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DAVID MARIA TUROLDO - Biografia e Ultime Poesie

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    auroraageno
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    Sesso: Femminile
    00 27/06/2011 21:10


    TUROLDO, DAVID MARIA - sacerdote e poeta, dei Servi di Maria

    "David Maria Turoldo (1916-1992) sacerdote, frate dei Servi di Maria.
    Dopo la laurea in filosofia, visse quindici anni presso i Padri di San
    Carlo, partecipando alla Resistenza con il gruppo de "L'Uomo" e tenendo
    la predicazione domenicale in Duomo dal 1943 al 1953. Alternò poi la sua
    dimora tra San Carlo al Corso a Milano e Fontanella, la frazione di Sotto
    il Monte, dove diresse il Centro Studi Ecumenici Giovanni XXIII.


    "Attraverso varie collaborazioni a giornali, riviste e televisione, la voce
    di Turoldo ha accompagnato a mo' di coscienza critico-profetica le vicende
    politico-sociali del nostro paese.

    "Notevole il suo numero di opere saggistiche, teatrali e poetiche.
    Soprattutto sotto quest'ultimo aspetto la sua figura appare un vertice
    imprescindibile.

    "....................". (Dal libro "Inquietudine dell'Universo",
    a cura di Elena Gandolfi Negrini, edito dalla PIEMME Editrice


    --------------------------------------------------------------------------

    David Maria Turoldo (Coderno di Sedegliano, Udine,
    22 novembre 1916 - Milano, 6 febbraio 1992), religioso italiano dell'Ordine
    dei Servi di Maria, è stato un poeta, un saggista ed uno dei più
    rappresentativi esponenti del rinnovamento del cattolicesimo della seconda
    metà del '900, il che gli valse il titolo di "coscienza inquieta della Chiesa".

    Padre David Maria Turoldo, come si intuisce leggendo le sue biografie e,
    ancor più, le sue opere, non è stato un uomo qualsiasi nè un sacerdote facile.
    Non lo è stato per se stesso, non lo è stato per la Gerarchia (nè quella
    socio-politica, nè quella ecclesiastica), non lo è stato per quanti lo
    frequentavano. Uomo forte, tenace, convinto; friulano di famiglia contadina
    poverissima, nono di dieci fratelli, dove ha ricevuto una fede intensa, severa,
    incrollabile.
    Anima sempre tormentata, combattiva, accesa al fuoco dello Spirito Santo,
    Servo di Maria sempre, fino all'ultimo istante della sua esistenza.

    "Padre David", ha scritto Carlo Bo, "ha avuto da Dio due doni: la fede e la poesia.
    Dandogli la fede gli ha imposto di cantarla tutti i giorni". E David Maria Turoldo
    ha continuato a cantare, fino all'estremo....".
    (Dal libro " David Maria Turoldo - Ultime poesie (1991-1992)", edito da Garzanti.

    La fine

    Affetto ormai da anni da un tumore al pancreas, dopo un itinerario in vari luoghi
    di cura, morì all'ospedale "San Pio X" di Milano il 6 febbraio 1992;
    il 2 febbraio, al termine della messa domenicale, si era congedato dai fedeli con
    la frase: «la vita non finisce mai!». I suoi funerali videro la partecipazione di
    oltre tremila persone, gente semplice e intellettuali, che si mescolavano
    attendendo per ore di arrivare alla sua bara.

    Presiedette le esequie il cardinale Carlo Maria Martini, che qualche mese prima
    della morte, aveva consegnato a padre Turoldo il primo "Premio Giuseppe Lazzati",
    affermando la propria opinione secondo la quale «La Chiesa riconosce la profezia
    troppo tardi». Un secondo rito funebre venne celebrato nella sua Casa a
    Fontanella di Sotto il Monte, nel cui piccolo cimitero fu sepolto.



    Opere

    Canti ultimi - Milano, Garzanti, 1992.
    Anche Dio è infelice - Piemme, 1991
    O sensi miei ... : (Poesie 1948-1988) - (note introduttive di Andrea Zanzotto e
    Luciano Erba) Milano, Rizzoli, 1990.
    Alla porta del bene e del male - Milano, A. Mondadori, 1978


    Saggi

    Diario dell'anima - (prefazione di Gianfranco Ravasi) Cinisello Balsamo,
    San Paolo, 2003.
    Il dramma è Dio: il divino la fede la poesia - Milano, Biblioteca Universale
    Rizzoli, 2002.
    Dialogo tra cielo e terra - (a cura di Elena Gandolfi Negrini) Casale Monferrato,
    Piemme, 2000.
    Ultime poesie: canti ultimi - Mie notti con Qohelet - Garzanti, 1999.
    Oltre la foresta delle fedi (a cura di Elena Gandolfi) - Casale Monferrato,
    Piemme, 1996.



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    auroraageno
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    00 27/06/2011 21:14


    Ultime poesie - (Canti ultimi - Mie notti con Qohelet)

    Nota dell'Autore:

    Non credo inutile avvertire il lettore
    a) che il colloquio con il Tu necessario, cioè con Dio, è quasi sempre affidato alle minuscole. Però nel colloquio anch'io m'interrogo, magari nello spazio di una stessa lirica;
    b) che in maiuscola a volte esprimo i termini simbolici come «Notte», «Tenebra», «Luce», «Nulla». Specialmente il «Nulla» mi preme che sia capito bene: il «divino Nulla», il «Vuoto santo».




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    auroraageno
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    00 27/06/2011 21:16


    DAVANTI AL PORTALE


    La vita che mi hai ridato
    ora te la rendo

    nel canto.





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    auroraageno
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    00 27/06/2011 21:19


    In muta attesa


    Parole, e segni, e immagini,
    ringhiere alle nostre solitudini:

    maschere di depistaggio
    dalla strada verso il nudo
    Essere:

    certo, neppure da nominarsi,
    appena da invocare
    in silenzio:

    là tu permani
    oltre lo stesso Dio:

    e io di qua
    in muta attesa...


    * * *


    Se almeno ti fossi lasciato
    - non dico dai sensi -
    possedere dall'anima,
    mia galassia di desideri,

    ora anch'io oserei
    cantare un nuovo Magnificat

    in nome di tutti gli amanti
    non più delusi,

    nel nome di una terra
    ancora vergine.



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    auroraageno
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    00 28/06/2011 16:50


    Introito


    Se nessuna forma bellezza incorpori
    e di un suono almeno la stessa
    mente non avverta una eco
    e ancora, il pensiero un riverbero
    di luce non colga: non certo
    dalla Fonte -, non colga dico
    appena un riflesso sul <>,
    se corpo nessuno vi sia, anche là
    a riparo dall'abisso, già ora
    la più nera oscurità ti divora.

    E' assoluta
    la necessità dell'Immagine!
    Il corpo: scialuppa che ti salva
    sull'oceano del Nulla.


    ***

    Dio e il Nulla - se pure
    l'uno dall'altro si dissocia -
    senza voce sono nell'assenza.

    Cristo, corpo di Dio, coscienza
    della Terra, figlio
    della Bellissima, nostro
    ultimo esistere!


    ***

    Anche la morte sarà
    un emigrare di forma in forma
    nel grande corpo dell'universo.

    Corpo, spirito che si condensa
    all'infinito:

    nostro corpo
    cattedrale dell'Amore,

    e i sensi
    divine tastiere...


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    auroraageno
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    00 28/06/2011 16:52


    Straniero nel tuo villaggio


    Sono le parole strade
    di un paese che tu solo
    percorri con l'illusione
    di conoscere, e di essere
    conosciuto da sempre:

    ti camminano avanti
    suoni d'alfabeti prenatali,
    luci spaziano come fari
    all'orizzonte:

    tu credi
    di andare per liberi campi

    invece qui abiterai
    per sempre!


    ***

    Mai che si giunga al centro!

    Tu non sai il gioco
    delle circostanze:

    sempre a girare intorno
    in girotondo <>:

    mentre solo
    batte
    il cuore.


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    auroraageno
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    00 28/06/2011 16:55


    Inutile anche il cantare?


    Né che tu riesca a dire quanto
    di te s'involi nell'oscurità

    e torni a dire, a ridire in attesa di capirti

    avanti ancora d'essere capito

    se pure mai
    ciò sia accaduto.

    E' la ragione del mio cantarti
    Verbo, unica sostanza...

    cantato dunque
    senza speranza?



    Esagono


    I

    Se appena uno sguardo rivolgo verso di te
    già il dove mi rimane impervio
    e ugualmente ignoto il punto
    donde parmi avvertire il richiamo.

    E se la mente non più che l'intento
    riveli di chiedere chi sei
    ecco montare sul mondo la tenebra
    e farsi Notte altissima:

    e anche il giorno si fa notte
    e non un rottame che galleggi

    sull'oceano.


    II

    Se invece sei tu che mi guardi
    subito sfoderi dall'occhio una luce
    uguale a spada acutissima
    e sempre più luce effondi e ferisci:

    luce che denuda i corpi
    luce che mette in fuga le ombre
    luce che ti passa da parte a parte
    e ti inghiotte dentro il suo mare:

    no, non ci sono per te mai tenebre
    e più chiara è la notte del giorno...


    III

    Tu sempre più muto:

    silenzio che più si addensa
    più esplode:

    e ti parlo, ti parlo
    e mi pento

    e balbetto
    e sussurro sillabe
    a me stesso ignote:

    ma so che odi e ascolti
    e ti muovi
    a pietà:

    allora
    anch'io mi acquieto
    e faccio silenzio.


    IV

    E sempre più remoto stai
    nel tuo maniero,
    unico segno
    il tuo silenzio:

    silenzio più alto
    del silenzio astrale...

    - ma non è il tuo silenzio
    che più mi affligge,

    è il mio non tacere,

    o Silenzio!


    V

    Già per avere osato dire
    perdono ti chiedo:

    anche se sarò recidivo

    e vedrò le parole cadere
    come foglie.

    ***

    Rabbrividite parole
    ancor prima di raggiungere un suono:

    frantumi
    sul pavimento del tempio:

    e non un frammento
    almeno di vetro

    che riluca.



    VI

    Tu non sei il fiume
    ma ti nascondi nel fiume,

    non sei la foresta
    ma sei nascosto nella foresta,

    non sei il vento
    sei il vento del vento:

    e senza, non c'è tempo,

    perciò viviamo

    e saremo eterni.



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    auroraageno
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    00 29/06/2011 17:25


    Fosse la perla rara


    I

    Mio pane è l'ambizione
    questo quotidiano orgoglio
    di cantare: e fosse
    un canto mai udito,

    fosse la perla rara
    che il cercatore scopre e va:

    - venduta ogni cosa onde
    comperarne il campo; -

    perla che lo scriba trae
    dal suo tesoro:

    cose inaudite
    dalla fondazione del mondo.



    II

    Più alto mira
    o mente mia
    oltre
    le artefatte bellezze

    e canta per gli umili
    e sia più radiosa la terra.

    Canta perché non puoi non cantare!

    E non macchiarti di un'avarizia
    che la povera gente mai

    ti perdonerà.



    III

    E poi calarti giù nell'abisso
    come esploratore dentro il cratere;

    e dire e non dire il dramma di Dio
    quanto sia in pena per l'uomo:

    l'immensamente debole
    e condizionato Iddio,

    infelice per la nostra sorte.

    Per finire nel Fuoco incandescente:

    il resto è illusione.




    In cambio del tuo perdono


    I

    Tu lo potevi: bastava
    fare di me
    il tuo giardino,
    l'eden ove goderti beato,

    e io non finire
    randagio
    e straccione.



    II

    Ora che arrotolato mi hai
    come il pastore fa con la tenda
    alla fine dei pascoli,
    lascia che ti canti

    come mai ti ho cantato
    e più non pianga
    inutili pianti.




    Solo una grazia chiedo


    I

    Ma tu, Amica,
    quando verrai
    sarà sempre tardi:

    e Lui sa perché.



    II

    Pur certo di emigrare
    di vita in vita

    sapere di dissolversi è triste

    anche il corpo delira
    di te, o Deità.



    III

    Solo una grazia chiedo:
    che là
    almeno
    non ci facciamo
    più male.




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    auroraageno
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    00 04/07/2011 13:43


    Almeno dal pubblicano



    << Il pubblicano, invece, fermatosi
    a distanza... >> (Lc 18, 13)




    I

    Non chiedo che tu mi guarisca:

    offesa sarebbe la domanda
    che esaudire non puoi:

    chiedo che tu mi salvi
    che non mi lasci per sempre
    soggiacere a questa
    quotidiana morte:

    chiedo che il Nulla non vinca
    e io non abbia più
    a incenerirmi di desideri

    e viva infelice anche là
    come ora, qui,
    solo e lontano.



    II

    Tu sapessi cosa mi costi in rimorsi
    e quanto io a te costi per grazia:

    che la gara non si interrompa:

    Io a pentirmi
    e tu a usarmi pietà

    pure se necessità è per me
    il fallire

    e per te,
    continuare a perdere.



    III

    Così ti penso: un Dio
    sempre esposto a follie,
    ad accontentarsi di come siamo,
    a perdere sempre:

    o Luce incandescente
    e pietosa

    se tu sopporti
    ciò che io sono
    anch'io per te sopporto
    di non sparire.



    IV

    Ti prego, non lasciarmi
    nell'angoscia:

    tu sai che nulla
    di questi inganni
    mi soddisfa:

    che sono inganni lo so,
    e tutti e due sappiamo
    che non posso
    non ingannarmi.




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    auroraageno
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    00 04/07/2011 13:48


    Lui non potrà non amarti


    I

    Inquieti e sereni
    andiamogli incontro:

    se di tanta grazia riveste
    i gigli del campo e l'erba
    che al mattino fiorisce
    e a sera è già arsa,

    non può non usarti pietà:

    anche tu gli sei necessario
    - per ragioni certo diverse -
    quanto lui a te.



    II

    Ma lui non potrà non amarti

    e sarà annullato l'inferno:

    se perduto,
    anche lui non potrà
    non soffrire...



    III

    Questo mio poetare
    è ancora un gioco di farfalle
    in volo senza direzione

    e tutte cadono a terra
    con le ali bruciate.



    IV

    Anche quando tu pensi
    a un sole mai visto
    a un implacabile sole
    a un sole che della terra
    faccia una sola fornace
    di calce,

    nulla è
    a confronto
    del suo ardore

    che fa di te un deserto
    di cenere.



    V

    Un'alba in abito da sposa:

    sta forse per sorgere
    il nostro giorno?

    Tutti e due usciamo insieme,
    Signore, dalla Notte.





    APPENA VARCATA LA SOGLIA


    Nel fittissimo buio sento
    il tuo sguardo sul cuore
    come di falco appollaiato sul nido.



    Ma tu sempre


    Tu sempre m'intendi
    pur se mormoro o grido:

    tu l'Ineffabile

    perfino Tenebra luminosa!...

    Così varcherò l'ultima soglia
    l'anima danzando...



    Conosco la tua tristezza


    Conosco la tua tristezza:
    di non poter riversare
    in tutto il creato
    la tua plenitudine:

    - così ti sei fatto
    uno di noi, noi stessi,
    ragione della tua follia -

    tristezza di sapere che noi
    - noi soli nell'intero
    creato - possiamo
    farci del male:

    e non perché ti offendi
    ma perché ami...



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    auroraageno
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    00 06/07/2011 17:59


    Non sei tu l'offeso


    Almeno di te mi basti il timore
    che mi salvi dall'offenderti,
    sai che è inevitabile:

    e non tanto perché possa,
    pure se grave, colpa ferirti
    quanto ferire me stesso.



    Certo è che unico sei


    Se un fastidio che ti sia pari
    tu senti quando
    con labbra tremanti osiamo
    non dico invocarti
    ma sussurrare appena
    qualche tuo nome, allora

    certo è che unico sei
    o Divino.



    Ma senza né tu né io


    Vivo io non vivo io
    viviamo insieme
    Tu ed io: certo

    senza possibilità
    di invertire:

    se non insieme,
    né tu né io
    saremo.



    Questo solo bramire


    Altri, sì, altri
    scavalchino la siepe, altri

    godano il dolce naufragio
    nell'infinito mare

    a me questo solo
    bramire di cerva

    tra
    le petraie.



    Anche peccare


    Respirare è respirarti

    vivere è rivelarti

    amare è amarti...

    pur certo che senza di te
    anche peccare mi è negato.



    Non so quando spunterà l'alba


    Non so quando spunterà l'alba
    non so quando potrò
    camminare per le vie
    del tuo paradiso

    non so quando i sensi
    finiranno di gemere
    e il cuore sopporterà la luce.

    E la mente (oh, la mente!)
    già ubriaca, sarà
    finalmente calma
    e lucida:

    e potrò vederti in volto
    senza arrossire.




    Ultima versione


    Ma Tu sei senza volto
    non hai nome
    ti sei donato a noi
    e tutto in me ti ripeti.

    Chiamato a vivere
    in questa cavalcata
    mondana:

    a sopportarti,
    e tu a portarmi,

    dove?


    ***


    Non so se pensarti grande
    o come il granellino di perla
    che riluce sul pavimento
    del coro, nell'abside:

    quando, nel fissarti,
    mi muore sulle labbra
    anche il salmo della cerva.



    Mia necessità


    So di ferirti pur quando t'invoco
    con il nome più dolce:

    che almeno il canto indori
    la nostra solitudine:

    mia necessità è cantarti
    quanto per te

    usarmi pietà.


    ***


    Di te nulla mi importa,
    so di cosa ti fai
    ragione e segno:

    o miseria
    fiordo della mia speranza
    sola moneta di scambio!

    Quando al mio quotidiano
    franare corre
    a fare argine


    Amore.




    Siamo il tuo divertimento


    Tu non puoi non pensare a noi,
    e non amarci.

    E amandoci
    rivelarti
    ed espanderti
    e deliziarti:

    siamo il tuo divertimento.


    ***


    E inabissarmi
    nel mare che non ha sponde

    e più non esistere...




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    auroraageno
    Post: 3.514
    Sesso: Femminile
    00 13/07/2011 11:30





    No, in misura massima e modo alcuno
    a noi è dato raggiungerti:
    sei tu che devi scendere e perderti
    tu, pastore di costellazioni.

    Tua natura non è la divina Indifferenza,
    anche se presunzione che altera la mente
    e fede inquina e devia, è credere
    che umana colpa per quanto orrenda

    ti possa offendere.

    Tua natura è di essere Amore
    inesauribile fonte
    di ogni amore:

    Amore che te rovina
    e noi redime...


    ***


    Io sento i tuoi passi inseguirmi
    di deserto in deserto, passi
    infaticati e discreti
    per non impaurire:

    Tu, divino Inquieto
    che rompe gl'incanti
    e distrugge le paci
    e non concede tregue...


    ***


    E come peccato non te ma noi
    - solo noi! - ferisce a morte
    e tua pietà scatena, così

    non vi è contrizione che valga
    - pure se a cuori che piangono
    ancor di più con noi tu piangi
    d'un pianto che lava la terra -
    e solo grazia ci salva!

    A noi chiedi appena
    volontà d'essere salvati:

    il miracolo
    di lasciarci amare.







    Lo so, dovrei impormi il silenzio
    bandire ogni accento

    spegnere anche il più tenue
    bisbiglio mentale

    cancellare perfino il ricordo
    di questi alfabeti, e là

    tutto l'Io si dissolva dove
    il Silenzio genera:

    ti avrei raggiunto, allora,
    e saremo insieme...






    Ieri, all'ora nona



    Ieri all'ora nona mi dissero:
    il Drago è certo, insediato nel centro
    del ventre come un re sul trono.
    E calmo risposi: bene! Mettiamoci
    in orbita: prendiamo finalmente
    la giusta misura davanti alle cose;
    con serenità facciamo l'elenco:
    e l'elenco è veramente breve.

    Appena udibile, nel silenzio,
    il fruscio delle nostre passioncelle
    del quotidiano, uguale
    a un crepitare di foglie
    sull'erba disseccata.







    Ti sento, Verbo, risonare dalle punte dei rami
    dagli aghi dei pini, dall'assordante
    silenzio della grande pineta
    - cattedrale che più ami - appena
    velata di nebbia come
    da diffusa nube d'incenso il tempio.

    Subito muore il rumore dei passi
    come sordi rintocchi:
    segni di vita o di morte?
    Non è tutto un vivere e insieme
    un morire? Ciò che più conta
    non è questo, non è questo:
    conta solo che siamo eterni,
    che dureremo, che sopravvivremo...

    Non so come, non so dove, ma tutto
    perdurerà: di vita in vita,
    e ancora da morte a vita
    come onde sulle balze
    di un fiume senza fine.

    Morte necessaria come la vita,
    morte come interstizio
    tra le vocali e le consonanti del Verbo,
    morte, impulso a sempre nuove forme.







    La sentenza che ora tu sai
    nulla di nuovo aggiunge a quanto
    già doveva esserti noto da sempre:
    tutto è scritto. Di nuovo
    è appena un fatto di calendario.

    Eppure è l'evento che tutto muta
    e di altra natura
    si fanno le cose e i giorni.

    Subito senti il tempo franarti
    tra le mani: l'ultimo
    tempo, quando
    non vedrai più questi colori
    e il sole, né con gli amici
    ti troverai a sera...

    Dunque, per quanto ancora?




  • OFFLINE
    auroraageno
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    00 15/07/2011 11:50


    E nel silenzio ancora il Verbo
    cui fa eco un vento
    leggero leggero.


    ***





    Intanto i giorni si rallentano
    uno
    più lungo dell'altro
    e un altro
    ancora più lungo, e la notte
    ti esilia
    per neri deserti:

    quelle infinite
    lucide notti! E il soffitto
    e le pareti
    che non sono più:

    perduto
    in un mare senza sponde.

    E l'interminabile corridoio:
    un tunnel sotto il mare
    dove ti accompagna appena
    una luce gialla
    che balugina
    non sai da dove...



    ***





    E lui che incombe
    nel centro della mente
    in assoluta fissità:
    né dire sai
    se ombra o luce.

    Non un nome non un volto
    gli conviene: e il salmista
    si strazia e grida
    << mostrami il tuo volto,
    il tuo volto io cerco, Signore! >>

    Né volto
    né immagine
    né segno alcuno
    nulla: più che il vuoto
    un nulla.

    Forse un suono
    una nota sommessa almeno,
    un colore:

    invece
    un oceano nero di nulla.



    ***





    E tu lo pensi
    e continui a pensarlo
    come preso da vortice.

    E lo invochi con dolce pazienza:
    solo per chiamarlo
    e udire l'ineffabile nome.

    E chiedergli niente,
    meno ancora di guarirmi
    perché non può non può
    non deve! Se interviene

    libero gioco addio!

    Invece chiamate tutte le creature
    angeli e giusti
    a riempire i cieli di canti...



    ***



    Così, da tutta una vita:
    solo silenzio.

    E ancor di più
    a cercare di immaginarlo
    per dispormi
    all'atteso incontro:

    se appena mi accoglierà
    con un sorriso
    o mi stringerà forte al seno
    quanto con il figlio dopo
    la lunghissima assenza.

    Invece nulla:

    un nulla
    che ti invanisce, fino
    a renderti pura coscienza:

    un punto
    a pensare a lui.

    Necessitata coscienza
    di lui e di te:
    tu e lui soli!

    Lui
    che sopravvive
    al franare dei pensieri

    e tu
    naufrago nell'oceano.



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    auroraageno
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    Sesso: Femminile
    00 17/07/2011 16:01




    Tu e lui,
    null'altro.

    Lui:
    il Tu senza risposte.



    ***





    Questo il dolce mistero:
    che si esisterà per sempre.

    E lui ti accoglierà per sempre,
    nel suo seno
    mentre tu sarai la sua
    indistruttibile coscienza

    per sempre!

    Come ora puoi essere
    la sua condensazione

    se pure tu
    darai carne al Verbo.




    ***





    << Care ti siano queste parole
    che la mia bocca ora ti canta, Signore >>:

    sei la fonte radiosa dello stesso pensare e stai
    nel più intimo del mio intimo
    respiro del mio respiro
    e vento che cavalca i marosi:

    oppure alito appena
    che accarezza le cime degli alberi
    e luce che inonda dolcemente
    i campi di grano all'alba.

    Gemito sei dell'intera natura
    il desiderio che ci fa verticali:
    passione di esistere di tutte le vite.

    Sei tu l'anima dell'atomo
    la forza di coesione della pietra
    il principio dell'unità dei mondi,
    o pastore di costellazioni.

    Nessun tempio ti contiene,
    né i cieli dei cieli!

    Ti invocano i fiumi e non sanno
    ti cercano le radici e non sanno
    ti cantano gli uccelli nel bosco e non sanno,
    solo questa coscienza sa che tu sei.

    E sei fin dal principio, e nulla
    esiste se tu non sei: noi soli
    coscienza di questo splendere di astri:

    noi la coscienza di quanto
    narrano i cieli e il giorno
    tramanda al giorno
    e la notte alla notte...




    ***





    Parevami un tempo
    d'essere certo di baciarti
    almeno i piedi: certo,
    con amore e paura insieme:

    ma poiché la parola
    si fa più tremante
    e povertà ti spoglia
    da ogni illusione

    difficile è dire dove trovarti,
    di quale impronta dirmi sicuro:

    ora pare che tu cammini
    fantasma sul mare.




    ***





    Quando avrò dalla mia cella
    salutato gli amici e il sole
    e si alzerà la notte,

    finalmente
    saldato il conto,
    campane
    suonate a distesa:

    la porta è da tempo
    segnata dal sangue

    pronte le erbe amare
    e il pane azimo:

    allora andremo
    leggeri nel vento.




    ***





    O voi che adorate cose da nulla,
    amanti di Dei del nulla
    vi auguro il mio grande Nulla

    che vi salvi!

    E poi
    coricarci tranquilli
    sull'ultimo giaciglio.




    ***





    Amici, mi sento
    un tino bollente
    di mosto dopo
    felice vendemmia:

    in attesa del travaso.

    Già potata è la vite
    per nuova primavera.




    ***





    Tornata è la quiete,
    anche il vento riposa,
    non c'è più nessuno
    nell'Abbazia:

    ma io non chiuderò le porte:
    Qualcuno, sono certo, verrà;

    così attendo sereno la Notte.




    ***


    CREDERE A PASQUA


    La spada mentale



    I

    No, non sei tu l'abisso insondabile
    non tu la spada mentale
    che ci dilania:

    tua e nostra rovina è l'altro
    abisso: così

    nell'infinita tensione
    che dentro ti rode
    natura erompe
    per innumeri mondi:

    e ogni creatura
    ti muore tra le mani,
    nel mentre che si forma
    e fiorisce.



    II

    Tuo dramma inenarrabile
    è fare argine:

    tue gesta sono
    il filo d'erba sulle macerie
    il raggio d'una stella da millenni
    già spenta e le perle
    di rugiada nel prato all'alba.

    ***

    Crederti è scegliere
    di essere

    credere
    è volere il Bene:

    anche noi Teopati!



    III

    Sì, è vano chiederti << perché >>
    pure per te esiste il mistero

    Sì, darti un nome
    è offenderti.

    Tu non puoi che pensare
    te stesso: uscire da te

    è franare nel Nulla

    ...

    Tu non puoi non essere
    Tu devi essere

    pure se il Nulla
    è il tuo oceano.



    IV

    E pure il tuo figlio
    il divino tuo figlio, il figlio
    che ti incarna, l'amato
    unico figlio uguale
    a nessuno, anche lui
    ha gridato
    alto sul mondo:
    << Perché...? >>

    Era l'urlo degli oceani
    l'urlo dell'animale ferito
    l'urlo del ventre squarciato
    della partoriente
    urlo della stessa morte:
    << perché? >>

    E tu non puoi rispondere
    non puoi...

    Condizionata onnipotenza sei!

    Pretendere altro è vano.


    ***


    << Padre, abbà... >>





    T'invocava con tenerissimo nome:

    la faccia a terra
    e sassi e terra bagnati
    da gocce di sangue:

    le mani stringevano zolle
    di erba e fango:

    ripeteva la preghiera del mondo:
    << Padre, abbà, se possibile >>...

    Solo un ramoscello d'olivo
    dondolava sopra il suo capo
    a un silenzioso vento...




    ***


    Là, fate silenzio





    Ma non una spina Tu
    gli levasti dalla corona.

    Trafitto anche il pensiero:
    non può, non può lassù
    il pensiero non sanguinare!

    Oh, le ferite della mente!




    ***





    E non una mano
    gli schiodasti dal legno:

    che si tergesse
    dagli occhi il sangue

    e gli fosse dato
    di vedere
    almeno la Madre

    là,

    sola...




    ***




    Perfino potenti
    e maestri di ferocia
    e gente, al vederlo
    si coprivan la faccia.

    E lui a fluttuare
    dentro una nuvola:

    dentro
    la nuvola del divino
    Nulla!

    E dopo
    solo dopo
    Tu e noi
    a ridargli la vita




    ***




    No, credere a Pasqua non è
    giusta fede:
    troppo bello sei a Pasqua!

    Fede vera
    è al venerdì santo
    quando Tu non c'eri
    lassù!

    Quando non una eco
    risponde
    al suo alto grido

    e a stento il Nulla
    dà forma

    alla tua assenza.




    ***





    ... solamente so che per questi
    pertugi - quasi ferite
    al costato - ho potuto
    esprimere pensieri come fiori

    dire segreti negati a me stesso
    seminare speranze fino
    a rimanere tu
    - passata la tempesta -
    albero spoglio...

    E toccare con mano l'utopia
    e sentire battere
    il cuore degli eventi.

    E ora che il tempo è breve
    godere anche dell'inverno...




  • OFFLINE
    auroraageno
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    Sesso: Femminile
    00 21/07/2011 06:53



    Il Nulla ti assale



    Misteriosa origine di astri
    e di lombrichi
    il settimo giorno
    pure per te

    è un sogno.

    Il Nulla da ogni parte ti assale,
    tu sai di essere la fonte
    anche dei virus
    e di tarli
    e di tignole:

    e noi
    coscienza di pensarti
    senza sapere mai
    chi tu sia.



    ***





    Mentre il Verbo infinitamente
    risuona dalla tua bocca
    e tra voi spira
    in vortice unico
    Amore:

    fuoco
    che spezza la circolare Essenza
    e per fiamme infinite
    si espande,

    Tu non puoi
    non creare:

    esplode
    la divina solitudine!

    Tu devi
    di continuo
    colmare gli abissi


    salvare dal Nulla
    le cose.



    ***






    Anche tu dunque infinitamente
    più che l'uomo,
    senza quiete:

    un sogno ti spinge
    a varcare il confine,
    un sogno che impazza
    e innamora l'universo:

    che là
    si celebri il banchetto nuziale
    passando di mano in mano la coppa
    del vino fatto sangue:

    ove tu dispari,
    e nessuno di noi più dica
    solo di << existere >>!




    ***





    Morte non basta,
    non vi è soluzione: tua
    e nostra frontiera è

    il Nulla:

    Tu senza posa a creare,
    e noi
    e le pietre
    e i fiumi
    e gli astri


    a gemere...



    ***





    Eppure, se un attimo
    di pensare tu sospendi

    se un attimo, dico, appena
    il tuo respiro sottrai

    fulmineo
    il Nulla di nuovo s'inghiotte
    l'intero universo


    il Nulla
    tuo e nostro male.



    ***





    Il Nulla:
    tuo necessario limite

    nera fonte
    di ogni altro male:

    tuo dramma
    di essere Dio!



    ***



    Tutti e due in veglia




    Tutti e due in veglia ogni notte
    senza dirci nulla e udendo
    solo i rintocchi della torre:

    e però tu mi vedi
    e io non ti vedo
    e non è giusto!

    E anche il giorno è notte!

    Mentre il cuculo
    segna le ore
    col canto.



    ***






    Il gioco mi è noto,
    non più m'inganni, Amore.

    Quando, credendoti inosservato
    appena ti sorprendo nel giardino

    Tu
    ancora più ti celi e fingi
    indifferenza

    e invece non fai che << ordire >>
    per sempre più avvolgermi
    nella rete.



    ***






    Groviglio di passioni,
    quando non sei
    Bellezza che annienta:

    il Nulla che annulla
    perfino il canto.


    ***






    Ti prego di darmi ali di colomba,

    ora che finalmente pare
    placarsi l'uragano.

    E l'attesa sia appena
    una sosta a questo
    vagabondare:

    insieme godiamo al riparo
    dal folle vento.




    ***






    Sogno fontane di acque
    fiumi e cascate di acque
    e praterie sconfinate ove
    la luce danzi col suo
    abito di sposa

    e un angelo che suoni il flauto
    nel silenzio di una dolcissima
    aurora...

    ma non è che un pallido sogno:
    altra
    è l'Aurora
    che attendo:

    pure in timore e tremore...




    ***






    Certo: bellezza m'incanta
    e innamora e inni
    dolcissimi comporre
    vorrei a un fiore, alla viola
    che spunta e ammicca
    al sole mite
    di primavere, quando

    il richiamo di te, infinita
    Bellezza, rompa il canto
    e tutto, tutto
    si scolora:

    allora
    anche la rondine
    che già saetta intorno
    alla torre, ebbra
    di gridi e sempre
    più alta, immagine è
    del mio emigrare...





    ***






    Ora so perché altro tempo
    - dono che più ci invidiano gli angeli -
    benignamente mi concedesti:

    perché l'estenuante
    desiderio di te mi rendesse
    meno indegno

    e nell'attesa io cantassi
    - come non mai -
    all'amorosa pazzia:

    ora
    che ad una ad una si spengono
    le fiamme e un pianto segreto
    mi ristora

    e libera memoria dal rimorso
    della colpa più grave
    di non essermi lasciato amare.





    ***






    Fammi camminare a testa alta
    che tutti dicano: è il suo
    amico:


    e mai
    abbia ad arrossire di te

    e vedano tutti
    quanto di te
    io sia orgoglioso.




    ***






    Ma tu non ami la morte
    Tu sei venuto fra noi
    per mettere in fuga la morte.

    Anche a te la morte fa male
    per questo sei amico
    di ognuno segnato dal male:

    e ogni male tu vuoi
    condividere...


    ***


    Solo un abbaglio, o equivoco amaro
    - quando non sia stoltezza -
    fa dire di te che sei
    la << divina Indifferenza >>.




    ***






    Ma tu non ami la morte
    Tu sei venuto fra noi
    per mettere in fuga la morte.

    Anche a te la morte fa male
    per questo sei amico
    di ognuno segnato dal male:

    e ogni male tu vuoi
    condividere...


    ***


    Solo un abbaglio, o equivoco amaro
    - quando non sia stoltezza -
    fa dire di te che sei
    la << divina Indifferenza >>.




    ***






    Io non potrò mai dire
    che sarà l'innocenza
    a darmi ragione:

    quando ancor più indulgenza
    perfino gioia mi dona
    nell'attesa...




    ***






    Non è te che offende
    questo mio quotidiano peccare:

    solamente me umilia
    e avvilisce
    e distrugge:

    e tu non puoi
    non sentirti in pena.




    ***


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    auroraageno
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    Sesso: Femminile
    00 25/07/2011 09:34








    O tu, fonte di ogni coscienza,
    se appena una frazione
    di attimo trattieni
    il tuo alito

    subito frana
    l'universo intero.

    Ma pure allora Coscienza
    non può finire:

    nulla
    potrebbe più dire di te

    e neppure del Nulla.





    ***


    Mentre mi operavano la terza volta,
    mi parve di udire delle musiche, allora
    mi sgorgarono alcune lacrime...



    ***






    Oh, non il dubbio mi dissangua,
    il dubbio è gravido
    dal dubbio già incombi
    e necessità s'impone di parlarti.

    Ma là consuma la mente,
    onde erompe l'eterno
    nascere e morire
    e rinascere delle cose


    nell'infinito Gorgo.





    ***






    Anche gli dei fanno silenzio di fronte al dolore,
    ma da un tenebroso Giardino ci giunge una voce:
    viene dal tronco dei contorti olivi
    viene da gole di animali feriti
    viene, senza vocali, da bocche di uccisi:

    e Lui - << candor lucis eternae >> -
    il volto per terra
    e piene di terra le mani:


    sola risposta del << Dio vero >>.






    ***





    I

    << Origliare >> era il mio verbo, la notte.

    Oraq la porta pareva si aprisse adagio
    ma nulla più che spiragli erano, ora
    ferrignamente rinchiusa

    dopo l'estenuante interrogarti nel giorno:

    a forgiarti presuntuoso un volto
    come nel cielo interpreti nuvole,
    attimi di volti pur essi indecifrabili.

    Stava il cuore conficcato al legno
    se mai giungesse da là un bisbiglio
    che non dico percepissi coi sensi.

    Il suono che udivi quelle volte rare
    altro non era se non lo stridore
    della porta che tu

    arditamente
    osavi
    forzare.

    Ma ora,
    ora so
    che presto

    tutto si svelerà.



    II

    E io ti dirò: Eccomi!

    Un nulla di nulla la vita
    laggiù, un errore
    aggiunto ad errore.

    - E tu
    che te ne fai, Signore, tu
    così grande, di questo
    nostro folle vanire? -

    Era un quotidiano affondo
    in oceani di sabbia:

    ma era sempre un patire di te:

    e dunque

    continua a perdonare
    e godiamo...






    ***






    Pure allora mi sgorghi
    dal cuore ferito il canto:
    come dal costato di Cristo
    usciva sangue e acqua.

    Cantare quanto in vita
    ti abbia inseguito quale
    la cerva del salmo
    fiutando sorgenti lontane.

    Cantare ancora i gemiti
    che la sera - e le notti! - empivano
    le vaste solitudini;
    e il lungo errare per i boschi
    sempre disperato e illuso.

    Ora almeno che prossimo
    sono all'incontro,
    svelami come,
    pur malato mortalmente di te,
    abbia potuto essere a Te infedele:

    tradirti nel mentre stesso
    che dicevo di amarti!

    O forse anche il peccato
    è un gesto folle per cercarti?
    Pace non c'è per gli amanti,


    lo sai!






    ***





    Cosa pensi di me, Signore?

    Di tristezza piango più che di paura
    davanti alle infinite volte
    che ti ho deluso.

    E tu ancor prima in segreto mi dicevi
    quanto noi appena dopo sappiamo:
    che ogni colpa ha in sé la sua pena.

    E mai
    che tu possa divertirti a punire.






    ***


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    auroraageno
    Post: 3.514
    Sesso: Femminile
    00 29/07/2011 09:40






    Più della << chemio >> altro mi devasta:
    ricordi come vermi mi divorano:
    minore sbigottimento avrei
    se fossi un assassino.




    ***





    Sibilano frecce da invisibili arcieri:
    inutile che mi dicano: << emigra,
    come un passero fuggi al monte >>;


    io so dove fare il mio nido...





    ***






    Sia riservato l'incontro,
    discreta la denuncia:

    che non faccia del male anche là!




    ***






    Sempre dilaniato dal << doppio pensiero >>:
    questo male non voluto
    e voluto conflitto e finzione
    che durano da una vita:

    figlio prodigo e fratello maggiore insieme
    e tu,


    a dare fondo alla tua pietà.



    ***






    Ma rischio grave è perfino pregarti:

    giusta misura è sentirti
    con tutti i sensi, e la mente


    che si perde...



    ***






    Non per questo migrare di vita in vita
    che mi dica placato: so,
    la morte è un'invenzione
    la vendetta del Nulla.

    Finito di sospirarti,
    insieme ai Serafini
    io ti voglio cantare.



    ***






    Neppure il poeta a te più caro
    è riuscito a dire il vero:
    che le cose - se il tuo soffio ritrai -

    è già un infinito la polvere
    sul ciglio del Nulla.



    ***






    Sul fronte di due morti
    si decide il combattimento:

    il fronte dell'Io che deve morire
    per non morire, e l'altro

    del << composito >> onde raggiungere
    << la semplicità totale >>:

    e tu devi passare
    per tutte le morti

    se pure mai arriverai
    all'altra sponda.



    ***






    Altro ora nell'impazienza di vederti
    mi preme sapere, mio Dio:
    quanto del nostro male ti sia imputabile,
    del male che anche tu paghi,
    di questo mostruoso male
    pure per te inevitabile:

    in cosa possiamo dirci tua immagine,
    se per questa infinita inquietudine
    o per l'illusione di essere noi << onnipotenti >>
    ora che tu, per creazione, più non lo sei

    né puoi esserlo
    a causa del pauroso dono:

    Tu libertà non puoi più negare
    se da noi quanto attendi e brami
    è solo un atto d'amore.





    ***






    Ma non sarà definitiva
    la domanda a usarmi pieta:

    e non solo la pietà dei fratelli
    ma pietà della terra,
    per il pane e l'acqua e la terra
    pietà di tutti gli elementi...

    Per te ora - ma non è tardi? .
    bastava mi arrendessi all'evidenza,
    eri il nostro limite salvatore,
    il quotidiano attrito:

    non era nemmeno da cercarti:
    accettarti bastava
    per accettarci...


    ***

    E dunque anche tu obbligato
    a tessere la tela infinita degli eventi
    senza annullare queste nature
    che non puoi non creare:

    anche a te prevaricare è negato.




    ***


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    auroraageno
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    Sesso: Femminile
    00 04/08/2011 20:48






    Almeno un poeta ci sia
    per ogni monastero:
    qualcuno che canti
    le follie di Dio.

    La città non conosce più canti
    le strade stridono di rumore:
    e anche là dove ancora
    pare sopravviva il silenzio
    è solo muta assenza.

    Ma in qualche parte
    tu devi esserci, Signore.



    ***






    Oh, non credete per quanto segnato
    io sia di mania divina,
    non abbia amato le vostre scorribande estive
    e le spensierate sere e i canti;

    e non goda di pianure vaste
    e del mare, e di selve
    e di tramonti...

    Mai la mia cella si muti in prigione,
    so di andare per spazi inesplorati,
    geloso quale un fanciullo
    a custodire il segreto
    che la festa non finisca male.



    ***






    Non è dire e disdire se canto
    la tenebrosa luce che sei:

    Alterità che incombi
    dentro la parte più fonda di noi.

    Anche il poeta che più ami dice
    che tuo mantello è la tenebra
    tua casa una tenda di nubi profonde
    sopra acque oscure:

    e librato sulle ali del vento
    ti vede apparire e sparire
    tra folgori e tuoni:

    oh, le bufere! - Ma pure le albe
    silenziose e le notti serene
    sono tue messaggere, quanto
    le umili gocce di rugiada.



    ***






    Mio male non è l'orrendo drago
    che pure mi addenta e si avvinghia
    su per il corpo come
    il Serpente sull'albero della vita.

    Mio male è sapermi impotente
    a dire il tuo dramma, mio Dio,
    di fronte allo stesso male:
    il tuo patire della nostra pena
    di saperci così infelici.

    O di non cantare con degni canti
    la festa che fai quando
    un bimbo è felice
    e un disperato torna a sperare...



    ***






    Ma se la morte avrà i miei occhi
    già ti veda, Dio, nella luce
    più soave e giusta

    veda il bene ovunque si celi
    e vestigia di bellezze
    pur dove l'orrore impera

    veda la realtà incorporea delle cose...

    Se la morte avrà i miei occhi
    la visione dunque continuerà;

    e se ognuno vedrà di te
    quanto in vita ho bramato

    allora avrò occhi di zaffiro...




    ***






    Quando finirò di contraddirmi?
    Potrà mai la mente
    cessar d'esplorarti,
    e tu di sorprendere?


    ***

    Ma se devo pensarti quale non sei
    meglio che ti dimentichi,

    mio Signore!


    ***

    Meglio che ti dimentichi
    e canti la pena dei fratelli
    le loro solitudini:

    un gesto di pietà
    per mille canti!

    E tu non avrai da perdonarmi
    di avere cantato.




    ***






    Anche se in fondo ai mari
    e nei più alti cieli
    si mormora di te,
    so che non hai altra casa:

    sei il mio inevitabile Ospite
    sconosciuto e muto.

    E ci accomuna
    la disperazione di amare.



    Pure se santità significhi
    dimore inaccessibili
    qui è la tua casa

    pure se brama di te ci consuma
    al solo pensare che tu possa
    apparire, moriamo.

    Non passato né futuro tu hai
    ma in te ogni esistenza riassumi
    e gli spazi stellari e gli evi...

    Quanto inganna il pensarti lontano:
    spazio illusorio alla mia
    e tua autonomia:

    tu non puoi che celarti qui
    nel presente, non puoi
    che essere in urto

    né puoi sfuggire alla sorte
    della tua amata immagine.




    ***






    Più sono minati i giorni
    più natura erompe
    e mi apre allo spazio
    in misura di quanto
    lei si avvicina;

    né preoccupazione di te
    mi neghi alla gioia
    delle cose:

    Tu Altro sei,
    e il fiume è un fiume
    e gli alberi sono alberi

    e questi paesaggi
    e il mare...



    ***


    Anima mia, non pensare
    male di Lui: gli è impossibile
    fare altro.

    E - vedrai! -
    il Male non vincerà.



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    auroraageno
    Post: 3.514
    Sesso: Femminile
    00 10/08/2011 18:10
    LA SUBLIME ALLEGORIA - (poesie ispirate al Cantico dei Cantici - in "Le mie notti con Qohelet" - Canti ultimi)





    Nelle Scritture, al Libro di Qohelet stranamente segue il << Cantico dei Cantici >>.
    Indipendentemente da qualsiasi intenzione, ciò non potrebbe nascondere un seducente significato?


    Perché << la poesia non racconta ma suggerisce >>.


    David Maria Turoldo



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    << Mi baci con i baci della sua bocca >>:
    così esplode il Cantico, o Qohelet:
    attesa vendetta al tuo libro del Nulla?

    Tu sai, o Donna, che alla tua voce
    verdeggiano i deserti:
    di valle in valle il vento la propaga
    e anche dalle tombe la eco risponde.

    Ma se il bacio è segno dell'unica Fame,
    che lo stesso Amato incendia,
    allora scampo non v'è per nessuno.

    Voluttà di distruzione è il bacio,
    desiderio di essere consumato
    senza che nulla avanzi:

    e dal fondo del gioco,

    il Nulla riappare.


    ***



    Ma lascia che canti insieme a te, Amica,
    e dall'amaro stillicidio mentale ci salvi

    la sublime allegoria.



    ***



    Spento finalmente ogni altro fuoco,
    nel Tempio, fattosi ora silente,
    si adunino le gloriose Immagini.

    E l'arida steppa intorno
    riprenda a fiorire
    mentre tu guidi la danza.

    Non chiedo di assidermi al vostro banchetto,
    non è per me - ho cantato - un'avventura sì grande,
    sapermi una voce del Coro è già dono
    che placa tutte le attese:

    ciò che più chiedo è una mente

    luminosa e serena.


    ***



    Nel mentre mi inebriano
    i racconti dei vostri amori,
    un'ombra ancora mi fascia il cuore
    come una sindone.

    Nessuno aggiunga parole
    a quanto tu hai cantato;

    anche tu non dirmi altro
    delle vostre ebbrezze infinite.

    Non dirmi delle tue tenerezze,
    non dirmi dei suoi occhi come colombe
    lungo ruscelli di acque;

    delle sue labbra voraci,
    dei suoi denti bagnati nel latte;

    e le sue gambe colonne d'alabastro
    su piedistalli d'oro, non dirmi

    non dirmi del suo corpo divino...


    ***



    Parlami invece dei tuoi assolati meriggi,
    quando Lui non c'era, né sapevi
    dove andava a pascere il gregge.

    Parlami delle tue arsure e come
    anche tu te ne andavi randagia
    quando non si faceva trovare:

    anche a pieno giorno, a sole alto,
    non vedevi dove tenesse il suo pascolo
    e andavi dietro le greggi di tutti.

    Parlami delle tue notti desolate,
    delle buie notti, quando dal letto
    lo chiamavi invano, o andavi

    per tutta la città, e cercavi,
    cercavi senza trovarlo:

    oh, questo infinito e furioso

    cercare...!



    ***



    Ti fermava la ronda nel cuore della notte
    e tu chiedevi: << Avete visto il mio Amore? >>

    Dovevi superare le guardie,
    andare oltre,
    se volevi trovare il tuo Amore.



    ***



    A volte in piena notte veniva
    a bussare alla porta:

    ti chiedeva, con quella sua voce, di aprirgli,
    e tu, già levata la tunica,
    andavi ad aprire:

    le tue dita grondavano mirra
    sulla maniglia del chiavistello:

    ma Lui,
    Lui era già

    svanito nella Notte.



    ***



    (Anch'io ero tra i primi, attraverso la folla,
    avanzavo su verso la tenda...

    ma l'anima mia era così triste!
    Tutti ancora mi domandano una cosa:
    << Dov'è mai il tuo Dio e Signore? >>)



    ***



    Di questo parlami a lungo, Amica,
    allora mi sentirò meno escluso

    e lontano.


    ***



    Donna, forma estrema del Sogno,
    anima del mondo,
    tu sei il grido della creazione.


    ***



    << Mi baci con i baci... >>. Ma è con il bacio
    che Egli il suo respiro di nuovo si prende:

    il respiro che alitando bocca a bocca
    ti rese << persona vivens >>, lassù...

    Da quella vetta dunque inizia
    la grande Contesa
    e Morte con Amore convive.

    E tu hai solo una scelta:
    aspirare il suo alito
    con la stessa passione...

    Oh, sta riapparendo la Ragione,

    Qohelet!








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