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Sabato Santo, giorno del silenzio e dell'attesa, la Notte in cui Cristo ha vinto la morte

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2011 17:24
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23/04/2011 17:24

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Può apparire paradossale parlare del sabato santo perché
per i cristiani è un giorno contrassegnato dal silenzio, un giorno
che potrebbe apparire "tempo morto", svuotato di senso.
Anche i vangeli tacciono su questo "grande sabato": il racconto
della passione di Gesù si arresta alla sera del venerdì, all'apparire
delle prime luci del sabato e riprende solo con l'alba del primo giorno
della settimana, il terzo giorno, appunto. Giorno vuoto, dunque?

Nella tradizione cristiana occidentale, il sabato santo è l'unico
giorno senza celebrazione eucaristica, l'unico giorno restato
"aliturgico", senza celebrazioni particolari: tacciono le campane,
non ci sono fiammelle accese nelle chiese spoglie, né canti...
Anche la preghiera dei cristiani si fa silenziosa ed è carica
soprattutto di attesa: attesa di ciò che muterà profondamente
ogni cosa, ogni storia. Certo, sappiamo bene che la Pasqua
è un evento avvenuto ephápax , "una volta per tutte", il 9 aprile
dell'anno 30 della nostra era, sappiamo che Cristo ormai risorto
non muore più, siamo consapevoli di non celebrare un mistero
ciclico come facevano i pagani...

E tuttavia siamo chiamati a vivere questo giorno cogliendone
il messaggio proprio: lo viviamo nella fede che il Signore crocifisso
è vivente in mezzo a noi ma, discernendo all'interno del triduo
pasquale il secondo giorno come giorno di silenzio, di attesa,
del non detto, noi assumiamo una dimensione che ci abita sempre
e che alcune volte -- nella vita nostra, o degli altri o di interi popoli
-- è la dimensione durevole, non momentanea, non passeggera.

Enzo Bianchi


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