Capitolo 3, 1-15
C’è un tempo per tutto nella vita (1-9), e in una progressione quasi litanica di sette coppie di “momenti e di tempi” l’autore mostra che gli eventi della storia ruotano su un disco uniforme secondo cicli sempre reiterabili:
Tempo di nascere, tempo di morire,
tempo di piantare, tempo di sradicare,
tempo di uccidere, tempo di curare,
tempo di demolire, tempo di costruire,
tempo di piangere, tempo di ridere,
tempo di lutto, tempo di baldoria,
tempo di gettare via le pietre,
tempo di raccogliere le pietre,
tempo di abbracciare, tempo di staccarsi,
tempo di cercare, tempo di perdere,
tempo di conservare, tempo di buttare via,
tempo di strappare, tempo di cucire,
tempo di tacere, tempo di parlare,
tempo di amare, tempo di odiare,
tempo di guerra, tempo di pace.
Ne consegue un vigoroso ridimensionamento dell’orgoglio intellettuale e pratico dell’uomo: egli ha il senso dell’eterno (11) in altre parole della durata e della consistenza della realtà, perché Dio ha stabilito così. Ma non comprende cos’è il tempo, non riesce a capire tutta l’opera di Dio. Egli desidererebbe agire, ma Dio ha già composto le cose in maniera definitiva e incomprensibile.
L’uomo così impara ad averne timore. Nella vita esiste ingiustizia e corruzione, tuttavia Dio ha stabilito un tempo per il giusto giudizio, anche se tutti gli uomini devono morire. Cosicché “non c’è più nulla da aggiungere e nulla da togliere” (14).