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7 gennaio

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2011 13:38
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San Raimondo de Penafort Sacerdote

7 gennaio - Memoria Facoltativa

Peñafort (Catalogna), 1175 - Barcellona, 6 gennaio 1275

Figlio di signori catalani, nasce a Peñafort nel 1175. Comincia gli studi a Barcellona e li termina a Bologna. Qui conosce il genovese Sinibaldo Fieschi, poi papa Innocenzo IV. Di ritorno a Barcellona, Raimondo è nominato canonico della cattedrale. Ma nel 1222 si apre in città un convento dell'Ordine dei Predicatori, fondato pochi anni prima da san Domenico. E lui lascia il canonicato per farsi domenicano. Nel 1223 aiuta il futuro santo Pietro Nolasco a fondare l'Ordine dei Mercedari per il riscatto degli schiavi. Qualche anno dopo a Roma Gregorio IX gli affida il compito di raccogliere e ordinare tutte le decretali (gli atti emanati dai pontefici in materia dogmatica e disciplinare, rispondendo a quesiti o intervenendo su situazioni specifiche). Raimondo riesce a dare un ordine e una completezza mai raggiunti prima. Nel 1234, il Papa gli offre l'arcivescovado di Tarragona. Ma lui rifiuta. Nel 1238 i suoi confratelli lo vogliono generale dell'Ordine. Ma l'attività intensa che lo vede in tutta Europa lo sfianca. A 70 anni torna infine a una vita di preghiera, studio, formazione dei nuovi predicatori nell'Ordine. Frate Raimondo muore a Barcellona nel 1275. (Avvenire)

Etimologia: Raimondo = intelligenza protettrice, dal tedesco

Martirologio Romano: San Raimondo di Penyafort, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori: insigne conoscitore del diritto canonico, scrisse rettamente e fruttuosamente sul sacramento della penitenza e, eletto maestro generale, preparò una nuova redazione delle Costituzioni dell’Ordine; in avanzata vecchiaia a Barcellona in Spagna si addormentò piamente nel Signore.
(6 gennaio: A Barcellona nella Catalogna in Spagna, san Raimondo di Penyafort, la cui memoria si celebra domani).

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E’ il terzo generale dei Domenicani, dopo Domenico di Guzman e Giordano di Sassonia. Ma le cariche – quando le accetta – addosso a lui durano sempre poco, e quasi sembrano interruzioni forzate e temporanee di un modello di vita al quale tornerà sempre, nella sua lunga esistenza: preghiera, studio e nient’altro.
Figlio di signori catalani, ha cominciato gli studi a Barcellona e li ha terminati a Bologna, dov’è stato anche insegnante. Qui ha conosciuto il patrizio genovese Sinibaldo Fieschi, poi papa Innocenzo IV e aspro nemico dell’imperatore Federico II; e il capuano Pier delle Vigne, che di Federico sarà l’uomo di fiducia e poi la vittima (innocente, secondo Dante). Torna a Barcellona, dov’è nominato canonico della cattedrale. Ma nel 1222 si apre in città un convento dell’Ordine dei Predicatori, fondato pochi anni prima da san Domenico. E lui lascia il canonicato per farsi domenicano.
Nel 1223 aiuta il futuro santo Pietro Nolasco, originario della Linguadoca in Francia, a fondare l’Ordine dei Mercedari per il riscatto degli schiavi, e qualche anno dopo accompagna il cardinale Giovanni d’Abbeville a Roma. Qui Gregorio IX nota la profondità della sua dottrina giuridica e gli affida un gravoso compito: raccogliere e ordinare tutte le decretali, ossia gli atti emanati via via dai pontefici in materia dogmatica e disciplinare, rispondendo a quesiti o intervenendo su situazioni specifiche: una massa enorme di testi più e meno importanti, un coacervo plurisecolare di decisioni, da perderci la testa. Raimondo riesce a dare un ordine e una completezza mai raggiunti prima, e quindi una pronta utilità.
A lavoro finito, nel 1234, il Papa gli offre in ricompensa l’arcivescovado di Tarragona. Ma lui non accetta: è frate domenicano e frate rimane. Nel 1238, però, sono appunto i suoi confratelli a volerlo generale dell’Ordine, e deve dire di sì. Dice di sì a un periodo faticosissimo di viaggi, sempre a piedi, attraverso l’Europa, da un convento all’altro, da un problema all’altro. Un’attività che lo sfianca, costringendolo infine a lasciare l’incarico.
Torna, ormai settantenne, alla sua vera vita: preghiera, studio, formazione dei nuovi predicatori nell’Ordine, che si va espandendo in Europa. Un Ordine per sua natura missionario e che perciò, pensa Raimondo, si deve dotare di tutti gli strumenti culturali indispensabili per avvicinare, interessare, convincere. Occorrono testi idonei alla discussione con persone colte di altre fedi; e lui lavora per parte sua a prepararli, spingendo inoltre il confratello Tommaso d’Aquino a scrivere per questo scopo la famosa Summa contra Gentiles. Inoltre, bisogna conoscere da vicino la cultura di coloro ai quali si vuole annunciare Cristo e Raimondo istituisce una scuola di ebraico a Murcia, in Spagna, e una di arabo a Tunisi. Sembra che tante fatiche e iniziative gli allunghino la vita. Frate Raimondo muore infatti a Barcellona ormai centenario. Sarà canonizzato nel 1601 da Clemente VIII.



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Sant' Alderico di Le Mans Vescovo

7 gennaio

Etimologia: Alderico = sovrano potente, dall'antico sassone

Martirologio Romano: A Le Mans in Francia, sant’Alderico, vescovo, che con ogni ardore si diede al culto di Dio e dei santi.




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Beato Ambrogio Fernandes Religioso gesuita, martire

7 gennaio

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Sisto, Portogallo, agosto 1551 – Suzuta, Giappone, 7 gennaio 1620

Martirologio Romano: A Suzuta in Giappone, beato Ambrogio Fernández, martire: recatosi in Oriente spinto da ricerca di guadagno, fu poi ammesso come religioso nella Compagnia di Gesù e, dopo aver patito molte privazioni, morì in carcere per Cristo.


L’evangelizzazione del Giappone ebbe inizio nel XVI secolo ad opera del grande missionario gesuita San Francesco Saverio. A quel tempo l’impero marittimo portoghese era alla sua massima espansione ed un giovane di tale nazione, Ambrosio Fernandes, nato nell’agosto 1551 a Sisto, non fu che uno dei tanti che sbarcarono il lunario fra gli alti e bassi della fortuna. Sognava infatti di imbarcarsi per l’Oriente, ove un giovanotto ben piantato come lui poteva tentare la sorte e magari far ritorno in patria, magari con le tasche piene. Finalmente un bel giorno, all’età di ventisei anni, Ambrosio lasciò il suo villaggio in diocesi di Oporto e s’imbarcò su una delle tante imbarcazioni mercantili dirette verso il lontano Giappone.
Lo scavo del canale di Suez arrivò però solo tre secoli dopo e necessitava dunque circumnavigare il continente africano. Come è possibile immaginare si trattava di un’impresa tutt’altro che semplice, infatti anche la sua nave incappò in una spaventosa tempesta che la tenne in balìa per giorni e giorni ed ogni momento era buono per finire in pasto agli squali. Ambrosio, terrorizzato, fece voto di farsi religioso se solo fosse giunto vivo alla sua meta. La Provvidenza lo esaudì ed egli, giunto in Giappone, mantenne la promessa vestendo l’abito dei gesuiti quale fratello coadiutore.
Sembrava però destino che egli proprio non avesse dovuto rivedere mai più la sua amata patria: scoppiata infatti una violenta persecuzione anticristiana, il Fernandes fu arrestato ed incarcerato presso Nagasaki, città ove risiedeva a principale comunità cristiana del paese. In cella vi restò per quattro lunghi anni, per morire infine di stenti il 7 gennaio 1620.
Ambrosio Fernandes fu beatificato da Papa Pio IX il 7 luglio 1867, insieme con altri 204 martiri in terra giapponese dei quali ben 33 sacerdoti, coadiutori e novizi gesuiti.




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Sant' Anselmo Eremita

7 gennaio

sec. XII


Camaldolese di Vivo vissuto nel sec. XII, è ricordato nella Vita di s. Alberto di Montalceto al quale avrebbe dato l'abito dell'Ordine. E' detto beato nei martirologi benedettini, ma non v'è traccia di culto.
E' ricordato insieme col predetto s. Alberto il 7 gennaio.




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San Canuto Lavard Martire

7 gennaio

Roskilde (Danimarca), 1096 circa - Haraldsted-Ringstadium (Zeeland, Danimarca), 7 gennaio 1131

San Canuto Lavard, duca di Schleswig e re di Wagrie, governò con giustizia e prudenza, favorì la religione cattolica, morì martire della giustizia, ucciso dai cugini pretendenti al trono, e fu canonizzato nel 1169 da Alessandro III. E’ commemorato in data odierna dal nuovo Martyrologium Romanum.

Patronato: Zeeland (Danimarca)

Emblema: Palma, Corona, Lancia, Ciborio

Martirologio Romano: Nella selva presso Ringsted in Danimarca, san Canuto, detto Lavard: duca dello Schleswig, resse con giustizia e prudenza il suo principato e favorì il culto, ma fu ucciso da nemici invidiosi della sua autorità.


Knud, figlio secondogenito del re Eric il Buono di Danimarca e perciò nipote del re San Canuto IV, nacque a Roskilde verso il 1096 ed è conosciuto come “il Signore” dai suoi connazionali. Allevato ed educato alla corte di Sassonia, suo zio re Niels lo nominò duca dello Jutland meridionale, con sede a Schlewig, e gli affidò la difesa di tale territorio dai Vendi, popolo slavo proveniente dalla Sassonia orientale e dalla Prussia. Si sforzò in ogni modo per la promozione della giustizia e della pace, ma la pirateria vichinga mise duramente alla prova i suoi buoni propositi. Nel 1129 l'imperatore Lotario III lo riconobbe quale re dei Vendi occidentali (re di Wagrie), irritando però in tal modo il re Niels, che lo fece uccidere dai suoi cugini Magnus Nielsen e Henry Skadelaar il 7 gennaio 1131 nella foresta di Haraldsted vicino a Ringstadium in Zelanda.
L'aver sostenuto durante il suo regno l'attività missionaria di San Vicelin, apostolo dei Vendi, costituì un presupposto determinante per favorire la celebrazione della sua canonizzazione, avvenuta nel 1169 per mano del papa Alessandro III, su proposta del figlio postumo di Knud, re Valdemaro I, e dell'arcivescovo Eskil di Lund. L'anno successivo le sue reliquie furono traslate a Ringsted il 25 giugno. In tale anniversario San Canuto Lavard è commemorato in Danimarca, mentre il nuovo Martyrologium Romanum lo cita così nel giorno della morte: “Nel bosco presso Ringstadium, in Danimarca, ricordo di San Canuto Lavard, martire, che a capo degli Slavi occidentali condusse il regno con giustizia e prudenza, esercitando la pietà; fu ucciso dai nemici invidiosi della sua nobile autorevolezza”.





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07/01/2011 13:33

San Ciro Pt. di Costantinopoli

7 gennaio

Martirologio Romano: A Costantinopoli, san Ciro, vescovo, che, monaco in Paflagonia, fu elevato alla sede di Costantinopoli, dalla quale fu poi scacciato, per morire in esilio.



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San Crispino I Vescovo di Pavia

7 gennaio

† Pavia, 466

Etimologia: Crispino = dai capelli ricci, dal latino

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Pavia, san Crispino, vescovo.


Curiosamente nello stesso giorno del 7 gennaio sono ricordati s. Crispino I e s. Crispino II, ambedue vescovi della città di Pavia; il Martirologio Romano anche nella sua ultima edizione lo cita così: “Papiae sancti Crispini episcopi”, senz’altro aggiungere.
S. Crispino I era già vescovo nel 446 e accolse fra i lettori della sua chiesa, s. Epifanio che ordinò suddiacono nel 456 e poi diacono, designandolo come suo successore; era cosa normale a quei tempi, che un diacono potesse essere consacrato vescovo senza essere prima un sacerdote.
Egli morì nel 466 e venne sepolto nella chiesa di S. Maria Maggiore, che aveva lui stesso fatta edificare. Del s. Crispino II si sa che fu l’11° vescovo di Pavia e sarebbe morto il 30 ottobre 541, anche lui fece costruire una chiesa, quella dei ss. Cosma e Damiano.
La breve distanza di tempo fra i due episcopati, lo stesso nome e la stessa carica di vescovi di Pavia, hanno generato la confusione di non avere una doppia celebrazione, anzi ce né una sola, ma senza specificare a quale dei due si riferisce.

Il nome Crispino deriva dal latino, con il significato di “ricciuto, dai capelli ricci”.



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San Giuliano di Gozzano Diacono

7 gennaio

IV secolo

Diacono missionario, forse oriundo della Grecia, venne a predicare nell’alto novarese.Forse si trasferì in Italia con il fratello Giulio, sacerdote, perché disgustati dagli errori degli eretici e perseguitati.In Italia dimorarono per un po' di tempo nei pressi di Roma ad Aqua Salvia, quindi attraversarono il Lazio e pervennero nell'Italia settentrionale predicando e convertendo molti alla vera fede. Da Teodosio ottennero l’autorizzazione a distruggere altari e boschetti sacri pagani e a costruire chiese cristiane.Di fatto edificarono un cospicuo numero di chiese, che raggiunsero il centinaio. Le due ultime le costruirono nei pressi del lago di Orta e precisamente la novantanovesima a Gozzano, dedicata a san Lorenzo, dove rimase Giuliano che ivi anche morì e vi fu sepolto; l'altra, la centesima, Giulio la costruì sulla piccola isola esistente nel lago, dedicandola agli apostoli Pietro e Paolo e nella quale egli stesso fu poi sepolto.Le reliquie di Giuliano nel 1360 furono trasferite nella nuova chiesa di Gozzano a lui dedicata sulla rocca e deposte sotto l'altare maggiore, mentre nella vecchia chiesa di San Lorenzo ne è rimasto solo il cenotafio.


I documenti che parlano dei due santi, San Giulio e San Giuliano, non sono molto antichi e la loro storia non è molto chiara. Nel Martirologio Romano è commemorato al 31 gennaio il solo Giulio, introdottovi dal Baronio, e con la generica indicazione topografica: in provincia Mediolanensi. Il Ferrari invece ricorda anche Giuliano al 7 gennaio.
Esiste una Vita dei due santi che il Savio stimava "antica e degna di riguardo", mentre íl Lanzoni la giudicava piena di " parecchie esagerazioni e leggende ". In realtà essa non è più antica del sec. VIII e contiene notizie piuttosto strane ed inverosimili. Secondo questo scritto, Giulio e Giuliano erano fratelli oriundi della Grecia; educati cristianarnente dai genitori, abbracciarono lo stato clericale e Giulio fu ordinato presbitero mentre Giuliano diacono.
Nauseati dagli errori diffusi dagli eretici e per sfuggire alle loro persecuzioni, decisero di allontanarsi dalla patria; si recarono allora dall'imperatore Teodosio dal quale ottennero l'autorizzazione a distruggere altari e boschi pagani ed edificare chiese cristiane. Passati poi in Italia dimorarono per un po' di tempo nei pressi di Roma ad Aqua Salvia, quindi attraversarono il Lazio e pervennero nell'Italia settentrionale predicando, convertendo molti alla vera fede e soprattutto edificando un. cospicuo numero di chiese, che raggiunsero il centinaio. Le due ultime le costruirono nei pressi del lago di Orta e precisamente la novantanovesima a Gozzano, dedicata a s. Lorenzo, dove rimase Giuliano che ivi anche morì e vi fu sepolto; l'altra, la centesima, Giulio la costruì sulla piccola isola esistente nel lago, dedicandola agli apostoli Pietro e Paolo e nella quale egli stesso fu poi sepolto.
Quando l'autore scriveva questa Vita il culto di Giulio doveva essere molto fiorente nell'isola, poiché afferma che la chiesa era frequentata da molti pellegrini e Iddio vi operava anche dei miracoli; tuttavia nel sec. VIII, Paolo diacono attesta che al suo tempo l'isola era detta sancti Iuliani. Avrà, l'autore della Vita scambiato il luogo di sepoltura dei due santi, o essi erano una sola persona chiamata indifferentemente con l'uno e l'altro nome? Il Savio afferma poi che nella diocesi di Milano molte chiese erano dedicate a Giulio ed il suo nome era anche recitato nel canone ambrosiano dei secoli V-VI; il Lanzoni però contesta quest'ultima affermazione e pensa che si trattasse invece, del papa Giulio, poiché quel nome è unito a quelli di altri vescovi (Martino di Tours, Eusebio di Vercelli e Ilario di Poitiers) che si distinsero nella lotta contro gli ariani.
In conclusione, pur dovendo affermare che il culto di s. Giulio è abbastanza antico nell'isola del lago di Orta ed è tuttora vivo nella regione circostante, bisogna purtroppo aggiungere che non sappiamo niente di sicuro sulla sua personalità, come su quella del presunto fratello Giuliano. Delle due antiche chiese attribuite ai santi fratelli, oggi non esiste piú alcun vestigio e le attuali non sono più antiche del sec. IX. Le reliquie di Giulio sono tuttora conservate nella sua basilica del lago, quelle di Giuliano invece, nel 1360 furono trasferite nella nuova chiesa di Gozzano a lui dedicata sulla rocca e deposte sotto l'altare maggiore, mentre nella vecchia chiesa di S. Lorenzo è rimasto il cenotafio.



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07/01/2011 13:37

San Giuseppe Tuan Padre di famiglia, martire

7 gennaio

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Nam Dien, Vietnam, 1825 circa - An Bài, Vietnam, 7 gennaio 1862

Giuseppe Tuan, laico del Vicariato Apostolico del Tonchino Centrale, rifiutò di calpestare la croce, anzi la adorò. Per tale motivo fu decapitato sotto l’imperatore Tu Duc. Papa Giovanni Paolo II l’ha canonizzato il 19 giugno 1988.

Martirologio Romano: Nel villaggio di An Bái nel Tonchino, ora Viet Nam, san Giuseppe Tuân, martire: padre di famiglia e contadino, fu decapitato sotto l’imperatore Tư Ðưc per aver pregato in ginocchio davanti alla croce, che aveva invece avuto l’ordine di calpestare.



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7 gennaio


93277 > Beata Lindalva Justo de Oliveira Vergine e martire 7 gennaio

36650 >
San Luciano di Antiochia Martire 7 gennaio MR

90915 >
Beata Maria Teresa del Sacro Cuore (Haze) Fondatrice 7 gennaio MR

91432 >
Beato Matteo Guimerà di Agrigento Vescovo 7 gennaio MR

36510 >
San Polieuto Martire 7 gennaio MR

25650 >
San Raimondo de Penafort Sacerdote 7 gennaio - Memoria Facoltativa MR

40250 >
San Rinaldo di Colonia Monaco 7 gennaio

36540 >
San Tillone Monaco di Solignac 7 gennaio MR

36520 >
San Valentino Vescovo, pt. di Passau 7 gennaio MR

48600 >
Santa Virginia 7 gennaio


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