

Non più anelli alle narici,
non più gioghi alle cervici,
e per sempre in perdizione
andran frusta, morso e sprone.

Sarem ricchi, sazi appieno:
orzo, grano, avena, fieno,
barbabietole e foraggio
saran sol nostro retaggio.

Più splendenti i campi e i clivi,
e più puri i fonti e i rivi
e più dolce l'aer sarà
Quando avrem la libertà.
Per quel dì noi lotteremo,
per quel dì lieti morremo,
vacche, paperi, galline,
mille bestie, un solo fine.

Animali d'Inghilterra,
d'ogni clima e d'ogni terra,
ascoltate il lieto coro:
tornerà l'età dell'oro!
 

Il canto di quest'inno portò gli animali al colmo dell'entusiasmo.


Prima ancora che il Vecchio Maggiore fosse giunto alla fine, tutti avevano cominciato a cantarlo per proprio conto.


Anche i più stupidi ne avevano già afferrata l'aria e alcune parole, e quanto ai più intelligenti, come i maiali e i cani, già in pochi minuti avevano imparato a memoria tutta quanta la canzone.

Allora, dopo alcune prove preliminari, l'intera fattoria intonò "Animati d'Inghilterra" in un tremendo unisono.


Le mucche lo muggivano, i cani lo abbaiavano, le pecore lo belavano, i cavalli lo nitrivano, le anitre lo quacqueravano.


Erano così entusiasti dell'inno che lo cantarono cinque volte di seguito, e avrebbero continuato per tutta la notte se non fossero stati interrotti.

Disgraziatamente, infatti, il frastuono svegliò il signor Jones, che saltò giù dal letto, sicuro che nell'aia vi fosse una volpe.

Afferrò il fucile che stava sempre in un angolo della sua stanza e sparò nelle tenebre una scarica del numero 6.


I pallini si conficcarono nel muro del granaio e la riunione si sciolse in tutta fretta.

Ognuno corse al luogo dove era solito passare la notte.

Gli uccelli volarono sui loro trespoli, gli animali si coricarono sulla paglia, e in pochi istanti tutta la fattoria fu immersa in un profondo sonno.



 

[Modificato da Anam_cara 08/07/2009 03:31]
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