"Sconosciuto e' qualcuno
che aspetta di diventare Amico"

 
Dio Vi Benedica!



in
  
Questa e' una Comunita' Cattolica di ACCOGLIENZA
nello spirito del R.n.S.

APERTA A TUTTI


NB: Tutto il materiale usato per la costruzione di questo sito e' stato preso in giro qua e la' sul web, qualora qualcuno si accorgesse che sono state involontariamente violate in qualche occasione norme sul copyright, basterà mandare una mail all'Amministratore
segnalando il materiale che non doveva essere usato, il quale sara' immediatamente rimosso.
 

MEDITIAMO LEGGENDO QOELET

Ultimo Aggiornamento: 21/01/2009 21:07
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 2.614
Sesso: Femminile
Moderatore
10/01/2009 20:08




Capitolo 1, 1- 2,26


Il primo versetto è il titolo del libro, apposto da un editore finale, mentre i versetti 2-3 sono tesi dell’opera di quest’anonimo pensatore. L’argomento fondamentale è espresso attraverso la dichiarazione del v.2 che raccoglie in unità soggetta l’intero testo: “Tutto è come un soffio di vento: vanità, vanità, tutto è vanità”.

In altre parole l’autore propone il suo pensiero: il vuoto e la vanità della vita. I cicli della natura e della storia si ripetono costantemente. Non vi è nulla di nuovo. La realtà e la storia sono prive di qualsiasi senso nel loro procedere ineluttabile e rigidamente scontato. In questo movimento sempre monotono e reversibile la curiosità scientifica e la ricerca sapienziale non hanno significato alcuno, è fatica sprecata, poiché “chi accresce il sapere, aumenta il dolore” (vv.9-10).

Anche l’immortalità nella fama dei posteri è illusione presto infranta.

L’autore si veste delle spoglie di Salomone, esemplare perfetto di re sapiente, secondo un procedimento caro alla letteratura sapienziale. Da quest’angolo di visuale ideale, l’autore può demolire a ragion veduta l’arco delle illusioni umane.

Salomone ha potuto assaporare senza inibizioni tutte le esperienze umane (1 Re 10), ma ha scoperto solo che l’ansia di spiegare razionalmente ogni cosa è solo fame di vento (1,12-18). Si è lanciato anche in piaceri raffinati, in frenetiche attività edilizie, su ricchezze incommensurabili, ha ottenuto una fama esaltante. Ma un identico ritornello sigilla ogni piacere ed attività: “Anche questo è vanità” (2,1.11). Si è riaccostato alla sapienza (2,12-16) solo per comprendere che la morte pone inesorabilmente sapiente e stolto sullo stesso piano.  Il riaffiorare dell’illusione del piacere e dell’attività non può che raggiungere lo stesso risultato (2,17-26): la rapina della morte cancella tutto ciò che avviene e le cose per cui lavoriamo saranno godute da altri dopo di noi. Tale è la vanità della vita “sotto il sole”, perché non vi è gioia né soddisfazione per chi vive senza Dio.

Parrebbe che gli ultimi versetti contengano un barlume di soluzione simile ad un edonistico “carpe diem” (cogli l’attimo) oraziano. In realtà l’autore non propone un sistema d’esistenza ma solo una constatazione: le realtà terrestri non offrono nessuna soddisfazione appagante, ma l’uomo in loro può cogliere quei frammenti di bene semplice e limitato che Dio gli imbandisce innanzi. Questo invito, piuttosto rassegnato pur nel suo minimo ottimismo, sarà ripetuto a più riprese nel testo.


Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:30. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com