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25 ottobre

Ultimo Aggiornamento: 25/10/2010 10:58
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Beato Riccardo (Recaredi) Centelles Abad Martire

25 ottobre

Martirologio Romano: Nella cittadina di Nules vicino a Tortosa in Spagna, beato Riccardo Centelles Abad, sacerdote della Società dei Preti Operai Diocesani e martire, che fu ucciso in odio al sacerdozio durante la persecuzione contro la Chiesa alle porte del cimitero.



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Santa Tabìta di Ioppe Vedova

25 ottobre

Sec. I


Senza nessuna memoria di Santo registrata per oggi dal Calendario della Chiesa, rinverdiremo il ricordo di una Santa dal nome insolito: Tabita. Nome che diviene, però, quanto mai suggestivo quando si sappia che Tabita in ebraico, significava " gazzella ", e che " gazzella ", a sua volta, era nome composto con la parola ebraica " bellezza ", evidentemente grazie alla delicata eleganza di questo animale.
In greco, la Santa di oggi è chiamata Dorcas: il significato di questo nome è identico, perché vuoi dire anch'esso " gazzella ".
Che cosa sappiamo sul conto della gazzella cristiana? Conosciamo soprattutto - anzi, esclusivamente - un episodio narrato dagli Atti degli Apostoli, che resta tra i miracoli più celebri dell'Apostolo Pietro.
Rileggiamo insieme: " C'era nella terra di loppe, - è scritto, - una cara discepola, chiamata Tabíta, che tradotto significava Dorcas. Era donna ricca di buone opere, e faceva molte elemosine.
" Avvenne che proprio in quei giorni ella si ammalò, e morì. E, dopo che l'ebbero lavata, la posero nella sala al piano di sopra. Siccome Lidda era vicina a Joppe, i discepoli, saputo che Pietro era lì, gli mandarono due uomini a pregarlo: "Non ti dispiaccia venire sino noi! ".
" Pietro si levò, e andò con loro e, come fu giunto, lo condussero nella sala di sopra. Tutte le vedove gli si fecero intorno, piangendo, mostrando le vesti e i mantelli di ogni genere che Dorcas faceva per loro.
" Allora Pietro, fatti uscire tutti fuori, si mise in ginocchio e pregò. Poi, rivoltosi alla morta, disse: "Tabíta, alzati”, ed ella apri gli occhi e, vedendo Pietro, si levò a sedere.
" Pietro le dette una mano, e la fece alzare e, chiamati i santi e le vedove, la presentò a loro viva.
" Il fatto - aggiungono gli Atti degli Apostoli -venne risaputo per tutta loppe, e molti credettero nel Signore. Pietro si fermò a Joppe diversi giorni, in casa di un certo Simone, cuoiaio ".
Nulla di più sappiamo sul conto della donna di Joppe, cioè deIl'odierna città di Giaffa. L'episodio miracoloso narrato dagli Atti degli Apostoli è l'unica testimonianza storica alla quale è affidato il ricordo della " gazzella " cristiana, richiamata in vita dalle preghiere di San Pietro.
I Greci introdussero il nome della " cara discepola " nel Calendario dei Santi, ma non si può dire che Tabita abbia mai conosciuto un culto particolare né una diffusa devozione. La sua memoria, tra i Santi, è restata sempre un po' in disparte, e neanche le leggende hanno aggiunto un seguito al clamoroso miracolo di loppe.
Ma la memoria della gazzella risvegliata dal sonno eterno dalle preghiere di San Pietro non si è perduta, e dalle pagine del testo ispirato, la figura della donna generosa si leva ancora eloquente davanti a noi, pur nell'oscurità che la circonda prima e poi.



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Beato Taddeo Machar (Tadhg MacCarthy) Vescovo

25 ottobre

1445 – 1497

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Borgo Sant’Antonio, presso Ivrea, in Piemonte, transito del beato Taddeo Machar, vescovo di Cork e Cloyne in Irlanda, che lasciò la sua sede per i problemi causati dall’ostilità dei potenti e, mentre era in viaggio per Roma, passò al cielo.


Tadhg MacCarthy, meglio noto in Italia come Taddeo Machar, apparteneva alla famiglia reale omonima di Munster in Irlanda. Nacque verso l’anno 1445 dal principe di Muskerry e dalla figlia di Fitz-Maurice, principe del Kerry. Assai poco sappiamo sui suoi primi anni di vita, ma è noto che lo contraddistinguessero alcune caratteristiche tipiche degli irlandesi suoi compatrioti: il fervore religioso, l’entusiasmo spirituale ed anche, come vedremo, l’impazienza, per non dire il furore.
Intraprese gli studi ecclesiastici pressi i frati minori a Kilcrea, per poi recarsi all’estero. Nel 1482 si trovava evidentemente a Roma quando il pontefice Sisto IV lo nominò vescovo di Ross, in Irlanda.Taddeo non godette però di lunga pace. Infatti tre anni dopo, quando Enrico Tudor ascese al trono, i suoi avversari della casa di York tentarono di consolidare il dominio sull’Irlanda impossessandosi del maggior numero possibile di cattedre episcopali. Ugo O’Driscoll, già vescovo ausiliare di Ross, fu indicato dai sostenitori degli York quale unico e legittimo vescovo di tale diocesi. Provvedettero inoltre a muovere accuse a Roma contro il povero Taddeo, che nel 1488 fu sospeso dal papa.
Nel frattempo Taddeo fu costretto a lasciare la diocesi e si stabilì in un’abbazia cistercense che il vescovo di Clogher gli aveva donato “in commendam”. Meditò però di difendere in prima persona la propria causa ed a tal fine tornò a Roma. Due anni dopo, pur confermando Ugo alla cattedra di Ross, papa Innocenzo VIII lo destinò a reggere la diocesi unificata di Cork e Cloyne. Giunto così nella nuova sede, Taddeo trovò però la cattedrale chiusa e tutte le donazioni in mano ai suoi vecchi avversari. Non riuscendo a far valere i propri diritti episcopali, non gli restò che fare ritorno a Roma per l’ennesima volta.
Dal sommo pontefice ottenne pieno appoggio e potè ripartire con delle lettere papali per il potente conte di Kildare d’Irlanda ed altri eminanti personaggi, con le quali si ordinava di aiutare il vescovo a prendere possesso della sua diocesi. Incamminatosi, dovette però fermarsi ad Ivrea, ai piedi delle Alpi in Piemonte, stremato dalle fatiche. Ricoverato presso i Canonici Regolari di San Bernardo, rese l’anima a Dio il 24 ottobre 1497.
La storia di questo vescovo esule e pellegrino dal successore di Pietro colpì molto i fedeli eporediesi e canavesani, che presero a venerarlo come un santo. La sua tomba nella cattedrale cittadina divenne meta di pellegrinaggi e fonte di miracoli. Il suo culto fu ufficialmente confermato solo nel 1895 da Papa Leone XIII, su interessamento dei vescovi di Ivrea e York.

PREGHIERA
Dio, Padre misericordioso, Tu hai offerto nella Chiesa eporediese l’ultima accoglienza terrena al vescovo d’Irlanda Taddeo McCarthy, ammirevole esempio di fedeltà alla Chiesa, di fortezza di spirito, di povertà evangelica, di operatore di giustizia e di pace. Alla Cattedrale di Ivrea hai fatto dono delle sue spoglie mortali. Con la sua potente intercessione noi Ti preghiamo, o Signore, che la Chiesa che è in Ivrea e le Chiese sorelle di Cork, di Ross e di Cloyne siano presenza viva di Cristo nel mondo, specialmente con i piccoli e i poveri e, in comunione con i loro vescovi, sappiano, sull’esempio del Beato Taddeo, renderne testimonianza, collaborando a stabilire tra i popoli un’autentica pace. Te lo chiediamo con l’umiltà e la fiducia della Vergine Maria, per Cristo nostro Signore. Amen.



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San Tegulo (Tegolo) Martire

25 ottobre

 

Il 25 ottobre, nel calendario liturgico della regione conciliare piemontese, viene menzionato il martire San Tegolo, venerato nella città di Ivrea. Le notizie di questo santo sono assai scarse e principalmente di carattere cultuale, non essendo giunta nessuna testimonianza circa l’epoca, le modalità ed il preciso luogo della sua morte avvenuta, molto probabilmente, nel corso di una delle ultime persecuzioni organizzate dall’impero romano contro la nascente comunità cristiana.
Il suo culto nasce alla fine del X secolo, quando, all’epoca dell’episcopato del beato Varmondo, nella campagna a poca distanza da Ivrea, viene ritrovato il suo sepolcro e le sue reliquie vengono trasferite, con solenne corteo nella cattedrale entro le mura, per essere deposte nella cappella di San Giacomo. Da quel momento, il presunto martire inizia ad essere venerato con culto liturgico e la sua immagine inizia ad essere riprodotta insieme a quella degli altri santi protettori della città e nella diocesi, come si può vedere in un grande affresco nel vescovado.
Come avvenuto per altri sconosciuti santi dell’area piemontese, anche Tegolo venne annoverato nel numero dei martiri appartenenti alla legione Tebea, capitanata da San Maurizio. Purtroppo, anche nel caso del martire eporediese, tale ipotesi è priva di documentazione storica o archeologica che la possa avvallare e nulla di certo si può riferire del santo che non vada oltre la semplice tradizione agiografica più o meno leggendaria. Stando alla locale credenza, Tegolo sarebbe stato decapitato lungo la strada che conduce a Montaldo, in un luogo in cui venne poi edificata una cappella dedicata a Santa Croce che nella seconda metà del XIV secolo pagava, in onore del santo, una tassa per benefici alla chiesa cattedrale. Da un punto di vista storico, si potrebbe ritenere che all’epoca di Varmondo venne rinvenuta una delle tante sepolture, forse di un soldato, disseminate nella campagna della zona, che per motivi a noi ignoti fu ritenuta appartenere ad un martire locale, fatto poi oggetto di venerazione. Il nome stesso di Tegolo o Tegulo richiama curiosamente il più comune materiale di costruzione delle tombe di epoca romana, e potrebbe essere stato attribuito all’individuo inumato di cui non si conosceva ovviamente l’identità.
Le reliquie di San Tegolo, dopo essere state trasferite dalla loro originaria collocazione, riposano, insieme a quelle di San Besso, nella cappella del Santissimo Sacramento, mentre nella navata destra della chiesa vi è una cappella lui dedicata; la pala dell’altare rappresenta il santo nel tipico abbigliamento da milite romano, con la palma simbolo del martirio.



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