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Anam_cara

TUTTI I PAPI

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    Anam_cara
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    00 20/01/2009 17:47
    Tutti i Papi dalle origini a Costantino

            Dopo l’anno 30 fra gli apostoli fu Pietro a profilarsi come una personalità di grande spicco. Egli per primo battezzò i pagani. Attorno al 44, in concomitanza con la Persecuzione di Erode Agrippa, si recò «in un altro luogo». Tornato a Gerusalemme per partecipare all’Assemblea degli Apostoli (49-50), passò poi in Asia Minore e, secondo una tradizione non confermata dagli Atti degli Apostoli ma ritenuta veritiera quasi all’unanimità, subì il martirio a Roma fra il 64 e il 67.

        Tra le fonti extracanoniche soprattutto l’Epistola ai Corinti di papa Clemente I, scritta nel 96, fa riferimento al martirio di san Pietro, san Paolo e di molti cristiani «da noi», cioè a Roma, e lo colloca in stretta relazione con la Persecuzione scatenata dall’imperatore Nerone. Anche Ignazio d’Antiochia, scrivendo ai romani in occasione del suo viaggio a Roma attorno al 112, dimostra di essere bene informato dell’importante ruolo che vi avevano avuto gli apostoli Pietro e Paolo. La stessa prima lettera di san Pietro, scritta «in Babilonia», ossia «a Roma» è una prova del suo soggiorno romano. Gli scavi condotti sotto la basilica di San Pietro possono suscitare perplessità sul ritrovamento delle ossa autentiche del principe degli apostoli; hanno comunque documentato il tropaion sul colle Vaticano, cui fa riferimento il prete Gaio attorno al 200. Gli stessi reperti hanno anche permesso di arrivare a una conclusione: questa tomba non può essere che quella di Pietro. Dei successori di Pietro che si sono avvicendati alla guida della chiesa nei primi tre secoli al di là del nome non sappiamo gran che.

        Sant ‘Ireneo, vescovo di Lione (morto attorno al 202), fu il primo a tramandarci un elenco dei vescovi di Roma. Attorno al 180 scrisse un’opera apologetica contro lo gnosticismo, e a Proposito della chiesa romana dice: «I beati apostoli fondatori trasmisero la dignità episcopale a Lino. Questo Lino è menzionato da Paolo nelle Lettere a Timoteo. Gli succede Anacleto. Quindi al terzo posto dopo gli apostoli è Clemente a ottenere l’episcopato; questi aveva anche visto personalmente gli apostoli e li aveva frequentati. Quando sotto il suo governo esplose una diatriba non indifferente tra i fratelli di Corinto, la chiesa inviò loro una lettera. A Clemente seguì Evaristo e quindi Alessandro e poi, sesto dopo gli apostoli, fu eletto Sisto e dopo di lui Telesforo; anche questi diede una gloriosa testimonianza. Quindi Igino, poi Pio e dopo di lui Aniceto. Succeduto Sotero ad Aniceto, ora al dodicesimo posto dopo gli apostoli è Eleuterio che detiene il potere episcopale». Questo elenco dei vescovi di Roma, che del resto non comprende alcuna data, non può essere ritenuto scientificamente sicuro. Potrebbe piuttosto rappresentare una retrospettiva di nomi significativi per la comunità romana. Più tardi Eusebio, vescovo di Cesarea (morto nel 339), tentò di sincronizzare le date dei pastori della comunità cristiana di Roma con quelle degli imperatori. Quest'opera di datazione venne proseguita dal cosiddetto Catalogus Liberianus, redatto attorno al 354, nel quale si apposero anche il mese e il giorno. Pur potendo stabilire una cronologia approssimativa, è ovvio che tutte queste date non hanno alcun valore storico.
        I vescovi della comunità romana spesso passavano ancora in secondo piano rispetto al mandato loro affidato. Ciò vale soprattutto per l’autore della Epistola ai Corinti di san Clemente; scritta attorno al 96, questa lettera costituisce il documento più antico a noi pervenuto dall’epoca post-apostolica. L’importanza di questo lungo testo, che si presenta come una lettera comunitaria della chiesa di Roma a quella di Corinto, consiste soprattutto nel fatto che per la prima volta la voce di Roma sifa sentire con estrema chiarezza. In tono grave essa esorta all’ubbidienza nei confronti delle autorità ecclesiastiche di Corinto. Nella lettera indirizzata alla comunità di Roma attorno al 112, Ignazio d’Antiochia dice che essa «ha il primato nell’amore», ma neppure lui nomina i capi della chiesa romana. Col trascorrere degli anni però l’episcopato romano andò assumendo una pronunciata organizzazione monarchica e i vescovi di Roma si presentarono sempre più come guide e garanti della tradizione e della successione

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    Anam_cara
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    00 20/01/2009 17:49
     Inviato: 12/10/2005 12.05

       Gesù Cristo, ritiratosi da Gerusalemme e recatosi nella Galilea, vide un giorno, sulle rive del lago nella Galilea, due pescatori che gettavano le reti, e disse loro: «Venite dietro di me e vi farò pescatori d'uomini» (Matteo, IV, 19) ossia vi darò virtù di trarre gli uomini a Dio. Ed essi, lasciando le reti, prontamente lo seguirono (ib.20). Uno dei due era Simone (da Cristo chiamato poi Pietro, figlio di Giovanni, fratello di Andrea, nato in Betsaida verso la fine del I secolo a.C., e cittadino di Cafarnao, dove viveva con la moglie e la suocera. La leggenda cristiana ci dipinge questo Simone come uomo facile a lasciarsi abbattere dall'avversità, spesso dominato dal dubbio e titubante, ma pronto a risollevarsi e a mostrarsi forte e pieno di fervore. Egli figura in testa alla lista che San Matteo ci dà degli apostoli. Gesù, dopo una solenne professione di fede, gl'impose il soprannome ch'egli doveva immortalare, dicendogli: «Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa» (Matteo, XVI, 18). Alla vigilia della Passione, Pietro fu incaricato, per l'avvenire, di confermare nella fede i suoi fratelli. Quando Gesù annunziò la diserzione degli apostoli Pietro esclamò che quando tutti avessero abbandonato il loro Maestro, egli sarebbe rimasto con lui e non l'avrebbe abbandonato mai. Infatti nell'orto di Getsemani, mentre gli armati stavano per impadronirsi di Gesù, egli mosse loro incontro e colpì Malco, servo del gran sacerdote (Luca, XXII, 50). Ma poche ore dopo, nel cortile, del palazzo di Caifa, si turbò e rinnegò tre volte il Maestro, che d'altronde aveva predetto il suo tradimento. Uno sguardo di Gesù bastò per fargli comprendere quanto fosse stato colpevole e per mettergli in cuore il tormento di un rimorso che doveva durare quanto la sua vita.
        Dopo la risurrezione, Pietro ritorna a Gerusalemme e presiede all'elezione del nuovo apostolo Mattia. Nel giorno della Pentecoste, fa alla plebe la sua prima predica quale capo degli apostoli. Con coraggio ed ardire, rinfaccia agli Ebrei la crocifissione di Cristo, li esorta a pentirsi ed è tasta la potenza della sua parola, che guadagna tremila Giudei alla nuova fede. Perseguitato dai sacerdoti, viene imprigionato due volte, ma per due volte vien rilasciato libero, non trovandosi ragione per condannarlo.
        Va in Samaria per aiutare nell' evangelizzazione il diacono Filippo e per combattere Simone il mago. Poi, tornato di nuovo in Gerusalemme, vi sta per tre anni, dirigendo l'azione degli altri apostoli. Lascia infine a Giacomo la Chiesa di Gerusalemme e va a portare la parola di Cristo in Antiochia, ove fissa la sua sede pontificale. Di là evangelizza il Ponto, la Galazia la Cappadocia, l'Asia e la Bitinia. Visita Lidda, dove guarisce Enea, paralitico da otto anni; altri miracoli compie a Foppe (oggi Fafa); in Cesarea battezza Cornelio, centurione romano.
        Nel secondo anno dell'impero di Claudio, Pietro, lasciato Esodio a reggere la Chiesa di Antiochia, trasporta a Roma la sede pontificale. Poco dopo (anno 44), ritorna a Gerusalemme per rafforzarvi quella Chiesa, minacciata da Erode Agrippa, nipote dell'Erode che aveva comandata la strage degli innocenti. Giacomo viene decollato; Pietro è incarcerato e condannato a morte. Può sfuggire al supplizio, e ritorna a Roma; dove scrive la sua prima Epistola. Scacciato da Roma con tutti i giudei, per ordine di Claudio, rivede Gerusalemme ed assiste come capo alla prima adunanza conciliare della Chiesa.
        Gli scrittori ecclesiastici dei primi secoli attestano che Pietro ritornò a Roma con Paolo, verso l'anno 65, durante il regno di Nerone. In quella città, la fede cattolica aveva già fatto grandi passi, penetrando perfino nel palazzo imperiale. Pietro manda missionari nella Sicilia, in tutta Italia, nelle Gallie e sulla costa d'Africa, e dirige ai cristiani di tutto il mondo una seconda Epistola. Nerone inizia frattanto le sue feroci persecuzioni contro i cristiani. Pietro e Paolo sfuggono ai soldati imperiali, fanno nuovi proseliti, e vengono arrestati soltanto due anni dopo, per aver provocato l'ira di Nerone con l'avversare la fama e le dottrine di Simone il mago. Imprigionati nel carcere Mamertino, furono poi tratti a morte il 29 giugno dell'anno 67 dell'era cristiana, il quale anno, secondo la tradizione cattolica, fu il 25° della sede di Pietro in Roma.
        Mentre Paolo, come cittadino romano fu decapitato, Pietro, come giudeo, venne crocifisso col capo all'ingiù, sul Gianicolo a Roma. La sua salma raccolta dai fedeli, fu sepolta lungo la via Amelia, presso il tempio d'Apollo, dove aggi grandeggiano il palazzo del Vaticano e la basilica di S. Pietro.
    Pietro scrisse soltanto le due Epistole alle quali si è già accennato, e si ha ragione di ritenere apocrife tutte le altre opere che a lui vennero attribuite. Un'altra leggenda raccolta dai protestanti, ma contestata, nega la venuta di Pietro a Roma e la prevalenza di lui sugli altri apostoli.
        Essa però non regge ad una critica coscienziosa, mentre trova conferma in tutti gli scritti del I e II secolo la tradizione accettata dalla Chiesa romana e seguita in questo rapido cenno.

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    00 20/01/2009 17:51
     Inviato: 12/10/2005 12.06

        Primo successore di San Pietro, fu San Lino, nativo di Volterra. Mandato dai suoi parenti a Roma, Lino poté udire la predicazione del Vangelo, allora iniziata dal capo degli apostoli, e divenne un fervido cristiano. Le virtù, il sapere e lo zelo del discepolo indussero S. Pietro a consacrarlo sacerdote e a sceglierlo a compagno per le sue peregrinazioni apostoliche. Secondo la tradizione della Chiesa, Pietro ordinò Lino quando si recò a Gerusalemme a presiedervi il primo concilio, e lo lasciò a Roma quale suo vicario. Ritornato a Roma, Pietro affidò a Lino un'importante missione nella Gallia, dove il vescovo fece numerosi proseliti, mediante un'attiva e fervida propaganda della religione di Cristo.

        Scoppiata poco dopo la persecuzione di Nerone, Lino ritornò a Roma per aiutare gli apostoli Pietro e Paolo, e quando questi furono imprigionati, li sostituì nel reggere la Chiesa romana. Accompagnò probabilmente al martirio il Maestro, e dopo la morte di lui, aiutato da San Marcello e da altri fedeli, ne curò la sepoltura.

        Vuole la tradizione che per timore che la Chiesa rimanesse priva di un capo in quei tempi calamitosi, S. Pietro avesse nominati Lino, Cleto, Clemente e Anacleto quali suoi successori nel pontificato, l'uno in mancanza dell'altro. Lino, pertanto, successe a Pietro in quello stesso anno (67), e durante il suo pontificato si svolsero avvenimenti importanti, quali la morte di Nerone, la distruzione di Gerusalemme e la dispersione degli Ebrei, molti dei quali si convertirono alla fede cristiana.

        Si attribuiscono a S. Lino molti miracoli, e si vuole che appunto in seguito a un miracolo giudicato offesa agli Dei, egli sia stato impri

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    00 20/01/2009 17:52
     Inviato: 12/10/2005 12.06

        Secondo l'ordine cronologico generalmente seguito, Cleto fu il successore immediato di Lino. Ma in alcune cronologie, Clemente è messo prima di Cleto, che vien confuso con Anacleto, quinto papa secondo gli Annuari pontifici. Noi ci atterremo a questi, che registrano Cleto e Anacleto come due personaggi distinti.

        Cleto governò la Chiesa per 12 anni e vide rinnovarsi la persecuzione contro i cristiani.

        Nato a Roma e discepolo egli pure di S. Pietro, molto fece per la diffusione della fede cristiana mentre era in vita il capo degli apostoli e durante il pontificato di S. Lino. Fra gli atti che gli si attribuiscono è la divisione della città di Roma in 25 rioni, a ciascuno dei quali prepose un sacerdote, o un diacono, con l'incarico di rispondere ai bisogni spirituali ed anche temporali dei fedeli. Secondo la tradizione egli attendeva alacremente alla propagazione del vangelo, in Roma e fuori di Roma, quando Domiziano iniziata la seconda persecuzione dei cristiani, ordinò che il capo di questi fosse cercato e messo a morte. Si deve però notare che il martirio di S. Cleto e l'avvento di S. Clemente vengono registrati nell'anno 90, mentre, secondo la storia, la persecuzione ordinata da Domiziano fu iniziata nell'anno 93.

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    00 20/01/2009 17:54
     Inviato: 12/10/2005 12.07

       Figlio di un Faustino, senatore romano, San Clemente fu eletto a governare la Chiesa dopo il martirio di S. Clero. Istituì i notai, ovvero scrivani, i quali dovevano aver cura di scrivere diligentemente i fatti dei martiri e tutto ciò ch'essi dicevano davanti ai loro giudici e agli imperatori.

        Durante il pontificato di S. Clemente, avvenne lo scisma di Corinto, nella quale città i cristiani, ricusando di obbedire all'autorità del pontefice, pretesero di eleggersi a loro talento i sacerdoti. Il pontefice allora inviò ai Corinzi un'epistola che viene considerata come un importante monumento dell'antichità cristiana, e che bastò, dicesi, a far cessare lo scisma.

        Iniziata dall'imperatore Traiano la terza persecuzione dei cristiani, S. Clemente, al quale si vollero usare dei riguardi perché apparteneva ad una famiglia patrizia, fu invitato con promesse e minacce ad abbandonare la sua sede: ma inutilmente. Allora venne condannato all'esilio e al lavoro nelle miniere del Chersoneso Taurico (Crimea), dove solevansi deportare i malfattori. Dice la tradizione che il pontefice romano trovò laggiù duemila cristiani esiliati e che li soccorse moralmente quale ministro e capo della loro religione, e materialmente con lo scoprire per miracolo una limpida e perenne sorgente, in una regione dove la mancanza d'acqua era causa di atroci patimenti. Un tal fatto e le predicazioni costanti permisero a S. Clemente di convertire al cristianesimo molti degli esiliati pagani, finché, giunto da Roma l'ordine che tale propaganda avesse a cessare, il pontefice fu preso e gettato in mare con un'ancora legata al collo.

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    00 20/01/2009 17:56
     Inviato: 12/10/2005 12.08

        Sotto S. Anacleto, successore di S. Clemente, continuò ad infierire la persecuzione. Vuole la leggenda che l'imperatore stesso interrogasse talvolta i cristiani, per confonderli e per indurli, con minacce di tormenti e di morte, a rinunciare alla loro religione. S. Anacleto si adoperò a mantener saldi nella fede cristiana i perseguitati e i condannati, a combattere le eresie e a preparar missioni per la propagazione del vangelo.
        Si attribuiscono a lui la destinazione di un luogo particolare sul Vaticano per la sepoltura dei papi accanto alla tomba di S. Pietro e l'erezione di una cappella su questa tomba. Quella piccola chiesa divenne poi il famoso tempio di S. Pietro in Vaticano.
        S. Anacleto fu condannato a morte, come i suoi predecessori, dopo lunghi tormenti.

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    00 20/01/2009 18:13

        Era greco, figlio di un ebreo di nome Guido di Bettlehem nella Siria e diventò Papa durante il regno dell’imperatore Traiano. Affidò ai sette diaconi ordinati da S. Pietro la cura di sorvegliare il Vescovo praedicantem propter stilum veritatis. Il Papa Cleto aveva ordinato venticinque preti, ed Evaristo distribuì fra loro i Titoli, ossia le principali chiese o parrocchie di Roma. Da ciò molti credono possa derivare l’origine dei titoli presbiteriali (dei cardinali preti). Aggiunse alcune cerimonie al rito della consacrazione delle chiese. Egli morì nel 121. Il «Liber Pontificalis» dice Martyrio coronatus est senza però che ciò sia provato storicamente.

        Venne sepolto presso la tomba di S. Pietro.

        È rappresentato presso una cuna, perché essendo oriundo di Bettlehem lo si diceva nato presso la stalla della Natività. Le due lettere ai vescovi d’Africa che gli vengono attribuite sono apocrife.

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    00 20/01/2009 18:15

     

        Romano di nascita, Alessandro, successore di Evaristo, giunse al pontificato dopo aver molto predicato in Roma, convertendo numerosissimi pagani. La storia ecclesiastica narra di lui che giovanissimo, fosse riuscito con la sua eloquenza a convertire un prefetto di Roma, Ermete, con la sua famiglia e con più di mille suoi schiavi.

        Il suo interrogatorio da parte di un Aureliano, emissario dell'imperatore Adriano, e i tormenti che dovette subire sono narrati e descritti nelle storie dei martiri.

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    00 20/01/2009 18:16

        Romano, della gente Elvidia, tenne il pontificato per nove anni ed alcuni mesi e assunse il titolo di Vescovo universale della Chiesa apostolica. Gli si attribuiscono regole per il culto ed i riti, e alcune decretali. Morì martire, e alcune sue reliquie vengono custodite in una chiesa della Lorena, dove le portò il cardinale di Retz, che le aveva avute in dono da Clemente X

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    00 20/01/2009 18:18

        Di questo papa (che fu il nono) come dei precedenti, la storia non registra alcun fatto importante. Se ne sa soltanto che, nativo della Magna Grecia, predicò in Roma, con grande ardore, contro gli adoratori degli Dei, riuscendo a convertirne molti, e che per questo fu condannato a morire.

        Venne sepolto nel Vaticano presso la tomba di S. Pietro.

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    00 20/01/2009 18:19

        Nato in Grecia, eletto papa nel gennaio del 154, ordinò i gradi del clero, distinguendo i vari uffici dei chierici. Scagliò l'anatema e la scomunica contro l'eresiarca Cerdone, contro i Marcioniti, e spiegò grande energia nel reprimere anche tutte le altre eresie di quel tempo. Morì dopo quattro anni di papato.

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    00 20/01/2009 18:20

        Nato in Aquileia, giunse assai giovane al pontificato. Lottò contro gli eresiarchi Marcione e Valentiniano. Non è accertato ch'egli sia morto martirizzato durante la quarta persecuzione dei cristiani,  e i decreti e le epistole che gli si attribuiscono da alcuni storici della Chiesa sono indubbiamente apocrifi.

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    00 20/01/2009 18:22
     Inviato: 12/10/2005 12.12

        Fatto saliente del pontificato di S. Aniceto fu la venuta in Roma di S. Policarpo, discepolo di S. Giovanni Evangelista e vescovo di Smirne, che molto contribuì a smentire gli eresiarchi e a far nuovi proseliti. La storia ecclesiastica registra alcune controversie fra papa Aniceto e quel santo, le quali vennero felicemente risolte. Anche S.Aniceto fu martirizzato.


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    00 20/01/2009 18:23
     Inviato: 12/10/2005 12.13

        A S. Aniceto successe S. Sotero, nativo della Campania. Si attribuiscono a questo papa molte disposizioni relative alla disciplina e al culto ecclesiastici. Mandò soccorsi ai cristiani condannati ai lavori delle miniere d'Asia, combatté l'eresia dei Montanisti, e, riaccesasi la persecuzione dei cristiani durante l'impero di Marco Aurelio, subì a sua volta il martirio.

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    00 20/01/2009 18:25
     Inviato: 12/10/2005 12.13

        Successe a Sotero il greco Eleuterio, nativo di Nicopoli. All'inizio del suo pontificato, Sant'Ireneo, vescovo di Lione, gli recò una lettera dei cristiani di Lione che lo pregavano di adoperarsi per dar pace alla Chiesa, intervenendo contro gli eretici. Così fu riconosciuta per la prima volta l'autorità del pontefice romano su tutta la Chiesa. Durante il pontificato di S. Eleuterio comparvero altri due eresiarchi: Blasto e Florino, contro i quali agirono insieme il papa e S. Ireneo. Quest'ultimo scrisse allora il suo libro Contro le eresie, pervenuto fino a noi.

        S. Eleuterio scomunicò Marcione, Valentino e Cerdone, e fece propagare il vangelo in Bretagna, mandando in quella regione Giuseppe di Arimatea ed altri missionari che ottennero la conversione di tutti i bretoni alla religione cristiano.

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    00 20/01/2009 18:27

        Questo papa, africano d'origine, successe a S. Eleuterio, e difese strenuamente la religione cristiana contro g

     l'idolatri e gli eretici, pur manifestando una certa  indulgenza verso i Montanisti. Ebbe a lottare contro due nuovi eretici, i due Teodoti, che ebbero molti seguaci; poi, iniziatasi nel 202 la persecuzione di Severo, che fu la quinta e una delle più terribili, morì martire egli pure il 28 luglio 203 dopo un pontificato di dieci anni

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    Anam_cara
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    00 20/01/2009 18:28
     Inviato: 12/10/2005 12.16

        Il pontificato di S. Zefirino fu travagliato dalla quinta persecuzione, ordinata da Severo. Questo papa consolidò la supremazia pontificale sui vescovi e lottò contro le eresie dei Montanisti e degli Encratiti. Raddolcì la disciplina della Chiesa verso i cristiani colpevoli di adulterio e di immoralità. Lo storico Tertulliano, allora montanista, avversò questa decisione nel suo trattato Sulla Castità e Zefirino lo scomunicò. Il rimprovero di avarizia e di altri peccati che gli fu mosso dal primo antipapa scismatico Ippolito sembra non fosse meritato. Morì martire nel 200 e gli successe S. Calisto, che fece inumare i resti di lui nel suo cimitero sotterraneo.

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    Anam_cara
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    00 20/01/2009 18:29

        Romano, della gente Domizia, fece edificare una basilica in riva al Tevere, che poi durò col nome di S. Maria in Trastevere, e raccolse i morti cristiani in un cimitero sotterraneo (catacombe) detto appunto di S. Calisto. Durante il suo pontificato, i cristiani non ebbero a subire alcuna persecuzione generale; ma molti di essi furono vittime di un'insurrezione popolare. Il loro capo S. Calisto fu preso, battuto con verghe fino agli estremi e poi gettato in un pozzo. Presso la basilica di Trastevere questo pozzo viene ancora mostrato ai credenti, quantunque sembri poco probabile che ne sia rimasta qualche traccia.

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    Post: 5.367
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    00 20/01/2009 18:30
     Inviato: 12/10/2005 12.17

        Si attribuisce a questo papa una costituzione con la quale avrebbe abilitate le chiese ad accettare e possedere dei beni donati o lasciati in eredità dai fedeli. Ma sembra che l'epistola relativa sia apocrifa. Poiché infieriva la persecuzione di Alessandro Severo, Urbano si rifugiò nelle catacombe, dove i cristiani cominciarono a riunirsi per i loro riti. Durante la persecuzione, riuscì a fare molti proseliti, finché, trovato e preso in una catacomba, poco dopo il martirio di S. Cecilia, venne decapitato, insieme con molti altri cristiani.

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    Anam_cara
    Post: 5.367
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    00 20/01/2009 18:32

        Era romano, figlio di Calpurnio, ed ascese alla Cattedra Apostolica nel 233, succedendo ad Urbano I. Poche notizie si hanno di lui, il suo pontificato trascorse durante gli ultimi anni dell’ impero di Alessandro Severo, quando i cristiani godettero un po’ di pace, e l’impero di Massimino durante il quale infierì un’altra crudele persecuzione. Ponziano stesso venne esiliato nella piccola isola Tavolara vicino alla Sardegna e sottoposto ai più duri lavori. Discinctus est dice il Catalogo Liberiano alludendo forse all’abdicazione che egli fece durante la sua prigionia della dignità pontificia, dignità che venne assunta da Antero.
        Non si sa quanto Ponziano sia rimasto nell’esilio dopo che rinunciò al Papato. Sempre secondo il Liber Pontificalis egli vi sarebbe morto in causa delle privazioni, dei patimenti che ebbe a sopportare. Quale compagno nell’esilio e nel martirio il Papa aveva avuto il sacerdote Ippolito, celebre dottore romano nel quale il Duchesne, discorde in questo con molti scrittori, riconosce Ippolito, vescovo di Porto. Il corpo di Ponziano venne trasportato a Roma dal papa Fabiano e sepolto nel Cimitero di Calisto, nella Cappella Papale.
        Ai due lati della porta di questa, i muri sono ricoperti di grafiti e fra molti nomi sconosciuti, se ne trovano altri che sono notorii, e fra questi quello di Ponziano e l’entusiasta esclamazione di un pellegrino:

    JERUSALEM CIVITAS ET ORNAMENTUM MARTYRUM.

        Aveva imposto le mani a 6 vescovi, 6 preti e 5 diaconi, ed aveva governato la Chiesa 5 anni, 2 mesi e 2 giorni.
        Non è sicuro che la condanna di uno dei più grandi scrittori della Chiesa Origene, fatta da Demetrio vescovo di Alessandria (d’Egitto) fosse, come alcuni vogliono, confermata da un concilio convocato in Roma da Ponziano, e nemmeno se di tale condanna intende parlare S. Girolamo in una sua epistola a Paola (Epist. XXXIII).
     

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